di Valerij Korovin
Da giorni la comunità mediatica discute di un altro gesto ostile da parte dell’Azerbaigian. Il tribunale per crimini gravi di Baku – il che è di per sé già un indicatore – ha riconosciuto la politologa Nazaket Mamedova colpevole di “collaborazione con i servizi speciali russi” condannandola a 13 anni di carcere “per tradimento”.
Una politologa – per tradimento! Verso chi? Non l’Armenia ostile, il che sarebbe comprensibile. Non Israele, a cui non piace il nuovo patrono dell’Azerbaigian, Recep Tayyip Erdogan. All’“amichevole” – cosa che il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev non si stanca di ripetere in russo perfetto – Russia. Con la quale, il giorno prima dell’inizio dell’Operazione Speciale Militare, è stato firmato un accordo in piena regola sull’amicizia e sulla cooperazione multilaterale su larga scala.
Vale la pena dire che Nazaket Mamedova non era una funzionaria statale e nemmeno era una detentrice di segreti di stato da divulgare a qualcuno. Quali informazioni avrebbe potuto fornire ai servizi speciali russi, anche se avesse avuto contatti con loro? E quale interesse potrebbero avere i servizi speciali russi nel reclutare una politologa? Ascoltare i suoi consigli intelligenti e le sue inventive? Per fare questo sarebbe bastato aprire i suoi video sulla rete e leggere i suoi post.
Un osservatore esterno tutto ciò può solo immaginarlo esaminando le varianti, ma io conosco la situazione dall’interno e l’intero caso, fino al momento in cui Nazaket Mamedova è stata arrestata nell’ottobre 2023 con l’accusa di “spionaggio per la Russia”, ha un retroscena.
Quattro mesi prima dell’arresto di Nazaket, Ibrahim Gasanov e Ibrahim Gumbatov sono stati arrestati in Azerbaigian. Gasanov mi ha scritto personalmente per molti anni, nell’ormai vietato Facebook, si definiva un eurasista e un sostenitore della Russia. Ha chiesto di inviare libri, ho inviato i miei pensieri – non articoli, ma alcuni schizzi, meme, demotivatori. Questa corrispondenza sarebbe rimasta online se l’Azerbaigian non avesse avviato i preparativi per la presa del Karabakh.
In quel momento, la parte azera aveva davvero bisogno del sostegno della comunità patriottica russa, perché era chiaro che l’intero spazio mediatico della Russia, come hanno poi condiviso i colleghi azeri, era “catturato dagli armeni” e la comunità patriottica, ad eccezione di un paio di noti politologi, simpatizzava completamente con il Karabakh. Emissari di Baku iniziarono così a visitare frequentemente Mosca.
Si sono recati direttamente all’Izborskij Club, una comunità di politologi, pensatori, scrittori, filosofi ed esperti patriottici. Il capo del club, Aleksandr Prokhanov, ha visitato Baku, dove ha avuto un incontro con il presidente Ilham Aliyev, in seguito un’intera delegazione dell’Izborskij Club ha visitato l’Azerbaigian, tra cui il filosofo e leader del Movimento Eurasista Internazionale Aleksandr Dugin, così come l’autore di queste righe. Sulla linea di contatto, nella città “calda” di Agdam, nella sede di un club appena ricostruito in un villaggio nuovo di zecca, si è tenuta una conferenza dal titolo significativo “Asse Mosca-Baku: l’Azerbaigian – unico alleato della Russia nel Caucaso meridionale”, è in tal modo che la parte azera ha chiesto di formulare l’argomento.
Non molto tempo prima, a Mosca, presso l’Hotel President, si era tenuta la stessa conferenza, dal titolo simile: “Asse Mosca-Baku”, diretta da Aleksandr Prokhanov e Aleksandr Dugin, tra i partecipanti il leader del Partito Comunista della Federazione Russa Gennadij Zyuganov, senatori e deputati russi della Duma di Stato. La parte azera aveva davvero bisogno di tutto questo, le visite reciproche erano frequenti, i funzionari e gli esponenti politici azeri chiedevano di aumentare l’attività delle relazioni bilaterali.
La stessa richiesta – per evidenziare più attivamente l’amicizia russo-azera e sviluppare progetti di cooperazione nel quadro dell’integrazione eurasiatica – è stata portata avanti dal Movimento Eurasista Internazionale, e Aleksandr Andreevich Prokhanov mi ha chiesto personalmente di coordinare questi processi, in qualità di “famoso specialista di Caucaso in Russia”, cosa che ovviamente ho accettato.
