L’adesione del Canada all’alleanza Five Eyes promuove il conflitto con la Cina

china flag wall ss 1920pubblichiamo, come contributo al dibattito, la traduzione di un articolo di Yves Engler, collaboratore del ‘The Globe and Mail’ ed autore del libro ‘The Black Book of Canadian Foreign Policy’.

È tempo che i canadesi discutano se vogliono far parte di un gruppo di intelligence che conduce relazioni ostili con la Cina

di Yves Engler

da https://canadiandimension.com

traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Nelle ultime settimane vari movimenti in diversi paesi hanno rovesciato statue e mettendo sulla difensiva la polizia e le altre istituzioni che sostengono sistemi razzisti. Eppure, in mezzo a proteste senza precedenti contro il razzismo, c’è stato uno scarso interesse per l’alleanza in politica estera della supremazia bianca, che attualmente è alla base del conflitto con la Cina. L’alleanza di intelligence “Five Eyes” non è stata oggetto di nessuna critica in riferimento allo stallo degli ostaggi fra Canada e Cina.

L’alleanza “Five Eyes” vecchia di sette decenni, che comprende il Canada, il Regno Unito, la Nuova Zelanda, l’Australia e gli Stati Uniti, è stata il centro della politica anti-cinese di Washington. Per contrastare la Cina, i paesi che la compongono hanno recentemente annunciato piani per coordinare la produzione di beni strategici e hanno denunciato collettivamente la politica di Pechino su Hong Kong. Più significativamente, hanno cercato di indebolire il gigante tecnologico multinazionale Huawei.

L’arresto da parte del Canada della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, nel dicembre 2018, faceva parte della campagna dell’alleanza per limitare l’ascesa del più grande fornitore di reti 5G del mondo. Cinque mesi prima dell’arresto di Meng all’aeroporto di Vancouver, il Wall Street Journal ha riferito che funzionari della Five Eyes avevano concordato, a Ottawa, di contenere la crescita globale dell’azienda. Washington ha affermato che la prima potenza tecnologica globale cinese rappresenta un rischio per la sicurezza, a guidare la campagna è il tentativo di fermare l’ascesa della Cina in un settore industriale centrale.

Naturalmente, anche le agenzie di intelligence di Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito e Canada erano preoccupate per il crescente predominio di un’azienda meno disposta a seguire le loro direttive. In realtà i Five Eyes hanno cercato ciò di cui hanno accusato Huawei e la Cina. Nel settembre 2018 l’alleanza di intelligence ha chiesto ai fornitori di comunicazione di costruire “back doors” nei loro sistemi, consentendo alle agenzie di spionaggio dei Five Eyes il pieno accesso alle comunicazioni. Il governo australiano ha effettivamente pubblicato una dichiarazione, successivamente rimossa, in cui si affermava che “misure tecniche, legislative, coercitive o di altro tipo” dovrebbero essere considerate per implementare queste “back doors”. Dipingere Huawei come un violatore della privacy è come il bue che da del cornuto all’asino.

La partnership dei Five Eyes trasuda di supremazia bianca. Il colonialismo e l’impero sono uniti in un’alleanza che esclude le nazioni non bianche anche se ricche (Giappone e Corea del Sud) o di lingua inglese (India e Nigeria). Non è un caso che gli unici quattro Paesi (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti) che nel 2007 votarono contro la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni (UNDRIP) facciano parte dei Five Eyes

Pur sostenendo di essere antirazzisti, i liberali hanno promosso quella che John Price ha definito “una rete di spionaggio razziale”. Egli ha osservato che la loro politica di difesa, Forte, Sicura, Impegnata, “è costruita sui nostri valori e sulla nostra lunga storia di cooperazione, la rete di partner dei Five Eyes, tra cui Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda, è fondamentale per proteggere gli interessi del Canada e contribuisce direttamente al suo successo operativo”. Con una mossa rara l’anno successivo Trudeau ha rivelato un incontro con i suoi omologhi Five Eyes. Dopo l’incontro dell’aprile 2018 a Londra, il primo ministro ha definito il Communications Security Establishment (CSE), il principale contributo del Canada all’accordo Five Eyes, “un’istituzione straordinaria”. Oltre agli elogi negli ultimi anni il governo ha ampliato i poteri e i finanziamenti del CSE.

La settimana scorsa, i ministri della difesa dei Five Eyes hanno tenuto due giorni di incontri video. Nonostante l’opposizione senza precedenti dell’opinione pubblica al razzismo e l’attenzione significativa concentrata sul conflitto con la Cina, ci sono state poche critiche ai Five Eyes e alle loro azioni da parte della stampa tradizionale.

È ora che i canadesi discutano se vogliono far parte di un’alleanza di agenzie di intelligence che promuove il conflitto con la Cina.

Il superamento del razzismo strutturale non dovrebbe limitarsi a ciò che accade in Canada. Dobbiamo affrontare il razzismo ovunque si manifesti, anche nelle nostre alleanze internazionali.