Quindicimila voti in più rispetto a maggio non bastano a Sahra Wagenknecht per vincere la pesante aggressione, gli eurocrati non vogliono la pace in Ucraina e i diritti per la Palestina nell’agenda politica

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di Davide Rossi

Le elezioni tedesche del febbraio 2025 si sono concluse con una considerevole partecipazione, ben l’84% delle elettrici e degli elettori, il 20% in più rispetto alle consultazioni europee di soli pochi mesi prima e con il risultato di mettere i due storici partiti CDU/CSU e SPD nella condizione di poter agilmente formare un governo che obbedisca alle direttive impartite con perentorietà da Ursula von der Leyen, ovvero accelerare l’invio di munizioni e armi all’Ucraina, aumentando le sanzioni contro la Russia, anche se, testualmente: “dimostrasse una reale volontà di trovare un accordo per una pace duratura”. Questa volontà di contraddire le indicazioni che provengono dalla nuova amministrazione statunitense – continuando a prescindere la guerra contro la Russia – risponde a quei poteri speculativi e finanziari che ambiscono a un conflitto non solo economico, ma anche armato contro il blocco sino-russo promotore di un nuovo ordine mondiale multipolare. 

L’esclusione ferocemente perseguita dal sistema mediatico – politico – economico – militare del BSW e la non assegnazione a questo partito di 35 seggi, permettono alla CDU/CSU con 208 seggi e 14.158.432 voti (28,52%) e alla SPD con 120 seggi e 8.148.284 voti (16,41%) di avere la maggioranza assoluta al Bundestag, senza ricorrere al contributo dei Verdi, che hanno ottenuto 5.761.476 voti (11,61%) e 85 seggi. Di fatto diventa irrilevante l’impetuosa avanzata dell’AfD, giunto a 152 seggi grazie ai 10.327.148 voti (20,8%). Fuori dal parlamento i liberali di FDP, fermi a 2.148.878 voti (4,33%).

La situazione è quindi alquanto preoccupante, essendo Friedrich Merz, futuro cancelliere democristiano, una pedina subalterna ai diktat euro – atlantici e speculativi, non a caso ha lavorato e si è arricchito grazie a Blackrock.

Il tutto è ancora più preoccupante alla luce della feroce aggressività scatenata in questa campagna elettorale contro il partito BSW da tutto il fronte liberal – liberista, a Sahra Wagenknecht si rimprovera di essere capace di proporre politiche sociali e al contempo avere un atteggiamento ragionevole rispetto al fenomeno migratorio privo di ingenui irenismi. Il violento ostracismo patito dalla Wagenknecht, a suon di insulti: “rossobruna” e “schierata dal lato sbagliato della storia”, nasce comunque e soprattutto dalle nette e puntuali posizioni in politica estera: fine della guerra contro la Russia, sostegno della causa palestinese, cooperazione commerciale, ma anche politica con Cina e Russia. Al fine di contrastare questo coerente progetto politico unente la sovranità nazionale con le istanze sociali e la partecipazione della Germania alla costruzione di un futuro multipolare, la mobilitazione è stata pluridirezionale e concentrica. Da un lato i sondaggi hanno ripetutamente sottostimato il consenso di BSW, cercando di orientare il grande pubblico ad evitare un voto che si sarebbe potuto rivelare inutile al fine dell’elezione di una rappresentanza parlamentare, da Washington si è spinto verso il voto ad AfD, cercando di attrarre anche quegli elettori già cittadini della DDR desiderosi di una valida alternativa a sinistra. Da ultimo l’attacco al BSW ha trovato una strepitosa opportunità nel promuovere, fatto mai accaduto in trent’anni, la Linke, la quale, adeguatasi ai valori generali della sinistra liberal occidentale, guidata da trotzkisti, muta o peggio sui temi di politica internazionale, dalla Palestina all’Ucraina, quando non dichiaratamente al fianco di quest’ultima nel dichiarare la Russia “stato aggressore”, ha avanzato rivendicazioni sociali, legate a casa, scuola, salute e lavoro, tuttavia difficilmente realizzabili anche nel caso fosse andata al governo, vista la generale crisi economica tedesca e soprattutto la guerra che la Linke non intende fermare, in ogni caso non dissimili da quelle avanzate, con maggiore attenzione e ragionevolezza rispetto al reperimento delle fonti economiche, da BSW.

Ecco allora che questa Linke, resa compatibile con il sistema liberal – liberista e atlantista è diventata la beniamina della stampa e dei media tedeschi, volti a orientare, come sono riusciti, verso la Linke un quarto dei giovani elettori della fascia 18 – 24 anni.

Alla fine Sahra Wagenknecht prende quindicimila voti in più rispetto alle Europee, ma non bastano per arrivare al 5%, si ferma al 4,972% e 2.468.670 voti, ovvero 13mila voti, lo 0,03% sotto lo sbarramento. 

Tra le stranezze che hanno portato la Linke a raccogliere 4.355.382 voti e l’8,77%, vi è ad esempio il fatto che Ines Schwerdtner presidentessa federale insieme a Jan van Aken, un analista geopolitico che ha soggiornato a lungo a Tel Aviv, dallo scorso ottobre, ha inspiegabilmente lasciato il posto da capolista alle elezioni ad Heidi Reichinnek, la quale è stata dettagliatamente pubblicizzata dai settimanali “Stern” e “Der Spiegel”, sui quali la Linke in trentacinque anni sarà stata citata un paio di volte in maniera denigratoria, Heidi Reichinnek è incoronata quindi “Regina di TikTok” e citata da alcuni famosi rapper impegnati contro l’AfD. Certo, si può credere in una semplice casualità, tuttavia risulta perlomeno bislacco che il presidente dell’Atlantik-Brücke, la principale associazione di cooperazione tedesco-statunitense volta alla promozione dell’atlantismo, impegnata nella selezione e promozione di giovani politici, tra cui alcuni dirigenti curdi dei Verdi, abbia pubblicamente affermato che avrebbe preferito votare la Linke piuttosto che BSW, avviando l’improvviso entusiasmo mediatico e la roboante pubblicità per Heidi Reichinnek. Tutto ciò ha fruttato per la Linke ben 64 seggi, molti all’uninominale e ben quattro a Berlino: Ines Schwerdtner a Berlino-Lichtenberg, Gregor Gysi a Treptow-Köpenick, Pascal Meiser a Friedrichshain-Kreuzberg e Ferat Koçak a Neukölln. Neukölln è la prima circoscrizione occidentale in cui la Linke sia riuscita a vincere nella sua storia. L’ex primo ministro della Turingia Bodo Ramelow ha vinto nella circoscrizione di Erfurt-Weimar-Weimarer, Sören Pellmann ha vinto di nuovo nella circoscrizione di Lipsia II. A Berlino per la prima volta dagli anni ‘30 della KPD questa stravagante Linke è diventata il primo partito con il 20% dei voti davanti alla CDU (18,3%) e ai Verdi (16,8%), tuttavia tutto lascia intuire che ci sia ben poco da rallegrarsi. 

Mentre il ministro degli Esteri russo Lavrov è giunto in Turchia, per una visita ufficiale per discutere con Erdogan di pace in Ucraina e cooperazione regionale, oltreché del dramma palestinese, in Germania, ma potremmo dire in tutta l’Unione Europea, la pesante aggressione contro Sahra Wagenknecht dimostra come ci sia qualcuno che vuole escludere la pace in Ucraina e i diritti per la Palestina dall’agenda politica.

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