di Mark Epstein
L’ala Dem della Duopoly già da mesi o anni (relativamente all’arco di preparazione per le prossime presidenziali si potrebbe dire “da sempre”) ha puntato tutto, in maniera classica per quanto concerne le tattiche, retoriche e strumenti propagandistici delle due ali dell’oligarchia, sulla demonizzazione dei repubblicani ed ovviamente in particolar modo di Trump e di quei repubblicani che lo sostengono a Washington.
In realtà questa tattica della demonizzazione reciproca è una pratica decennale delle campagne elettorali imperiali, limitate intenzionalmente ed ad hoc alle due ali della Duopoly. Ma nel caso di Trump e dello ueber-complottismo legato a “Russiagate” la tattica ha senz’altro visto una personalizzazione ed una escalation piuttosto notevoli.
Che cosa si intende ottenere mediante questa tattica? Elencherò di seguito quelli che dal mio punto di vista sono gli obiettivi più notevoli, quasi tutti intenzionali e taciti, ma direi forse solo o soprattutto a livello delle elite oligarchiche di partito, e forse anche lì nemmeno in tutti i casi.
A. Come ho già sottolineato in un articolo precedente si limita l’universo del ‘possibile politico’ a questa sola ristrettissima fascia della destra-estrema destra imperiale, ligia su praticamente tutto l’arco delle questioni principali agli interessi dell’oligarchia, anche se appunto esprimendone la non totale coincidenza o sovrapposizione sia nei modi, che negli interessi ‘particulari’ (energia, military-industrial-Sekurity Komplex, monopolio-oligopolio dell’informazione, oligopoli nei settori farmaceutici e dell’assistenza medica e sanitari, e via dicendo). Questa stessa ‘fascia’ viene poi presentata e ‘venduta’ al pubblico in modo completamente manicheo e, ovviamente, moralistico.
B. Questo manicheismo non è solo molto sintomatico della cultura imperiale ed imperialistica statunitense, ma si presta perfettamente all’omogeneizzazione in termini di psicologia di massa e di marketing con i mondi dello sport, dello spettacolo e più generalmente dell’intrattenimento: universi semplificati al massimo grado, dove l’unico ‘possibile’ è costituito da una polarità di presunti ‘opposti’. Ci sono ovviamente vari obiettivi importantissimi che si vogliono ottenere mediante questo meccanismo duopolistico manicheo: ridurre l’enorme e complesso universo politico reale a qualcosa di analogo alla peggiore tifoseria sportiva, e quella più disinformata; nascondere quanto in realtà le posizioni e gli interessi delle due ali della Duopoly siano in realtà vicinissime sullo spettro di un’arco politico reale, e non artificialmente decurtato e compresso; far passare criteri moralistici, di ‘appeal’, e completamente interni alle mode artificiali gestite dai monopoli di disinformazione mediatica come gli unici possibili nel valutare ‘la politica’ e le scelte all’interno di questo ‘possibile’ imperiale preconfezionato.
C. Restringendo in questo modo tipico del nuovo totalitarismo ‘da rimozione’ l’ottica di analisi su ciò che realmente esiste e condiziona la vita, politica e non, degli esseri umani sul pianeta, si rende impossibile una valutazione dei nessi causali reali, e restringendo la cornice potenzialmente infinita reale a ciò che diviene quasi una prigione puntiforme di conformismo propalato in tutte le salse ed in tutte le piattaforme mediatiche, si ottiene una cittadinanza totalmente succube all’oligarchia totalitaria, incapace del benchè minimo ‘sapere aude’ illuminista, della benchè minima indipendenza perchè privata sia delle basi materiali ed empiriche di un’informazione non pre-digerita e pre-censurata, in cui la molteplicità delle prospettive è reale e fondata sulla massima apertura, sia perchè viene privata del benchè minimo senso critico e degli strumenti di analisi necessari per queste pratiche di acquisizione di un sapere critico ed autonomo.
D. Avendo escluso de facto praticamente tutto lo spettro politico e tutti i partiti realmente alternativi da qualsiasi possibilità di impatto e partecipazione, ed avendo ristretto i canali d’informazione (sto qui parlando soprattutto dell’universo ‘tradizionale’, tv, radio, stampa scritta, e non della rete, che costituisce una realtà molto più eterogenea e complessa) a quelli che rigurgitano propaganda oligarchica, per le (spesso minime) frazioni di cittadinanza non persuase rimanenti, la ‘soluzione’ più frequente è la disillusione e l’astenersi dalla maggioranza delle forme di partecipazione alla politica attiva in qualche modo organizzata.
