di Giuseppe Amata
1. Per analizzare correttamente e in profondità la situazione internazionale e coglierne le linee di tendenza bisogna anzitutto capire come caratterizzare la fase storica vissuta da alcuni decenni.
Sulla base del principio marxista di essere sempre legati alla concezione materialistica della storia, i comunisti assumono come base d’analisi il libro di Lenin “Imperialismo fase suprema del capitalismo”. Tuttavia, nell’adattamento dell’analisi di Lenin alla situazione concreta, tra i comunisti italiani ed esteri, impegnati nell’azione di ridimensionare la posizione egemonica dell’imperialismo americano vi sono posizioni diverse. Non bisogna ripetere meccanicamente quello che Lenin ha scritto sulle contraddizioni interimperialistiche che determinano la guerra. Allora (nel 1916, data della pubblicazione della prima stesura) non esistevano paesi socialisti e la lotta tra grandi potenze rappresentava l’aspetto principale della contraddizione.
Lenin, come è noto, dopo la rivoluzione bolscevica ha corretto marginalmente lo scritto spiegando chiaramente ciò che non poteva scrivere nel 1916 per sfuggire alla censura zarista, ma non ha avuto tempo di meditare su quello che poteva succedere dopo.
Stalin ha affrontato l’argomento ed è arrivato alla conclusione (che si riscontra nel volume “Questioni del leninismo”) che se a livello internazionale la contraddizione crescente si manifestava tra il Paese socialista (l’URSS) e l’imperialismo, non sottovalutava, anzi dava il giusto risalto al persistere delle contraddizioni interimperialistiche non potendo ovviamente prevedere con certezza se sarebbe prevalsa la prima o la seconda contraddizione.
La storia gli ha dato ragione, perché la dirigenza sovietica ha fatto leva in ogni momento degli anni Trenta sulle contraddizioni interimperialistiche per respingere un eventuale accerchiamento.
Tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, si erano formati due campi in contrapposizione e il campo imperialistico era guidato dalla supremazia USA, sembrando compatto.
Quando si comincia ad erodere questa compattezza?
Negli anni Sessanta con le lotte operaie e soprattutto con l’eroica resistenza del popolo vietnamita che metteva in discussione l’egemonia americana. La Francia con De Gaulle esce dalla Nato, l’Italia compie passi autonomi nel settore economico e commerciale verso l’URSS e i paesi dell’Est. La Repubblica Federale tedesca con Willy Brandt inizia la ost-politik che frutterà per più di un decennio vantaggiosi accordi economici ed il sollevamento della Germania da nano politico a soggetto autorevole con il raggiungimento della riunificazione.
Pertanto, se in quel periodo l’egemonia americana veniva erosa, di rimando l’unità del campo socialista si era spezzata in seguito al revisionismo krusceviano ed alla folle politica anticinese della dirigenza sovietica e di altri Paesi dell’Est europeo. Quindi stabilire quale era la contraddizione principale nell’arena internazionale non era semplice.
2. Con il dissolvimento dell’URSS, per più di dieci anni gli USA sono rimasti l’unica superpotenza politica e militare, anche se a livello economico esisteva la concorrenza dell’Unione Europea (dopo la creazione dell’euro) e del Giappone, mentre ascendeva economicamente e politicamente la Cina, pur senza alcuna pretesa per mettere immediatamente in discussione l’egemonia americana.
La situazione internazionale cambia lentamente dopo l’uscita di Eltsin e la presidenza di Putin che ha dato avvio alla riorganizzazione economica e soprattutto politica di una Russia che si stava sbrindellando. Ed era proprio con il disfacimento della Russia che si mascheravano le contraddizioni interimperialistiche, in quanto se il sistema imperiale americano non veniva apparentemente messo in discussione, Unione Europea e Giappone conquistavano fette abbondanti di risorse russe, sconvolgendo la finanza, l’industria, il commercio e l’apparato amministrativo russi. L’Unione Europea, in particolare, si espandeva assoggettando l’Est europeo con la promessa, poi mantenuta, dell’entrata di nuovi Paesi nell’Unione, mentre gli USA controllavano dall’alto con l’allargamento della NATO l’egemonia politica e militare acquisita.
In seguito, quando con Putin si è consolidata la nuova alleanza interna tra apparato militare, nuovi colossi a prevalente capitale pubblico (Gazprom), Chiesa ortodossa con l’acquisizione della storica posizione privilegiata avuta nel passato zarista, la Russia si è potuta muovere sull’arena internazionale come grande potenza, rivendicando ciò che le serviva di tutta l’esperienza sovietica e scartando quello che non le serviva, ossia l’ideologia e l’esperienza economica sovietica realizzata, per contrapporsi decisamente all’espansione della NATO verso i suoi confini.
