di Maria Morigi
Nell’attacco di Ghūṭa del 21 agosto 2013, durante la guerra civile siriana, alcune aree controllate dai ribelli nei sobborghi orientali e meridionali di Damasco furono colpite da missili superficie-superficie contenenti l’agente chimico sarin. Ribelli e governo siriano si accusarono a vicenda. A dieci anni dai fatti dell’agosto 2013 e dall’intervento della coalizione guidata dagli Stati Uniti che iniziò a bombardare i territori siriani occupati dall’ISIS, la maggior parte di noi non conosce la verità, o meglio conosce solo la propaganda.
Ma partiamo dalla rivolta siriana del 2011 domandandoci se fu spontanea o eterodiretta.
1- La verità sostenuta dall’opposizione siriana minoritaria del Consiglio nazionale siriano -CNS (che per le cancellerie occidentali costituiva l’opposizione ufficiale) era che si trattasse di una sollevazione popolare spontanea e disarmata, repressa nel sangue da uno spietato dittatore. Il CNS, formato in buona parte da siriani reclutati all’estero, rifiutava il dialogo con il presidente siriano Assad, auspicava un intervento armato della NATO nel conflitto e prometteva l’adesione al Dialogo Mediterraneo della NATO e al Consiglio di Cooperazione del Golfo, oltre al divorzio da Iran, Hezbollah e Hamas e la chiusura della base navale russa a Tartus. Il CNS era ben visto dal segretario di Stato Hillary Clinton e dal ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi. La narrazione dei fatti da parte del CNS è quella propagandata dai mass media occidentali, per i quali l’opposizione maggioritaria in Siria nemmeno esisteva.
2- La verità sostenuta dal governo siriano e dall’opposizione maggioritaria in Siria, Coordinamento nazionale siriano per il cambiamento democratico – CNSCD, era che si trattasse di un’insurrezione orchestrata dall’estero (Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Turchia) per poter insediare in Siria un governo amico, come era stato appena fatto in Libia. Il CNSCD, pur volendo cacciare il presidente Assad con mezzi pacifici (elezioni), infatti accettò che rimanesse in carica per scongiurare l’intervento armato straniero. Inoltre la posizione per il cambiamento democratico si distingueva da quella governativa perché invece di “malessere diffuso” parlava di “voglia diffusa di rivoluzione” schierandosi contro l’autoritarismo, la corruzione del governo e la repressione del dissenso.
Inutile dire che in Italia in pochi riuscivano a capire come stavano le cose, per cui si polarizzò il dibattito: “Chi parla di rivoluzione pilotata dagli americani e non esige la rimozione immediata di Assad sta con i fascisti!”. Secondo i mass media o stavi con il CNS interventista o stavi con il dittatore Assad. Tertium non datur. Come l’ultimatum sulla guerra in Iraq: “O Bush o Saddam”.
La spontaneità della rivolta in Siria era d’altronde clamorosamente smentita dai documenti Wikileaks che attestavano come, sin dal 2006, un programma americano (cinque milioni di euro in finanziamenti iniziali) avesse creato in Siria una quinta colonna per fomentare l’insurrezione, tramite un’emittente Tv che da anni con programmi 24 ore al giorno promuoveva l’insurrezione, e tramite una rete di siriani all’estero pronti a dar vita a un governo alternativo. Questo programma, simile ad altre rivoluzioni colorate promosse dagli USA, nel 2009 era già a regime per far esplodere la Primavera siriana.