E. La personalizzazione e la focalizzazione sul solo Trump mira a restringere ancora di più l’universo dello ‘analizzabile’. 1) Prima di tutto, secondo una strategia classica della propaganda capitalista, si inverte il rapporto di causa ed effetto: Trump è soprattutto (quasi solo!) il sintomo del degrado, della sopraffazione, della corruzione di ciò che è diventato il capitalismo-imperialismo nell’Impero, non ne è affatto (!!!) la causa. Ciò non significa che non sia anche un caso particolarmente narcisista, patologico e disumano a livello individuale, ma il fatto di come sia emerso, del suo successo televisivo, del suo successo nel sistema immobiliare benchè in termini reali anche come imprenditore misurato secondo metri (neo)liberisti sia un caso piuttosto fallimentare, mostra come sia il sistema attuale dell’Impero che offre ed innalza a posizioni di comando una figura simile!! Trump nfortuitamente, ma anche, guarda caso, per tutta una serie di calcoli molto strumentali e cinici dell’ala Dem dell’oligarchia, che, alla fine, si sono rivelati errati, proprio perchè Trump ha capito e sfruttato, benchè a livello piuttosto banale, alcune realtà importanti sia della situazione economica delle classi più sfruttate, sia degli accorgimenti per far parte del ciclo della ‘news’ all’interno dell’universo mediatico oligarchico imperiale, e via dicendo. 2) Perchè de facto rendendo Trump il solo ed unico responsabile di tutto il male dell’Impero, del suo sistema di sfruttamento, della presenza dell’Impero nel mondo, rendendolo la sola ed unica origine di tutto questo, mette in scena una versione così farsesca della realtà che anche il più sprovveduto dei lavati di cervello saprà che è falsa e strumentale. 3) Perchè, come hanno detto i migliori analisti e critici (di una sinistra vera, per quanto varia ed eclettica) sia delle ragioni dell’elezione di Trump, sia dello ueber-complottismo di Russiagate (tra questi citerò solo alcuni tra i più noti ed i più ritrovabili in rete: Glenn Greenwald, Chris Hedges, Aaron Mate, Matt Taibbi, Seymour Hersh, Jimmy Dore, il sito di The Grayzone, ecc.) questa focalizzazione esclusiva su Trump finisce soprattutto per… aiutare Trump, soprattutto presso la base di sostegno che ha creato con la sua demagogia populista. Non solo perchè Russiagate si è dimostrato in pieno un complottismo creato ad hoc dalla elite oligarchica del partito Dem con l’apporto di fazioni ed individui molto potenti ed influenti all’interno della “Deep State”, perchè niente di ciò che questi complottisti avrebbero voluto provare in realtà è stato dimostrato, ma soprattutto perchè tutto il pressochè infinito universo di problemi molto (!!!) reali, ed infinitamente più seri ed importanti delle Tweet di Trump, rimane occultato dai media oligarchici, e quindi NON si vota sulla realtà del paese, sulle realtà di moltissime altre azioni orrende intraprese dal regime repubblicano di Trump (ma la gran parte dei quali trova o corresponsabili, o complici, o spesso addirittura originatori i Dem sotto il regime di Obama o sotto regimi precedenti), ma si riduce tutto al più falso, strumentale e manicheo di tutti i minimi comuni denominatori: pro o contro Trump…! Ma semplicemente l’essere contro Trump, o eleggere qualcuno che non sia Trump non risolve assolutamente nessuno di questi problemi molto seri e profondi e reali di ‘cornice’, ma invece vorrebbe far passare l’assurdità che perchè Trump è stato sostituito da qualche altra marionetta oligarchica, si sarebbe risolto qualcosa! È grazie a questi trucchi da illusionista del nuovo totalitarismo che l’oligarchia vorrebbe far