di Fabio Massimo Parenti
Superare gli ostacoli geopolitici e fungere da ponte per collegare due mondi lontani, tanto diversi quanto complementari. Il 2024 può offrire all’Italia la possibilità di giocare un ruolo strategico ed essere così un trait d’union tra l’Europa e la Cina. In virtù, non solo degli ottimi scambi commerciali realizzati (con margini di crescita altrettanto eccellenti all’orizzonte), ma anche di un antico passato comune. Già, perché il 2024 non è un anno qualunque. È l’anno che segna il settecentesimo anniversario dalla morte di Marco Polo, giovane mercante ed esploratore veneziano che nel XIII secolo intraprese un viaggio pionieristico lungo l’antica Via della Seta che lo condusse dall’Italia alla Cina attraverso l’Asia centrale. La sua impresa è vista ancora oggi come un esempio, forse il più noto e conosciuto, dell’avvicinamento pacifico tra Oriente e Occidente. Ecco: è proprio riesumando questo spirito che l’Italia dovrebbe indicare al continente europeo la via e le modalità per allacciare proficui rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Il tutto per auspicare un progressivo potenziamento degli scambi commerciali tra i due mondi, un aiuto (reciproco) nell’affrontare le sfide globali (dalla lotta alla povertà al contrasto al cambiamento climatico) e, soprattutto, un consolidamento di rapporti win win nell’ottica di una comunità umana dal futuro condiviso. Lo aveva capito, a suo modo, Marco Polo 700 anni fa. Dovrebbero a maggior ragione capirlo adesso i leader europei e italiani.
Mentre la Cina sta cercando di riaccendere la vitalità delle antiche rotte commerciali attraverso la Belt and Road Initiative (BRI), un progetto aperto che ha incluso oltre 150 Stati in tutto il mondo, l’Italia dovrebbe impegnarsi a ricalcare le orme di Marco Polo. Dal punto di vista economico, infatti, i dati Istat parlano chiaro: nel 2022 le esportazioni del Made in Italy in Cina ha raggiunto la cifra record di 16,4 miliardi di euro, e nell’anno 2023 questi numeri hanno registrato ancora una crescita, che ha sfiorato il 22% nei primi dieci mesi su base annua. Come se non bastasse, le economie dei due Paesi sono altamente complementari e la cooperazione economica e commerciale bilaterale continua ad essere forte, nonostante gli anni della pandemia di COVID-19 e le crescenti tensioni geopolitiche internazionali.
Ma i riflettori non dovrebbero affatto essere puntati soltanto sul piano economico. Italia e Cina stanno svolgendo un ruolo fondamentale nel promuovere la comprensione e l’accettazione tra diverse civiltà attraverso una serie di attività di comunicazione culturale. Citiamo, ad esempio, “Tota Italia: Origins of a Nation”, mostra tenutasi al Museo Nazionale della Cina nel 2022. L’evento presentava una collezione di 503 manufatti provenienti da 26 illustri musei di tutta Italia, evidenziando il valore e il significato che entrambe le nazioni attribuiscono alla cultura. Essendo due eredi di antiche civiltà, l’Italia e la Cina vantano quindi una ricca storia, nonché esperienze di avvicinamento, esemplificate dalle vicende di Marco Polo e Matteo Ricci, due personaggi chiave che si sono dedicati allo scambio di conoscenze. L’anniversario della morte di Marco Polo può e deve essere un’opportunità per favorire nuove relazioni, anche in ambiti culturali innovativi che devono ancora essere ampiamente esplorati.
A proposito di Marco Polo, oggi chiunque voglia conoscere la Cina non deve affrontare un viaggio sfiancante come quello effettuato dal mercante veneziano. Da Roma a Pechino, via aereo, occorrono 10 ore. Tuttavia, anche se la globalizzazione ha reso il mondo un posto interconnesso e più piccolo, certi governi occidentali faticano ancora a superare i pregiudizi nei confronti di popoli e terre lontane. Di modelli che, al contrario di essere denigrati o temuti, dovrebbero invece essere studiati per capire come migliorare i nostri. In quest’epoca tumultuosa abbiamo insomma bisogno di persone come Marco Polo, che abbiano il coraggio di uscire dalla propria zona di comfort e vedere un mondo diverso, che riescono a superare i pregiudizi e a dire la verità. L’Italia ha l’occasione di fungere da apripista di una nuova stagione culturale tra l’Europa e la Cina. In nome dello “spirito di Marco Polo”.
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