Progetti di connettività Mar Mediterraneo – Golfo Persico, tra Iran, Iraq e Siria

di Maria Morigi

Con Cina e Russia in prima linea nei progetti di connettività dell’Eurasia e nelle iniziative diplomatiche, si sono rinsaldate le relazioni tra Riyadh e Teheran. L’accordo saudita-iraniano, avviato dagli Emirati Arabi Uniti sin dal 2019 e con la mediazione di Pechino, ha come cardini i principi di sovranità e non-interferenza e ha portato alla riapertura delle rispettive ambasciate con scambio di personale diplomatico. L’annuncio viene dato da Pechino il 10 marzo 2023. Inoltre il reintegro formale della Siria nella Lega Araba e la visita a Damasco del presidente iraniano Ebrahim Raisi offrono al presidente Bashar al-Asad vantaggi politici e diplomatici. Sulla scia dei legami ristabiliti tra Arabia Saudita e Iran (l’Iran è anche il più stretto alleato della Siria nella regione), anche Arabia Saudita e Siria, dopo 11 anni di congelamento delle relazioni diplomatiche, decidono di riaprire le loro ambasciate. E ancora, ai primi di giugno 2023 Teheran annuncia una nuova alleanza navale di 7 Paesi (Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar, Iraq, India) che stringono un patto relativo all’area del Golfo, la più contesa del Medio Oriente. L’intento è quello di estromettere la potenza navale degli Stati Uniti, poiché dalla base del Bahrein la Quinta Flotta americana pattuglia e ispeziona le navi in acque internazionali con la scusa di contrastare eventuali traffici di armi.

In tali rinnovati rapporti collaborativi in Asia occidentale è da inquadrare il progetto di collegamento ferroviario tra Mar Mediterraneo e Golfo Persico (vedi figura 1), tenendo conto che il progetto di una ferrovia tra Iran e Iraq è emerso più di dieci anni fa. Nel 2011, infatti, l’Iran ha completato la ferrovia Khorramshahr-Shalamjah di 17 chilometri per collegare le ferrovie iraniane alla città di Bassora. Successivamente, nel 2014, è stato firmato un memorandum d’intesa (MoU) tra Teheran e Baghdad per costruire la linea Shalamjah-Bassora all’interno del territorio iracheno. 

Nel luglio 2018, Saeed Rasouli, capo delle Ferrovie dell’Iran, annuncia il progetto di una linea ferroviaria in tre sezioni Iran-Iraq-Siria che collegasse il Golfo Persico (porto Imam Khomeini ) al Mar Mediterraneo, attraverso Bassora (Basra) e Al Bukamal, per estendersi nel nord-est siriano e terminare al porto di Latakia. La terza sezione, all’interno della Siria, in realtà comprende due rotte:  una rotta settentrionale tra i valichi sul confine iracheno-siriano di Al-Qa’im e Al Bukamal, per dirigersi verso il porto di Latakia, e una rotta meridionale dal valico di Al-Qa’im a Damasco via Homs (è una rotta più lunga, adottata a causa della presenza delle forze di occupazione Usa, ma garantisce il passaggio attraverso più città siriane). Il 14 agosto 2018, per contrastare le sanzioni occidentali, l’Iran conferma di voler estendere la ferrovia dal suo territorio alla Siria, con la partecipazione dell’Iraq. Durante la visita dell’ex presidente iraniano Rouhani in Iraq, nel marzo 2019, è firmato un memorandum d’intesa.

In aprile 2023 secondo il vice ministro degli Esteri iraniano per la diplomazia economica, Mehdi Safari, Iran e Iraq concordano e confermano di iniziare la costruzione della ferrovia di 32 km da Shalamcheh (in Iran città al confine con Iraq) a Bassora (in Iraq) dopo la fine del Ramadan (20 aprile 2023); il ministro dei trasporti iracheno, Al-Saadawi, visita Teheran per finalizzare accordi e progetti bilaterali e incontra il suo omologo iraniano il quale afferma che la prima fase di costruzione comporterà lo sminamento della zona di confine rimasta inaccessibile dalla fine della guerra Iran-Iraq nel 1988. Seguiranno i lavori per costruire un ponte mobile di 880 metri sul fiume Shatt Al-Arab in Iraq, realizzato da appaltatori iraniani. La posa dei binari dovrebbe iniziare contemporaneamente con altri lavori infrastrutturali intrapresi dalle Ferrovie irachene. Allo stato attuale dei lavori, il ministro iraniano delle strade e dello sviluppo urbano afferma che la linea ferroviaria in Iran è stata completata e ha raggiunto il punto di confine. Verrà iniziata a breve la seconda sezione (dal valico di confine Iran-Iraq passando per Bassora e Baghdad fino al confine Siria-Iraq) Il cui finanziamento secondo l’accordo spetta al governo iracheno.

Questo complesso progetto ferroviario articolato in tre sezioni avvia un’importante trasformazione nell’Asia occidentale: contribuisce alla ricostruzione della Siria, rafforza il settore dei trasporti e promuove il turismo religioso tra Iran, Iraq e Siria, che ospitano diversi importanti santuari sciiti. Inoltre serve come mezzo per aggirare le sanzioni occidentali e le pressioni sui tre Paesi, in particolare Iran e Siria, rafforza la loro indipendenza e riduce la probabilità di interferenza di potenze straniere nelle relazioni tra i Paesi che cooperano al progetto. E, se si espandesse ulteriormente ad Arabia Saudita, Giordania e Libano, ridurrebbe le tensioni tra gli stati regionali, favorendo – in una regione strategica – legami interregionali più forti invece di conflitti. L’importanza del progetto è dunque enorme e ha un ruolo cruciale in una rete più ampia, simile alla storica Via della Seta, collegando le linee della Belt and Road Initiative. Una volta completato il progetto, non solo consentirà all’Iraq di collegarsi alla vasta rete ferroviaria iraniana, ma aprirà anche la strada per nuovi collegamenti con Afghanistan, Pakistan, Cina, Caucaso, Russia e Asia centrale. 

A tal proposito Iran e Russia hanno appena siglato un accordo per una ferrovia che colleghi le città iraniane di Astara e Rasht, la più grande città iraniana vicina al mar Caspio, come parte del Corridoio internazionale di trasporto nord-sud (INSTC) rete multimodale lunga 7.200 km di rotte navali, ferroviarie e stradali per lo spostamento di merci tra India, Iran, Azerbaigian, Russia, Asia centrale ed Europa (figura 2).

Concludendo,  dobbiamo dare ragione a Sir Halford John Mackinder  che nel suo saggio del 1904 “The Geographical Pivot of History”  parlava dell’importanza della connettività terrestre sostenendo che i progressi nella tecnologia dei trasporti e lo sviluppo delle ferrovie potevano avere un forte peso geopolitico. Mackinder  faceva gli interessi della potenza coloniale britannica, ma oggi a nessuno – se non ai ciechi atlantisti pregiudizialmente anti-cinesi e anti-russi – sfugge che Il miglioramento  delle comunicazioni ha tante implicazioni positive, produce crescenti benefici economici, soddisfa interessi comuni e riduce le tensioni tra Stati. E, per essere pratici di fronte ai comuni interessi di sviluppo, è del tutto inutile che l’Occidente continui a soffiare sul fuoco delle divisioni tra Sunniti e Sciiti o continui a finanziare gruppi terroristici e supposte rivoluzioni per il velo islamico delle donne.

Figura 1

Figura 2

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