Quale impatto potrebbero avere le ultime sanzioni energetiche degli Stati Uniti sulle relazioni tra Russia e India?

di Andrew Korybko

da https://korybko.substack.com

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Pubblichiamo un contributo al dibattito di Korybko che tenta di chiarire le prossime mosse di Trump e l’evoluzione del quadro mondiale

I media sono stati inondati da notizie che ipotizzavano che le relazioni russo-indiane potessero risentire delle ultime sanzioni statunitensi in materia di energia, visto che di recente si sono concentrate sull’importazione su larga scala di petrolio da Mosca da parte di Delhi, che potrebbe essere messa a repentaglio da queste ultime restrizioni unilaterali. Una fonte indiana anonima ha dichiarato ai media che “la Russia troverà il modo di raggiungerci” e ha previsto sconti più alti per contrastare i rischi delle nuove sanzioni, tuttavia non c’è molto da preoccuparsi per ora.

Le misure non entreranno in vigore prima di marzo, quindi c’è ancora tempo per entrambe le parti di pianificare soluzioni, una delle quali si sta concretizzando nel recente ampliamento del pool di assicuratori russi da parte dell’India per includere compagnie non soggette a sanzioni, anche se non è ancora chiaro cosa faranno con la “flotta ombra” russa soggetta a sanzioni. In ogni caso, si tratta di un passo nella giusta direzione e dimostra l’importanza che l’India attribuisce alla continuazione dell’importazione su larga scala di petrolio russo scontato, la cui importanza strategica verrà ora spiegata.

Non solo ha contribuito a scongiurare una policrisi negli ultimi anni che avrebbe potuto catalizzare conseguenze disastrose a cascata in tutto il Sud globale, come si è detto qui, ma ha anche mantenuto l’impressionante traiettoria di crescita dell’India, conservando così anche l’attrattiva per gli investimenti esteri. Inoltre, l’India ha evitato preventivamente la dipendenza potenzialmente sproporzionata della Russia dalla Cina, diversificando i suoi flussi di entrate energetiche e impedendo così alla Russia di diventare il partner minore della Cina.

Questo ha fermato le tendenze bi-multipolari sino-statunitensi e ha facilitato la fase transitoria tri-multipolare della transizione sistemica globale verso una multipolarità più complessa (“multiplexity”). Questo risultato potrebbe essere visto da alcuni politici statunitensi come dannoso per i grandi interessi strategici del loro Paese, ma, d’altro canto, la Russia non si è ancora trasformata in una riserva di materie prime per mettere il turbo all’ascesa della superpotenza cinese, come avrebbe già potuto fare se l’India non avesse diversificato i flussi di entrate energetiche della Russia.

I grandi interessi strategici dell’India sono quelli di evitare che ciò accada, a causa della possibilità che la Cina possa un giorno far leva sulla sua partnership di primo piano con la Russia per indurre quest’ultima a ridurre e infine sospendere (indipendentemente dal pretesto) le forniture militari nuove e di riserva all’India. Inoltre, l’accelerazione da parte della Russia dell’ascesa della superpotenza cinese potrebbe costringere l’India a diventare il partner minore degli Stati Uniti, il che potrebbe portare a serie concessioni sulla sua autonomia strategica faticosamente guadagnata.

Questi imperativi suggeriscono che l’India farà di tutto per mantenere le sue importazioni su larga scala di petrolio russo a prezzi scontati, poiché l’alternativa è rischiare che la Russia diventi il partner minore della Cina, con tutto ciò che questo comporterebbe per rimodellare la transizione sistemica globale ripristinando il bimultipolarismo sino-statunitense. Nel caso in cui l’India si senta costretta a rispettare queste ultime sanzioni, come nel caso in cui Trump sia indotto da consiglieri fuorvianti a minacciare sanzioni secondarie paralizzanti, potrebbe cercare di trovare un accordo.