credere che ci sia ‘cambiamento’ o che sia ‘risolto’ qualcosa!! Ma, soprattutto, a livello di propaganda elettorale, di tecniche pubblicitarie oligarchico-imperiali, la focalizzazione esclusiva su Trump gli dà già un enorme vantaggio: l’attenzione è tutta puntata su di lui, nel bene e nel male, e non sui problemi reali, sul ‘programma’, su proposte concrete per affrontare questi problemi e via dicendo. Diventa un gigantesco meccanismo che non solo soddisfa gli appetiti narcisistici di Trump, la sua megalomania, ma gioca sul SUO terreno in termini di marketing e dei modi in cui si inquadrano i problemi. 4) Gli effetti secondari di questa partigianeria teppistica e manichea hanno poi come risultante che i Dem (ovviamente soprattutto i vertici dell’elite oligarchica, che ha montato Russiagate anche/soprattutto perchè voleva intensificare ancora di più l’aggressione a tutti i livelli contro la Russia (dalla catena di paesi indotti nella NATO sui confini russi, alle campagne seriali di sanzioni, atti di pirateria contro proprietà russe, campagne intimidatorie di tutti i generi all’interno di organismi internazionali, ecc. ecc.) ma anche contro individui estremamente coraggiosi ed organizzazioni associate che hanno sempre combattuto la libertà d’informazione e di espressione riguardo l’incredibile grado di sopraffazione, manipolazione, intimidazione, sopruso, ecc. esercitati dall’Impero contro tutte le altre nazioni del mondo pur di perseguire un de facto regime globale unipolare controllato da loro (in questo caso, tra gli altri, Julian Assange e Wikileaks soprattutto, ma vedi anche la costante aggressione contro Edward Snowden, e tutta una lunga serie di ‘whistleblowers’ provenienti da settori della “Deep State” all’interno dell’Impero)) hanno poi sempre sostenuto anche i più orripilanti personaggi che hanno partecipato al regime Trump, come il Neocon John Bolton, solo perchè ora è stato silurato (un sostegno a Bolton che la dice lunghissima sulla legittimità di certe ‘indignazioni’ mediatiche dei Dem, e di quali interessi reali rappresentino veramente: uno dei tantissimi esempi di queste operazioni Dem, che tra l’altro esibiscono le loro posizioni guerrafondaie di e per principio, è accessibile qui).
F. Si rafforza poi molto questa logica demagogica riciclando all’interno di un circolo vizioso i criteri di ‘eleggibilità’ dei contendenti/partecipanti alle primarie Dem. Visto che i media oligarchici sostengono realmente solo candidati completamente ligi all’oligarchia, la maggioranza dell’elettorato che si basa ancora su queste fonti mediatiche valuterà come noti solo questi personaggi propolati dalla propaganda imperiale. A sua volta questo tipo di notorietà diventerà un grande vantaggio in termini di raccolta di fondi, che a sua volta potranno essere investiti in varie forme e mezzi di pubblicità politica, e via dicendo. Questo è il circolo vizioso di pre- ed auto-selezione dei candidati oligarchici. Quando eccezionalmente un individuo riesce ad emergere nonostante questa sterminata serie di barriere ed ostacoli, perchè riesce a convincere un numero consistente di potenziali elettori con la propria analisi e diagnosi, con il proprio passato politico, e con la propria integrità e presenza, come è il caso di Tulsi Gabbard, allora entrano in scena tutta una serie di ‘giochi sporchi’ di altra natura, alcuni dei quali si erano già visti durante le manipolazioni dei Dem e della DNC a vantaggio di Shillary e svantaggio di Bernie Sanders nel corso delle primarie del 2016. Qui di seguito un campionamento di alcuni di questi ‘giochi sporchi’ ai danni di Tulsi Gabbard.