Tutto confermato dall’articolo sul Washington Post del 18 aprile 2011, con link ai documenti originali Wikileaksi (In Italia non ha avuto alcun risalto nei media istituzionali). L’autenticità delle rivelazioni Wikileaks fu indirettamente confermata da un colonnello dell’intelligence USA dicendo che la fuga di notizie rendeva urgente una legge severa contro le talpeii. Del resto, non era nuovo che gli Stati Uniti creassero una loro quinta colonna in un Paese terzo (l’Italia ha avuto Gladio e P2). Quindi, sin dal primo mese della rivolta siriana, i media italiani e mondiali sapevano (ma tacevano) che era in atto un tentativo di approfittare della Primavera araba per fomentare in Siria un’insurrezione già pianificata. Quella insurrezione armata usava violenza terroristica sin dall’inizio, era diretta dall’ambasciatore americano in Siria (Robert Stephen Ford, in precedenza organizzatore degli squadroni della morte in Iraq). E si sapeva che specialisti israeliani, giordani, sauditi, qatarioti e turchi si riunivano nell’ambasciata saudita in Belgio per coordinare i disordini in Siriaiii .
Ma di tutto ciò neanche una parola ai Tg o sulle prime pagine dei giornali, che mostravano ogni giorno immagini di manifestanti disarmati falciati dalle truppe di Assad, mentre neppure per caso facevano vedere chi stava sparando contro quelle truppe (solo dopo mesi di menzogne, i media hanno cominciato a parlare di spari da parte di disertori dell’esercito siriano). Col senno di poi ci rendiamo conto che i caporedattori non potevano non sapere delle rivelazioni di Wikileaks, e che l’obiettivo era produrre atrocità da sbattere in prima pagina quotidianamente, attribuendo le colpe alle truppe siriane.
In giugno luglio 2012 ci fu una escalation della violenza: la CIA consegnò armi pesanti ai rivoltosi e ai mercenari che la NATO aveva portato in Siria dalla Libia e dal Qatar, per innestare una guerra civile su grande scala allo scopo di far fallire il regime siriano economicamente.
A ciò si aggiungeva il terrorismo mercenario, come il Fronte al-Nusra, nato il 23 gennaio 2012 come branca siriana di al-Qaida e dello Stato Islamico dell’Iraq (ISI). Al-Nusra era costituito da fondamentalisti sunniti che vedevano nella guerra in Siria un’opportunità per rovesciare Assad e per favorire la nascita di uno Stato Islamico(IS) in Siria. Inizialmente l’esercito siriano libero collaborò con il Fronte, che operava con azioni di stampo terroristico, autobombe e attentati suicidi, causando vittime tra la popolazione civile.
Nel 2012 gli scontri tra i ribelli ed esercito siriano aumentarono, mentre il governo tentava di bloccare i ribelli con azioni sempre più violente, provocando inevitabili massacri tra la popolazione civile, azioni che suscitarono reazioni a livello internazionale. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia si schierarono così a supporto dei ribelli, mentre Russia, Cina, Iran e Venezuela si schierarono con Assad.
Nel corso del 2013 il conflitto si estese a tutto il Paese e i gruppi estremisti guadagnarono più forza. A inizio di marzo il Fronte al-Nusra conquistò la città di Raqqa, centro strategico per il controllo della Siria centrale e settentrionale. Al Fronte si affiancò lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL). E c’erano anche altri attori meno visibili degli USA ma influenti, come cinesi e tedeschi, nonché presenze incombenti come al-Qaeda e i salafiti.
Dunque il massacro di Ghūṭa fu la punta dell’iceberg di un percorso innescato, difeso e auto-giustificato dall’intelligence occidentale. E certo, potremmo continuare a discutere sulle responsabilità singole di tutte le parti in causa, ma la cosa ormai non ha più senso, alla luce dell’evoluzione finale di una guerra conclusa – per fortuna – contro le aspettative, gli intrighi e i bombardamenti USA.
Rimane improrogabile tuttavia la ricostruzione della Siria, altrettanto quanto la ricostruzione dell’Afghanistan dopo le fallimentari missioni Nato per esportare la democrazia e abbattere i tiranni e il terrorismo.
Note:
i www.tinyurl.com/siria-usa
ii www.tinyurl. com /segreto-svelato
iii www. tinyurl. com/terroristi-usa.
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