È stato allora che mi sono ricordato di Ibrahim Gasanov, che ho invitato a partecipare a questa manifestazione come attivista dei media. Ovviamente, lui ha chiesto qualche tipo di finanziamento per questa attività. Innanzitutto per pagare il lavoro di traduzione in azero dei libri e dei documenti eurasisti, per la pubblicazione di questi libri e opuscoli, che abbiamo pubblicato in abbondanza, come pure per l’organizzazione di tavole rotonde ed eventi su temi eurasisti a Baku. I trasferimenti di denaro – stiamo parlando d’importi di 40, 50mila al massimo, quando invece si è trattato dell’arrivo degli eurasisti azeri a Mosca di 120mila rubli alla volta, – sono stati gestiti da Ibrahim Gumbatov. Semplicemente perché Gumbatov disponeva di una carta azera, comoda per questa operazione.
Ho anche trasferito dei soldi a Nazaket Mamedova affinché gestisse il canale YouTube “Alfa TV” (perché abbia messo questo nome ancora non lo capisco), in cui parlava delle relazioni russo-azere, dell’amicizia e della cooperazione eurasista. Non ho nemmeno guardato il canale, poiché non capisco l’azero, abbiamo creato il canale su richiesta della parte azera, desiderosa di mostrare la nostra amicizia e interazione.
A Mosca, sempre su richiesta della parte azera, il Movimento Eurasista Internazionale ha tenuto un paio di conferenze sul tema della cooperazione russo-azera, sulla geopolitica della Transcaucasia, sul ruolo e sull’influenza degli Stati Uniti nella regione e su altri temi. Temi che il Movimento Eurasista Internazionale sviluppa da decenni. È stato allora che Ibrahim Gasanov, che viveva in un villaggio azero, distante dalla capitale Baku, ha visitato Mosca per la prima volta nella sua vita, prendendo parte alla nostra conferenza.
A Mosca, oltre alla conferenza, lo abbiamo incontrato presso l’ufficio del Movimento Eurasista Internazionale, abbiamo parlato per molte ore, è stato molto interessante per noi ascoltare le sue valutazioni sulla situazione politica in Azerbaigian, sull’influenza degli Stati Uniti nella politica azera e sulla regione nel suo insieme. Siamo andati al ristorante “Zhiguli”, dove abbiamo ascoltato canzoni sovietiche, abbiamo passeggiato per Mosca e sì, gli ho dato anche dei soldi per il viaggio. Ibrahim Gumbatov, invece, viveva generalmente a Mosca e studiava all’Università RUDN (Università Russa dell’Amicizia tra i Popoli).
Inoltre, ho chiesto a Gasanov di trovare un altro politologo in Azerbaigian, da poter invitare a Mosca per la successiva conferenza, che abbiamo tenuto qualche tempo dopo all’Accademia Presidenziale Russa dell’Economia Nazionale e della Pubblica Amministrazione (RANEPA), questo politologo era Nazaket Mamedova, che ha accettato e vi ha preso parte.
Immaginate la mia sorpresa, quasi un anno dopo, quando a causa di tutto ciò Gasanov, Gumbatov e Mamedova sono stati arrestati dai Servizi Speciali Azeri (DTX) e gettati in prigione (!). All’inizio la cosa mi ha generato sorpresa e sconcerto, poi, quando hanno cominciato ad arrivare i dettagli dell’accusa, sono rimasto scioccato! Cooperazione con i servizi segreti russi! Capisco che per i nostri “partner” americani tutti i russi siano contemporaneamente dipendenti del GRU, del KGB e del FSB. Ma qui è l’Azerbaigian, con il quale siamo amici, partner e, in generale, viviamo da cento anni nell’ambito della storia e di un paese comuni.
I dettagli cominciarono a trapelare attraverso i parenti (a quel punto tutti gli avvocati, intimiditi dal DTX, fuggirono inorriditi) – un’accusa di collaborazione con me, con Dugin (che, tra l’altro, né Gasanov, né Gumbatov, né Mamedova avevano nemmeno incontrato), tutto perché “Korovin è un uomo del KGB”! Sì, sì, è esattamente quello che è stato detto: “uomo del KGB”.