1. Tattiche censorie ed omertose. Si fa semplicemente finta che questa persona non esista. Prendiamo l’esempio dei sondaggi elettronici che vengono mandati ad elettori via mail. È il caso per esempio dei sondaggi ad hoc di uno dei peggiori gruppi di manipolatori prezzolati per conto degli interessi oligarchici del partito Dem, Daily Kos (uno dei cui membri ha addirittura incoraggiato le persone che ricevono la loro mailing list di lanciare e sostenere finanziariamente un oppositore nominalmente “Dem” nella campagna elettorale locale nelle Hawaii per cercare di sconfiggere Tulsi Gabbard in questo modo), propala dei sondaggi nei quali tra gli altri candidati Tulsi Gabbard spicca per la sua assenza (si vuole sminuire e screditare la candidata cercando di far sì che suoi sostenitori usino l’etichetta “other” nel caso volessero abbassarsi a dar credito a questo tipo di ‘sondaggio’: vedi qui. Come confronto ecco il link per un sito di un’organizzazione che, per quanto lontanissimo da una sinistra militante di tradizione marxiana, rappresenta una parte dello spettro molto ampio di chi si identifica ed agisce, da quello che si può accertare online, all’interno di un arco ‘progressista’ nell’Impero (dove si può vedere che sono effettivamente elencati praticamente tutti i candidati in lizza, con l’eccezione di Mike Gravel in alcuni, che comunque ha ufficialmente dichiarato di essersi presentato solo per poter portare all’attenzione pubblica una serie di problemi che ritiene tra i più gravi), sebbene non di rado anche nel caso di questo gruppo, si trovino spesso promosse posizioni, difficile capire quanto capite coscientemente in tutte le loro ramificazioni, tipiche del postmoderno identitario.
2. Dopo una delle prime serie di dibattiti durante i quali Tulsi Gabbard diventa il nome più ricercato sui motori di ricerca, Google, il principale motore di ricerca a livello globale, censura praticamente tutte le ricerche effettuate per questa candidata. A seguito di questo comportamento totalitario, la Gabbard sta ora intentando una causa legale contro la Google stessa. Ma Google usa anche altri mezzi più subdoli, ma molto più diffusi e per questa ragione molto più efficaci nel manipolare le ricerche online: modifica ad hoc gli algoritmi di ricerca per nomi, frasi, formulazioni particolari in modo da sprofondare verso il basso i siti non graditi al gruppo dirigente di Google ed ai gruppi oligarchici che esercitano pressione in tal senso sulla Google stessa, o che Google vuole in qualche modo placare, favorire, ecc. La Google ha acquisito anche tempo fa la YouTube, e qui pure fa ricorso a censure totalitarie che vanno dal classico al più subdolo, dove oltre alla ‘espulsione’ (in inglese rimozione dalla “platform” cui ci si riferisce con il termine “deplatforming”) si arriva alla “demonetizing” dove in pratica benchè un determinato canale YouTube abbia pieno diritto a ricevere un certo reddito in percentuale dalla pubblicità in base al numero di iscritti e di ‘spettatori’, la Google sceglie e può scegliere senza alcun ricorso e senza criteri legali di supervisione e monitoraggio come quelli per i media più tradizionali (praticamente tutti i social media e molti siti e canali in rete godono di questa ambiguità neo-totalitaria in rete, dove usano il loro status in parte ibrido di enti privati con modalità pubbliche per sfuggire alle leggi riguardo la libertà di stampa, di informazione, di espressione delle proprie opinioni, ecc., essendo in pratica prossimi alla categoria delle “public-private partnerships” per quanto riguarda molti aspetti della loro attività) di ricorrere alla cosidetta “demonetization” cioè dove in pratica rimuove le fonti di reddito pubblicitario da canali ‘non graditi’ ed in pratica questi coincidono sempre con quelli non graditi all’oligarchia (per una breve e molto parziale storia di alcuni aspetti della “demonetization” su Google, priva purtroppo di qualsiasi attenzione e capacità di analisi politica, si veda qui). Occasionalmente si usano i pretesti di discorsi di carattere razzista, minatorio, ecc. per ‘giustificare’ la discriminazione contro una fascia molto più ampia di canali e fonti. Ma questo è l’ennesima mascheratura totalitaria, perchè la libertà di espressione, tranne in casi rarissimi e davvero estremi, ha sempre permesso espressioni considerate ‘odiose’ da altre fasce di pubblico. Questo è sempre stato, bisognerebbe aggiungere ovviamente, il prezzo da pagare per una libertà reale, non vincolata da costrizioni pretestuose, ad hoc, mimetizzate, ecc. Come al cinema, se davvero questo fosse il motivo di Google e di altri social media, ci sono le avvertenze di ‘categoria’ per quanto riguarda le diverse pellicole, così si potrebbe introdurre un sistema analogo di avvertenze cautelative, che alla fine ricadrebbero, come giusto e dovuto, sugli utenti e su chi guarda ed ascolta, e potrebbe essere adottato da Google e dai social media, senza imporre altri tipi di restrizione: seguendo il motto “buyer beware” userebbero quello “user beware”. In realtà in maniera tipicamente ueber-ipocrita Google già fa ricorso ad un sistema di ‘avvertenza’, tipico dell’ipocrisia e neo-totalitarismo dell’Impero, e cioè per tutti i programmi diffusi da RT cui è possibile accedere su YouTube, aggiunge l’avvertenza “RT is partly funded by the Russian government”, quando non fa mai nulla di analogo per video sponsorizzati dal governo imperiale, finanziati da aziende multinazionali con fini a dir poco maligni, ecc. ecc. Quindi le avvertenze sono già in uso, solo secondo le modalità di un “groupthink” neo-orwelliano già diventato norma in vaste fasce dell’Impero.