In cambio di deroghe alle sanzioni, che l’India potrebbe spiegare essere necessarie per impedire la trasformazione della Russia in una riserva di materie prime per accelerare l’ascesa della superpotenza cinese a spese dei grandi interessi strategici degli Stati Uniti, potrebbe cercare di convincere la Russia ad accettare il piano di pace di Trump. Sebbene non sia ancora chiaro cosa abbia in mente, i segnali inviati finora suggeriscono che chiederà alla Russia compromessi severi, che Putin potrebbe rifiutare e per cui Trump potrebbe reagire con un’escalation.

Questo potrebbe portare a un aumento delle sanzioni antirusse, compresa l’applicazione di quelle secondarie minacciate contro Paesi terzi come l’India, e a maggiori aiuti armati all’Ucraina per il perpetuarsi del conflitto. Se la Russia non accetta il cessate il fuoco, l’armistizio o i termini di pace offerti, allora potrebbe non avere altra scelta che diventare il partner minore della Cina, per disperazione, per ottenere finanziamenti e potenzialmente anche equipaggiamenti tecnico-militari in cambio della vendita delle sue risorse a prezzi stracciati, come finora si è rifiutata di fare.

Trump vuole il “Pivot (back) to Asia” al più presto per contenere in modo più muscolare la Cina, il che richiede una rapida soluzione del conflitto ucraino, per cui il suo possibile perpetuarsi potrebbe ritardare indefinitamente questo obiettivo e portare la Russia a mettere il turbo all’ascesa della superpotenza cinese, come lui vuole evitare. Lui e i suoi consiglieri potrebbero non vederla in questo modo, ma l’India potrebbe aiutarli a convincerli di questa previsione di scenario, alla quale alcuni membri del suo team potrebbero essere ricettivi a causa della loro indofilia.

Anche se l’India non riuscisse a convincere Trump a chiedere a Putin compromessi difficili e poi non riuscisse a convincere Putin ad accettarli, potrebbe comunque sfidare le prevedibili minacce di sanzioni secondarie degli Stati Uniti per continuare a importare petrolio russo scontato, anche se forse non nella stessa misura di prima. Questa possibilità si basa sulla grande importanza strategica dei loro legami energetici in relazione alla transizione sistemica globale dal punto di vista dell’India e sull’imperativo di evitare che la Russia diventi il partner minore della Cina.

Alla luce di queste considerazioni, la probabilità che le ultime sanzioni statunitensi in materia di energia danneggino i legami russo-indiani è bassa e non si avvicina neanche lontanamente a quanto ipotizzato da alcuni media, ma esiste comunque il rischio che essi possano essere un po’ danneggiati se non si riesce a trovare una soluzione. L’altra variabile importante è se l’India riuscirà a convincere Trump a concederle una deroga alle sanzioni in virtù del fatto che questi acquisti su larga scala impediscono alla Russia di diventare il partner minore della Cina o in cambio della mediazione sull’Ucraina.

La preferenza di Trump per le sanzioni e la sua ultima minaccia di raddoppiare quelle secondarie in quel caso potrebbero far deragliare l’attento multiallineamento dell’India tra Stati Uniti e Russia, costringendola a scegliere tra loro, cosa che non vuole fare. Ciò contestualizza il recente compromesso con la Russia come un compromesso pragmatico da parte dell’India, almeno per il momento, e dimostra quanto l’India non voglia essere costretta al dilemma precedente, anche se alla fine potrebbe ancora esserlo.

In fin dei conti, tutto dipende da quanto Trump sia disposto a fare pressione sull’India per quanto riguarda l’importazione su larga scala di petrolio russo scontato e da quanto l’India possa sfidarlo. Trump potrebbe essere convinto dall’India a riconsiderare l’idea di andare fino in fondo, mentre l’India potrebbe perseguire con coraggio i suoi grandi interessi strategici se ciò non accadesse, anche se a rischio di una grave crisi con gli Stati Uniti. Gli osservatori dovrebbero quindi tenere d’occhio queste dinamiche per il loro impatto potenzialmente enorme sull’ordine mondiale.

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