Il mio sconcerto ha lasciato il posto a un’ipotesi – forse mi stanno confondendo con un altro Korovin – Valerij Vladimirovich, uno specialista della macchina della verità che, in effetti, era un ufficiale del KGB in epoca sovietica. Ho cercato di comunicare tutto ciò in una lettera aperta, così come in una lettera indirizzata a Ilham Aliyev, trasmessa attraverso l’ambasciata, dove ho anche cercato di descrivere la situazione. La stessa lettera è stata scritta anche da Aleksandr Dugin. Tutto inutile.
Secondo i parenti degli arrestati, nessuno può vederli, gli avvocati si rifiutano di prendere in carico i loro casi, contro di loro vengono utilizzati metodi d’indagine non consentiti, vengono gettati in celle sovraffollate con criminali e viene chiesto loro di testimoniare l’uno contro l’altro. Nazaket Mamedova è stata condannata per prima, molto probabilmente per poi, per disperazione, ottenere la sua testimonianza contro Gasanov e Gumbatov, perché senza di loro non c’è nulla nei loro casi. Tuttavia, tenendo conto delle specificità della giustizia azera, quando né i parenti, né gli avvocati hanno accesso agli imputati, nel fascicolo del caso può essere scritto di tutto. Inoltre i loro processi si svolgono a porte chiuse, ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa così seria (è ironico). Questo significa che sono completamente in balia del DTX, e faranno di loro quello che vorranno, gli daranno 13 e, se necessario, 15 e 20 anni, tanto nessuno vedrà, né saprà nulla.
Che cosa abbiamo in conclusione? Quando l’Azerbaigian aveva bisogno del sostegno mediatico e morale della Russia prima della presa del Karabakh, soprattutto da parte della comunità patriottica russa, faceva di tutto per ottenere il nostro favore. Hanno organizzato eventi, loro stessi sono venuti, ci hanno portato lì, ci hanno dato cibo e bevande, ci hanno convinto a sostenerli con ogni mezzo necessario. Ma ora il lavoro è fatto: il Karabakh è sotto il controllo dell’Azerbaigian, quindi i patrioti russi, così come gli attivisti dei media, come tutti gli altri che si sono lasciati persuadere dagli emissari azeri, non sono più necessari.
Ma soprattutto, per aver collaborato con noi vengono ora processati e mandati in prigione, e le pene sono sconcertanti: 13 anni! Per la cooperazione con Korovin, Dugin e il Movimento Eurasista. Qualunque cosa scrivano sui casi degli eurasisti presi in ostaggio dal sistema giudiziario dell’Azerbaigian, io non sono membro di nessun “KGB” o di altri servizi speciali, e nemmeno della pubblica amministrazione, non lavoro lì, io sono un personaggio pubblico, un politologo, un politico, un filosofo, un intellettuale, un attivista dei media, chiunque, ma non un ufficiale dell’intelligence. Naturalmente, conosco personalmente molti dipendenti di tutti i servizi speciali, delle forze dell’ordine russe e di tutte le altre agenzie governative, come, credo, anche Dugin e Prokhanov, ma non vi presto servizio.
L’ironia è che sono giudicati per aver partecipato ad attività che, in senso stretto, sono state ordinate dalla parte azera. Ebbene, vale la pena dire che se danno 13 anni per una cooperazione con me e Dugin, allora noi stessi, come Prokhanov, come altri patrioti russi e generalmente persone perbene, dovremmo stare il più lontano possibile dai pomodori azeri.
Solo una cosa non è chiara: il presidente Ilham Aliyev – ogni volta in russo perfetto quando giura amicizia e amore reciproco a Putin – è consapevole di ciò che sta accadendo e di cosa stanno facendo i suoi servizi speciali? Oppure non gli obbediscono e non lo aggiornano? Ma se lo sa, di cosa si tratta? Quando avevano bisogno di noi, correvano con noi, mentre ora che il fatto è compiuto, mettono in carcere per aver avuto contatti con noi. Come possiamo definire tutto ciò per essere corretti e non offendere nessuno? Per aver collaborato con i patrioti russi – in prigione: in Ucraina tutto è iniziato esattamente allo stesso modo.
Valerij Mikhailovich Korovin politologo e personaggio pubblico russo. Direttore del Centro di analisi geopolitiche, vicedirettore del Centro per la ricerca conservativa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università statale di Mosca, membro del Comitato Eurasista, vicedirettore del Movimento Eurasista Internazionale, redattore capo del portale “Eurasia” (http://evrazia.org). Membro permanente dell’Izborskij Club.
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