3. Uno dei tanti altri modi di impedire che un candidato od una candidata vengano conosciuti meglio dal pubblico è cercare di bloccare ed impedire in tutti i modi la loro presenza nei media, soprattutto quelli più ‘tradizionali’, controllati in gran parte dall’oligarchia. Un esempio sono i nuovi trucchi introdotti dalla DNC (Democratic National Committe, l’organo direttivo della Democratic Party (mia avvertenza: “Democratic” è solo un’etichetta che quest’ala dell’oligarchia si è auto-affibbiata, non ha nulla a che vedere con il significato usuale dell’aggettivo!)) per cui ogni candidato per poter partecipare ai dibattiti dovrebbe avere ricevuto una certo numero minimo di contributi (“donations”) da singoli cittadini, ed aver superato una certa percentuale di sostegno tra il pubblico (recentemente era posta o al 2% o al 3% a seconda dei casi e dibattiti) in un certo numero di sondaggi pubblicamente riconosciuti. Tulsi Gabbard aveva ampiamente superato tutti questi criteri, ma poi la DNC ha dichiarato che i sondaggi che “prendevano in considerazione” non includevano alcuni di quelli che la Gabbard aveva superato (e che, tra l’altro, erano stati redatti da organizzazioni molto più autorevoli e diffuse di molti di quelli cui la DNC fa ricorso ad hoc), e, IN AGGIUNTA (!!!), si rifiuta di dichiarare quali sono i criteri di scelta adottati per selezionare quali sondaggi utilizza e quali no (facendo ritenere, con enorme plausibilità, che l’unico criterio reale sia quello che questi ‘sondaggi su misura’ producono risultati dove i candidati non graditi alla DNC non raggiungono la percentuale richiesta). Questa è una misura classicamente totalitaria, che differisce solo per numero di ‘passaggi’ e mimetismi, e tipo di ostacolo imposto, dai più classici ‘partiti ombra’ o partiti di ‘opposizione leale’ dei regimi considerati totalitari dalla politologia (neo)liberale ‘classica’.
Il caso di Tulsi Gabbard è molto sintomatico per una serie di motivi. A) Si è dimessa dalla DNC quando sono diventate note tutte le manipolazioni a favore di Shillary da parte del personale prezzolato e meno che operava all’interno della DNC per favorire la Shillary con tutta una serie di manovre illecite. B) Nei sondaggi in rete, ed in genere se si consulta la sua presenza in rete, è una delle candidate più note e con un seguito molto attivo, ad ampio spettro, e molto dedito. Infatti è una delle candidate che esemplifica nel modo più netto le distinzioni tra il grado di conoscenza dei problemi, l’effettiva interazione con gli elettori, la concretezza dialogica nel discutere problemi e proporre soluzioni che esiste in rete, vs. il tipo di operazioni di propaganda a vasto raggio che sono più tipiche dei media oligarchici classici (tv soprattutto, ma anche stampa scritta e radio). E le operazioni che ho descritto sopra al punto 3) mirano appunto ad impedire che la Gabbard possa venire a conoscenza degli elettori poco familiari con la rete ai livelli con i quali sta conquistando un seguito in rete. C) tutte le organizzazioni di facciata in realtà operate dall’ala Dem dell’oligarchia (Daily Kos, MoveOn, Bold Progressives, sono tra le moltissime ‘facciate’ che in realtà alla fine fanno capo ad interessi oligarchici), classicamente quelle ‘identitarie’ pseudo-femministe come Elect Democratic Women, che sostengono tutte le candidate donna che si situano nell’arco oligarchico – (pseudo)-progressista, come Elizabeth Warren, Kamala Harris, ma anche Alexandria Ocasio-Cortez (o occasionalmente la Ilhan Omar o la Rashida Tlaib, ma più che altro in funzione ‘anti-Trumpiana’), ma che a mia conoscenza non hanno mai una sola volta (!!!) inviato una sola e-mail di sostegno per Tulsi Gabbard, si sono praticamente senza eccezione comportate censurando la presenza della Gabbard, se non per demonizzarla con i soliti falsi cliché riciclati riguardanti le sue indagini e posizioni di politica estera (che essendo centrate su una posizione in gran parte anti-interventista ed in parte anti-imperialista ovviamente suscianto l’ira e l’odio implacabile di tutte le fazioni profondamente co-implicate nella “Deep State”), in gran parte collegate alla serie di falsi ueber-komplottisti connessi a Russiagate, l’Ucraina, Assad e la Siria, e via dicendo (e già dimostrati come falsi assurdi da anni in rete da tutta una serie di siti di sinistra e non in rete, spesso anche su YouTube). Non per nulla la Elect Democratic