di Norberto Natali, Comitato Centrale PCI
da ilpartitocomunistaitaliano.it
Pubblichiamo come contributo alla discussione sugli scenari che si aprono negli Stati Uniti e nel mondo, dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza.
La democrazia è un’altra cosa. Negli Stati Uniti, invece, c’è stata una sceneggiata presidenziale: circa un quarto del corpo elettorale, alla fine, avrebbe “scelto” uno degli uomini più potenti del mondo.
E’ stato eletto un capitalista disgustoso, il quale riflette abbastanza bene la putrefazione della sua classe. Ha potuto vincere solo perché è uno sfruttatore, un privilegiato, arricchitosi alle spalle di tanti lavoratori.
Solo negli Stati Uniti, in questa epoca, poteva succedere che la possibile alternativa, la Clinton, fosse peggiore di lui.
Volendo essere molto semplici, a sostegno della Clinton si è determinata una vasta (quanto provvisoria e caotica) coalizione di fazioni della borghesia imperialista interessate alla strategia detta “pivot to Asia”. In buona sostanza, si tratta di quella parte (largamente maggioritaria) del capitale i cui principali interessi sono orientati verso l’area del Pacifico e dell’Asia e che vogliono alzare ulteriormente lo scontro con la Cina ed altri paesi non asserviti ad esso.