Nel frattempo la Cina, superata brillantemente la crisi economica mondiale iniziata nel 2007, è diventata la seconda potenza economica e quindi ha iniziato ad esercitare un’influenza politica di rilievo, anche perché ha saputo sfruttare le contraddizioni tra i grandi paesi imperialistici e quelli in via di sviluppo, pur se a orientamento capitalistico.
Sulla crisi economica bisogna con forza affermare che le cause che l’hanno determinata non sono state ancora risolte e per questo la triade imperialistica (USA, con al seguito Israele, UE e Giappone) ha accentuato negli ultimi quindici anni gli investimenti nel settore militare e finanziario a scapito della spesa sociale, ridimensionando altresì gli investimenti pubblici per favorire le privatizzazioni del settore energetico e dei trasporti ed in particolare per impoverire le masse popolari ed anche la piccola e media borghesia imprenditoriale. Gli effetti della crisi fanno quindi parte delle contraddizioni della fase storica presente ed hanno un ruolo importante.
Pertanto nel presente momento storico si rilevano le seguenti importanti contraddizioni:
A) Tra NATO (come espressione militare dell’Occidente collettivo con dentro anche Israele e il Giappone pur formalmente non facendo parte dell’alleanza sorta nel 1949 ) e Russia, la quale non vuole essere economicamente e politicamente assoggettata e disgregata per essere pasto, come l’Ucraina, delle mire imperialistiche. Disegno nel corso della storia sempre fallito da chi ci ha provato prima, ovvero Napoleone e Hitler. Questa contraddizione ha portato allo scontro militare in Ucraina, dopo il colpo di Stato finanziato, organizzato e sostenuto dall’Occidente collettivo con Euromaidan. Se da quasi due anni possiamo affermare che è iniziata la terza guerra mondiale, per ora a pezzetti sul piano militare (come dice anche il Papa), ma totale sia a livello economico con le sanzioni contro la Russia (peraltro fallite e che ora si ritorcono sempre di più verso i regimi economici dei promotori!) e sia a livello mediatico (quello che i mass media occidentali da anni mostrano, dicono e scrivono è notevolmente più aggressivo rispetto al peggior periodo della guerra fredda: dalla fine degli anni Quaranta alla fine degli anni Cinquanta):
B)Tra USA e Repubblica Popolare Cinese in quanto, per volontà americana, si tenta di ostacolare la crescita economica della Cina e le sue relazioni economiche e commerciali con gli altri Paesi per mantenere la sua egemonia monetaria. Questa contraddizione non ha una linea di tendenza lineare come la precedente, ma avanza tra accordi e scontri perché nell’era della globalizzazione le economie dei due grandi Paesi hanno realizzato una certa integrazione e quello che gli americani speravano dall’integrazione (cioè rendere subalterna la Cina o ancor meglio disgregarla come hanno fatto con l’Unione Sovietica) non si è verificato; anzi la Cina è diventata più forte, tanto che negli Stati Uniti sono affiorate tendenze protezionistiche messe in grande rilievo con la presidenza Trump. Tuttavia, come ho messo in evidenza in altri scritti, se è controproducente per gli USA andare avanti come nel periodo 1991-2007 è difficile tornare indietro verso un protezionismo generalizzato (come alla fine dell’Ottocento fecero le principali potenze per superare la Grande depressione del 1873-1890), senza minare alla base il sistema economico capitalistico mondiale. Per risolvere questa contraddizione gli USA tentano di formare una nuova alleanza (AUKUS) riarmando Giappone, Corea del Sud e Taiwan per accerchiare militarmente la Cina e minacciare anche la Corea del Nord, facendo svolgere in particolare a Taiwan il ruolo di punta d’attacco verso la Repubblica Popolare Cinese, come quello riuscito con l’Ucraina verso la Russia.
C)Tra Occidente collettivo e i Paesi del Sud del mondo, in quanto per l’azione dell’Occidente si tenta di mantenere lo scambio economico diseguale fondato: a) sulla forbice dei prezzi tra materie prime importate a basso prezzo o addirittura appropriate con la forza come nella fase coloniale e quelli dei prodotti finiti esportati a prezzi sempre crescenti; b) sul monopolio tecnologico e informatico; c) sulla prevalenza nello scambio delle monete forti su quelle deboli e sul predominio del capitale finanziario attraverso i prestiti concessi ad alto saggio di interesse. Questa contraddizione si potrà risolvere radicalmente quando i Paesi del Sud imboccheranno la lunga fase di transizione al socialismo come già fatto da Cina, Corea, Cuba, Laos e Vietnam; ma si può anche attenuare con gli scambi economici alla pari sulla base del reciproco vantaggio e con il ridimensionamento del dollaro come principale moneta di scambio e di riserva internazionale. Positivo in tal senso è il cammino intrapreso dai Paesi Brics più di un decennio addietro ed ora in via di allargamento con altri, seppur con rapporti di produzione capitalistici.