Women, come la Ocasio-Cortez (e come Bernie Sanders), non si sono MAI espresse a sostegno nè di Julian Assange, nè di Wikileaks, nè di Edward Snowden, e via dicendo (aggiungerò che questa è una situazione tipica di tutte queste operazioni che sono ‘progressiste’ a livello di facciata e retorica, ma profondamente radicate sopra fondamenta oligarchiche (come la PEN America che sfrontatamente dichiara di essere a favore della libertà di espressione di giornalisti ed autori, ma che ha fatto men che zero a favore di Assange, Wikileaks, ecc.; come tutte le organizzazioni di questo tipo, sono alla fine profondamente opportuniste, e non rischiano mai nulla se questo rischio potesse comportare un tenore di vita meno gradito, ostracismi e persecuzioni istituzionali, ecc. ecc.). D) Come candidata la Gabbard minaccia il tacito consenso duopolistico su una serie di fronti. Il più importante è ovviamente la sua opposizione alle guerre di aggressione imperialista da parte degli USA, che servono esclusivamente interessi oligarchici. Questa opposizione è però pensata in modo molto intelligente e strategico per ciò che comporta a livello nazionale (“domestic”), e cioè l’enorme impatto che queste gigantesche risorse budgetarie avrebbero se invece investite in progetti infrastrutturali, educativi, di creazione di un’assistenza medica realmente democratica ed accessibile a tutti, e via dicendo. È proprio nel sottolineare la profonda importanza del collegamento tra i due aspetti della questione che la Gabbard si distingue da Sanders (che la Gabbard aveva tra l’altro sostenuto nelle ultime primarie, azione che invece Sanders si è guardato bene dal mai gradire pubblicamente o, men che meno, contraccambiare in modo reciproco a sostegno della Gabbard), che invece cerca di ‘proteggersi’ dalle ire della military-industrial-Sekurity Komplex minimizzando i suoi interventi che toccano la politica estera (silenzio assordante su Assange, Wikileaks, Venezuela, Siria, ecc.; opportunismo che segue a ruota le maggioranze nei più recenti sondaggi sulla maggioranza delle altre questioni, come Yemen, Khashoggi, ecc.; tipico il suo profilo praticamente assente su tutta la serie di provocazioni ed aggressioni dell’Impero riguardanti l’Iran, in parte la Cina, ecc. ecc.). E) La Gabbard rappresenta una minaccia per questo consenso duopolistico-oligarchico anche, e per certi versi soprattutto, perchè ha combattuto in Iraq, è una “veteran” e continua a servire nelle forze armate dell’Impero, e quindi ha una conoscenza ed esperienza diretta di tutta una serie di questioni inerenti alle aggressioni imperiali che le danno accesso a e potere persuasivo con pubblici anche nelle fasce del centro e della destra, che invece la maggioranza degli altri candidati Dem che fanno ricorso solo ai cliché e mantra diffusi dai media oligarchici, trova ‘sordi’ proprio perchè questi pubblici sanno, nonostante tutto, spesso riconoscere la propaganda più plateale quando gli viene buttata in faccia. Il che significa appunto che la Gabbard è la candidata che meglio si oppone e smonta tutta la dinamica duopolistica di polarizzazione e demonizzazione e riduzione al semplicismo più idiota, dinamica e tecniche che invece l’oligarchia vorrebbe fosse la sola ed intera ‘cornice’ elettorale: pro od anti-Trump, in modo che alla fine, qualunque fosse il candidato di facciata vincente, alla fine l’oligarchia vincerebbe comunque sempre. Questo il vero segreto dell’odio per la Gabbard, ed il bisogno di farse elettorali truccate sempre allo stesso modo…
In questa ultima tornata di dibattiti si è fatto ‘passare’ Andrew Yang, con la sua proposta di ‘capitalismo umanitario’ e del Freedom Dividend (uno slogan appropriato per il confezionamento neoliberale dell’ipotesi del reddito minimo garantito), perchè ovviamente l’oligarchia ha capito che si tratta di un candidato molto meno pericoloso, e molto più facilmente ‘eliminabile’ a livello mediatico, di dibattiti sui budget, sulla (pseudo)meritocrazia neoliberista, di un populismo alla fine anche piuttosto confuso, della Tulsi Gabbard. Quindi dove in un precedente dibattito Yang era stato ‘bocciato’ sempre in base a questi requisiti di sondaggi combinati con sostegno individuale, e la Gabbard era passata, in quest’ultimo si è esclusa la Gabbard, e si possono prevedere misure censorie, diffamatorie, manipolatorie ancora più forti nei suoi confronti da parte dell’oligarchia in futuro.
