di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli
Nel silenzio di larga parte degli intellettuali occidentali, soprattutto se di sinistra, il marxismo elaborato via via in modo creativo da Xi Jinping sta ormai “plasmando la Cina e il mondo”, secondo le lucide dichiarazioni contenute nel nuovo libro intitolato “On Xi Jinping” e scritto da Kevin Rudd: un politico australiano anticomunista e già primo ministro australiano dal 2007 al 2010, si badi bene, ma onesto e intelligente tanto da individuare esattamente e da comprendere almeno in parte la forza motrice, mentale e ideologica, attualmente più potente a livello planetario, sempre secondo il giudizio dell’ex premier australiano.
Vista la sua indiscutibile scelta di campo filocapitalista, il brillante e acuto Kevin Rudd quasi inevitabilmente ha definito come nazionalismo – termine negativo di regola associato strettamente al senso di superiorità e al desiderio di egemonia verso altre nazioni – l’appassionato ma cooperativo e solidale patriottismo cinese rilanciato da più di un decennio dal leader del partito comunista cinese e non a caso assieme alla sua originale teoria-praxis del mondo condiviso da tutti.
Non si tratta di un errore di Rudd di poco conto, né tanto meno di natura casuale: le definizioni, anche nel campo del processo di sviluppo della politica internazionale, spesso acquisiscono il peso di macigni e il ruolo di armi offensive nel soft-power su scala globale.
Ma tale principale lato negativo del saggio di Rudd, di cui proponiamo tra poche righe la presentazione ufficiale, si connette e viene accompagnato altresì con il chiaro riconoscimento della profonda convinzione di matrice marxista posseduta ed espressa costantemente da Xi Jinping, secondo cui tra le altre cose “le maree della storia sono ora saldamente dalla parte della Cina”.
A tale tesi è arrivato facilmente il politico e studioso australiano: ora, quando analizzeranno finalmente almeno questo semplice concetto teorico i pigri teorici e intellettuali occidentali, specie se di sinistra e marxisti?
In ogni caso, focalizzando l’attenzione sulla politica interna estera di Pechino Rudd valuta la prospettiva ideologica del mondo di Xi Jinping come nazionalismo marxista-leninista. Secondo l’autore ” la nozione di leninismo di Xi ha portato il partito e la politica cinese più a sinistra rispetto ai suoi predecessori. Inoltre, il suo marxismo ha anche portato il pensiero economico cinese a sinistra, in una direzione decisamente più statalista e lontano dal dinamismo storico del settore privato. Tuttavia, il nazionalismo cinese sotto Xi si è spostato ulteriormente a destra, verso una visione di politica estera della Cina molto più dura e una nuova determinazione a cambiare lo status quo internazionale. La visione del mondo di Xi è integrata, dove la sua visione ideologica nazionale per il futuro della Cina è in definitiva inseparabile dalla sua visione della posizione della Cina nella regione e nel mondo. Questi cambiamenti nella visione del mondo si riflettono anche nella più ampia riabilitazione da parte di Xi del concetto di “lotta” come concetto legittimo per la condotta della politica interna ed estera cinese, una lotta che non deve necessariamente essere sempre pacifica.
Infine, la visione ideologica del mondo di Xi mostra anche un nuovo livello di autostima nazionalista sul futuro della Cina, derivata dai punti di forza storici e di civiltà della Cina, ma rafforzata dal suo concetto marxista-leninista di determinismo storico e dalla convinzione che le maree della storia siano ora saldamente dalla parte della Cina. Un’analisi potente della visione del mondo di quello che è probabilmente il leader mondiale più importante della nostra era, questa sarà una lettura essenziale per chiunque sia interessato a come Xi sta trasformando sia la Cina che l’ordine internazionale e, cosa più importante, perché?”[1]
Ma non solo. In un’intervista rilasciata il 23 ottobre al giornale The Diplomat, sempre il perspicace e accorto Rudd ha sottolineato che “l’ideologia può non essere la sola forza che ha animato le decisioni di Xi, ma essa gioca un ruolo critico nel dove Xi ha portato la Cina, e dove egli sogna che la Cina andrà nel futuro.[2]
Quindi Rudd, ovviamente a modo suo, ammette che Xi Jinping ha sia compreso perfettamente che ripreso totalmente l’insegnamento fondamentale del Lenin del 1902 e del Che fare, secondo cui “senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario”.
Rimanendo sempre nel cruciale campo teorico, Rudd si è anche accorto che Xi Jinping ha elaborato un’importante tesi relativa alla “seconda integrazione”. Essa consiste nella corretta valutazione sulla compatibilità e corrispondenza tra il marxismo e il lato progressista della plurimillenaria civiltà cinese, promuovendo simultaneamente anche il processo di “integrazione di elementi delle culture del mondo all’interno della struttura del marxismo cinese, al fine di presentare una nuova forma di marxismo che potrebbe attirare il Sud Globale ” del pianeta.[3]
A modo suo e sempre dal punto di vista della classe borghese, dunque, l’ex primo ministro australiano Kevin Rudd ha compreso il marxismo di nuovo e superiore livello di Xi Jinping molto meglio di gran parte dei marxisti occidentali.
Note:
[1] K. Rudd, “On Xi Jinping”, in kevinrudd.com
[2] C. Putz, “Kevin Rudd on Xi Jinping”, 23 ottobre 2024, in thediplomat.com
[3] C. Putz, op. cit.
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