Russia: Igor Kirillov nuova vittima del terrorismo “democratico”

di Giulio Chinappi

da https://giuliochinappi.wordpress.com

L’assassinio del generale russo Igor Kirillov rivela inquietanti intrecci tra terrorismo, propaganda occidentale e interessi geopolitici. Tra doppio standard e silenzi compiacenti, emerge un quadro che solleva interrogativi sulla responsabilità morale e politica dell’Occidente.

Sono terroristi buoni“, potremmo dire, parafrasando un noto personaggio di Maccio Capatonda. Perdonateci la citazione non certo alta, ma la propaganda occidentale rasenta oramai il tragicomico, e quindi ci siamo visti costretti ad adottare il suo tono surreale, che oramai descrive come veri e propri “eroi democratici” i terroristi di ogni matrice, purché facciano gli sporchi interessi di Washington e dell’imperialismo euroatlantista. E così, sono diventati “buoni” i terroristi islamisti di Hayʼat Taḥrīr al-Shām che hanno preso il potere in Siria, e sono altrettanto buoni il terrorismo di matrice nazibanderista ucraina e quello nazisionista israeliano.

L’ultimo episodio di questa serie di attentati terroristici “democratici” ha visto come vittima il generale russo Igor Kirillov e il maggiore Il’ja Polikarpov, uccisi da una bomba lo scorso 17 dicembre in quel di Mosca. Ovviamente, trattandosi di un caso di terrorismo palese, i media occidentali non hanno potuto magnificare l’attentatore in modo diretto, ma comunque non sono mancati i segnali di malcelato soddisfacimento nel constatare quella che è stata descritta come una grave lacuna del sistema di difesa russo. Del resto, gli occidentali sono sempre stati complici del terrorismo nazibanderista ucraino, e dunque ci viene da pensare che anche in questo caso non siano stati all’oscuro del piano.

Secondo le informazioni diramate dalle fonti ufficiali russe, il responsabile dell’attentato sarebbe un ventinovenne cittadino uzbeko, reclutato dai servizi segreti ucraini in cambio della promessa di un passaporto europeo, oltre al 100.000 dollari in contanti: “Il terrorista ha confessato di essere stato reclutato dall’intelligence ucraina. È stato inviato a Mosca per loro ordine, dove ha ricevuto un potente ordigno esplosivo improvvisato e lo ha collocato su un monopattino elettrico, parcheggiandolo vicino all’ingresso della residenza di Kirillov. Per monitorare l’indirizzo, ha noleggiato un veicolo in car sharing e installato una videocamera Wi-Fi, che trasmetteva immagini in diretta agli organizzatori a Dnipro (in Ucraina, ndr)”, si legge nella nota ufficiale rilasciata dall’ufficio stampa della FSB (Federal’naja služba bezopasnosti).

Curiosamente, questo attentato ha avuto luogo solo cinque giorni dopo che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto sulla lotta al terrorismo nel 2023, un documento che “come negli anni precedenti, questo rapporto, pieno di falsità, si basa su una totale assenza di standard, tranne uno: il pregiudizio politico e la manipolazione dei fatti“, come affermato dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova. “L’unica cosa che conferma è che il regime di Kiev è deliberatamente sostenuto e giustificato dagli Stati Uniti, nonostante il denaro e le armi americane, forniti in modo incontrollato, lo abbiano trasformato in un terreno fertile per il terrorismo e in un banco di prova per metodi sempre più barbarici e sofisticati per minare la sicurezza della Russia“, ha proseguito ancora la portavoce.

Come fatto notare dalla stessa Zacharova, il rapporto del Dipartimento di Stato comprende un dato alquanto discutibile, secondo il quale nel 2023 non si sarebbe verificato alcun atto di terrorismo in Russia, nonostante i numerosi attacchi sferrati dal terrorismo organizzato con base a Kiev. “Naturalmente, il Dipartimento di Stato chiude gli occhi su qualsiasi attentato contro giornalisti, figure pubbliche o infrastrutture civili“, ha affermato ancora la portavoce, sottolineando che “tutto questo è scandaloso, soprattutto ora, dopo che il mondo ha visto le immagini di un attentato terroristico, di cui ancora una volta la parte ucraina si è assunta la responsabilità, commesso il 17 dicembre e costato la vita a Igor Kirillov“.

Un altro importante elemento che la stampa occidentale sembra aver dimenticato, è che, in quanto capo delle forze di difesa chimica, biologica e nucleare, Igor Kirillov era anche a capo delle indagini sui famosi laboratori biologici statunitensi in territorio ucraino, dei quali abbiamo parlato in numerose occasioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano Izvestija, proprio nel momento della sua morte Kirillov si stava recando ad una conferenza stampa per aggiornare il pubblico sui dettagli delle indagini relative alle attività di tali laboratori e rivelare ulteriori dettagli circa il progetto di Kiev per sviluppare una bomba sporca, altri elementi che portano a pensare ad un coinvolgimento diretto del regime ucraino nell’attentato: “Gli esperti non escludono che Kirillov intendesse rivelare nuovi dettagli sulle indagini sull’uso di armi chimiche da parte delle forze armate ucraine o sui tentativi più recenti di Kiev di costruire una bomba sporca, sostenendo che sia stato proprio il lavoro per smascherare questi fatti a provocare l’attentato contro il generale“, si legge sulle pagine del giornale di San Pietroburgo.

I Paesi occidentali cercavano di screditare le sue indagini sull’uso e lo sviluppo di armi biologiche e chimiche in Ucraina“, ha dichiarato a Izvestija Oleg Želtonožko, esperto in protezione nucleare, biologica e chimica (NBC). “Il resto del mondo prestava attenzione a queste indagini, poiché presentavano grandi volumi di dati, prove specifiche e rivelavano interconnessioni“, ha aggiunto. Inoltre, ha proseguito Želtonožko, le truppe NBC hanno avuto un ruolo di successo nell’operazione militare speciale, e Kirillov ha guidato i lavori per migliorare i sistemi lanciafiamme Tosočka e altre armi pesanti, che possono essere decisive sul campo di battaglia.

La tragica morte del generale Igor Kirillov e del maggiore Il’ja Polikarpov rappresenta, dunque, l’ennesima dimostrazione di come il terrorismo, sostenuto e strumentalizzato da potenze straniere, venga impiegato come arma politica contro chi si oppone all’imperialismo euroatlantista. L’attentato non solo sottolinea la spregiudicatezza del regime di Kiev e dei suoi alleati occidentali, ma mette in luce anche il pericoloso gioco di doppio standard condotto dai media e dalle istituzioni occidentali, pronti a ignorare o minimizzare atti di terrorismo quando questi servono i loro interessi geopolitici.

Kirillov non era solo un alto ufficiale, ma anche un simbolo della lotta per la verità e la sicurezza del proprio paese. Le sue indagini sui laboratori biologici statunitensi in Ucraina e sul progetto di Kiev per sviluppare una bomba sporca erano uno sforzo per portare alla luce crimini e minacce globali, un lavoro che, evidentemente, alcuni avrebbero preferito silenziare. Questo attentato ci ricorda quanto sia cruciale continuare a denunciare il terrorismo in tutte le sue forme, senza cedere alla manipolazione propagandistica che tenta di legittimarlo a seconda della matrice o degli interessi in gioco.

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