D)All’interno di ogni Paese imperialista tra il capitale finanziario con al fianco la borghesia industriale, commerciale e agraria, da un lato e dall’altro il proletariato (in questa locuzione ci stanno oltre agli operai, i tecnici e tutti i lavoratori intellettuali subordinati al capitale) con al fianco le altre masse popolari (contadini, artigiani, impiegati di grado inferiore). La contraddizione tra borghesia e proletariato con al fianco le masse popolari esiste anche in tutti i Paesi piccoli e medi avviati al capitalismo, ma in questi casi bisogna individuare qual è la posizione del singolo Paese rispetto alle contraddizioni internazionali.
E)Tra Paesi dell’Occidente collettivo in seguito alla loro natura imperialistica. Per capire lo sviluppo futuro di questa contraddizione dobbiamo interpretare, come dicevo all’inizio, correttamente l’analisi di Lenin sull’imperialismo adattandola alla realtà attuale. Vale a dire riconoscendo che questa contraddizione è d’intensità inferiore alle prime tre e può avere uno sviluppo se le prime tre si risolvono nel modo sfavorevole all’imperialismo egemonico americano. Voglio ricordare ad alcuni compagni che studiano e seguono attentamente il corso della politica cinese che, seppur la Cina cerca di utilizzare questa contraddizione, favorendo ad esempio le relazioni con l’Unione Europea (ed è giusto a mio modesto avviso che lo faccia), di non trarre, però, delle conclusioni affrettate pensando facilmente di staccare alcuni di questi Paesi (ad esempio Francia e Germania) dalla politica economica e militare dell’Occidente collettivo. L’andamento della guerra in Ucraina fa trarre la convinzione che le mire espansive di questi due Paesi sono rivolte verso la Russia e proprio con la tendenziale sconfitta militare dell’Ucraina, costoro anziché favorire un negoziato di pace, incrementano gli aiuti militari ed economici al regime nazifascista, in quanto, se esso crolla, crolla tutta l’impalcatura della politica della UE dal 1991 ad oggi e crollerà tutta la struttura economica e finanziaria creata a partire dagli accordi di Mastricht, proseguita con la creazione dell’euro e col sostegno a tutte le forze reazionarie dell’Est europeo, in primo luogo a quelle golpiste di Euromaidan. D’altra parte le dichiarazioni di Macron e Scholz, seppur a volte sono apparse incoraggianti a pensare ad un distacco dagli USA, in seguito sono state contraddette dagli atti concreti. Mi riferisco a quanto detto da entrambi all’inizio del conflitto in Ucraina e specificatamente per Macron, al termine della sua vita in Cina in conferenza stampa, con l’affermazione che gli europei non hanno alcun interesse a difendere Taiwan. Però, qualche giorno dopo, una delegazione militare francese ha partecipato ad incontri con altre omologhe degli USA, G. Bretagna, Giappone, Sud Corea ed Australia per la “sicurezza della navigazione nell’indo-pacifico”; in altre parole per riaffermare la supremazia neo-coloniale dell’Occidente collettivo su quei mari.
3. Quindi per concludere:
La tendenza principale della situazione internazionale non è rappresentata, a mio modesto avviso, dalle contraddizioni interimperialistiche ma dalle prime tre appena elencate, le quali mescolandosi tra loro determinano il corso che il mondo sta percorrendo, ossia la lotta antiegemonica di Cina e degli altri Paesi socialisti insieme con la Russia soprattutto ed anche con gli altri Paesi Brics ad economia di mercato (come l’India, l’Iran, l’Arabia Saudita), nonché insieme con tutti i Paesi del Sud del mondo in lotta da decenni contro l’imperialismo ed il neocolonialismo dell’Occidente collettivo.
A proposito di neocolonialismo, come si può definire, se non barbaramente coloniale, la politica aggressiva di Israele in Medio Oriente ed in particolare il genocidio del popolo palestinese e l’appropriazione dei suoi territori millenari per creare il grande Israele in barba a tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite?
Esiste un precedente storico che concorda con quanto sta facendo da 75 anni Israele: quello che fecero gli Stati Uniti dopo la dichiarazione di indipendenza, prima verso i nativi americani relegandoli nelle riserve dopo averli sterminati e poi appropriandosi con altre guerre e atti di forza dei territori che appartenevano al Messico (California e New Messico).
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