Ciò che bisogna aggiungere in conclusione, ed è un argomento che è stato sollevato in epoche diverse da Sanders (decenni or sono), da Jimmy Dore anche nel corso dell’anno (ma recentemente niente affatto), e solo in dialoghi meno pubblici anche dalla Gabbard, è che tutti questi sforzi che in parte sono genuinamente mirati ad una trasformazione sociale, e soprattutto contrari all’interventismo ed a vari aspetti dell’imperialismo, alla fine sono sprecati quando investiti a sostegno di candidature individuali interne ad una delle due ali della Duopoly oligarchica, invece che per la creazione, nel medio e lungo termine di un partito realmente rappresentativo degli interessi delle classi oppresse, e della stragrande maggioranza della popolazione. Seguendo invece le pratiche inerziali solite, si è quasi sicuri di semplicemente ripetere all’infinito gli errori, i rituali privi di senso, ed una passiva accettazione della manipolazione demagogico-parlamentare dell’oligarchia nei loro ‘giochi elettorali’. Esistono a proposito varie proposte alternative, l’importante sarebbe muoversi per una costruzione comune delle forze più intelligenti e meno compromesse, e creare la base istituzionale per una soluzione maggioritaria e vincente. Per il sito di una di queste proposte si veda qui. Per ora si tratta solo di una proposta di keynesianismo di sinistra, che in parte propone in modo aggregato alcune delle migliori proposte di alcuni dei candidati della sinistra Dem, ed eclatantemente assente, purtroppo, è qualsiasi presa di posizione in politica estera od anti-imperialista (anche se parecchi dei sostenitori hanno chiare posizioni a riguardo). Certo rispetto a vari partiti della sinistra marxiana classica rimane ancora un forte abisso da colmare. Ma come piattaforma aggregante all’interno del panorama politico attuale dell’Impero mi sembra che sia tra le più realistiche. Ed il passo strategico, politico, a livello di istituzioni aggreganti nella e per la società civile, la rottura con il sistema fossilizzato della Duopoly rimane penso il più importante, come fondamento e nuovo inizio.
Ciò che uno scavo più approfondito nei moltissimi livelli di manipolazione mediatica, istituzionale, e partitica nei meccanismi delle primarie del partito Democratico (forse Dem-agogico sarebbe un aggettivo più preciso e più appropriato…) rivela è che il (neo)totalitarismo ‘da rimozione’ dell’Impero si avvale solo di meccanismi molto più sofisticati, molteplici, e sovrapposti per ottenere i risultati che vuole. I sistemi dittatoriali e totalitari tradizionali lo ottengono in modo molto più diretto, semplice e semplicistico, ‘pesante’ ma, alla fine, anche molto trasparente. Nell’Impero invece si vorrebbero far passare opacità, ipocrisia, senso grottescamente ed assurdamente esclusivo del ‘diritto’ (“entitlement”), tecniche parlamentari della manipolazione come in qualche modo sinonimi di “democrazia”, quando invece, sono sintomi di una sopraffazione sempre più capillare e radicata.