Traduzione di Alberto Rotundo
da https://www.qiaocollective.com
Mentre i paesi ricchi si riservano di accumulare vaccini contro il Covid-19, la Cina ne sta garantendo l’approvvigionamento ai paesi del Sud Globale esclusi dal nazionalismo vaccinale neocoloniale dell’Occidente e delle sue multinazionali farmaceutiche. Allora perché la Cina viene attaccata per i suoi sforzi?
Il Segretario Generale elle Nazioni Unite Antonio Guterres l’ha definita “la più importante prova morale” che il mondo debba affrontare oggi. Il Direttore Generale della OMS Tedros Adhanom ha messo in guardia contro un “fallimento morale catastrofico” il cui prezzo sarebbe pagato con le vite di coloro che abitano i paesi più poveri.
Questi avvertimenti riguardanti la distribuzione globale ineguale dei vaccini sono stati marginalizzati; al loro posto, ottimistiche chiacchiere di un “ritorno alla normalità” stanno nuovamente circolando mentre i cittadini del Nord Globale si mettono in fila per il loro tanto atteso vaccino per il COVID-19. Ma la normalità, come sempre, è relativa: alcuni difensori della salute pubblica avvertono che alcune nazioni potrebbero non essere in grado di iniziare a vaccinare la popolazione prima del 2024.
Siamo in un regime di apartheid vaccinale, che rivela ancora una volta i modi in cui il nostro mondo continua ad essere modellato dai doppi standard imposti da capitalismo, colonialismo e razzismo. La People’s Vaccine Alliance riporta che i paesi ricchi hanno acquistato un numero di dosi tre volte superiore alla necessità delle proprie popolazioni. Il Canada da solo ne ha ordinate abbastanza per vaccinare ogni Canadese più di cinque volte. Fino a Marzo inoltrato, gli Stati Uniti hanno accumulato decine di milioni di vaccini AstraZeneca – non ancora approvati per l’uso domestico – rifiutando di condividerli con altri paesi (solo dopo un’immensa pressione l’amministrazione Biden ha annunciato che avrebbe inviato delle dosi in Messico e in Canada). Le autorità Israeliane, lodate per aver iniettato la prima dose già a più di metà della popolazione del paese, hanno paragonato la propria responsabilità di vaccinare i Palestinesi che vivono sotto apartheid alla responsabilità di “prendersi cura dei delfini nel Mediterraneo”. L’Unione Europea ha esteso le controverse “opzioni di divieto” che permettono ai singoli stati membri di bloccare l’esportazione di vaccini verso nazioni extraeuropee. Nel frattempo, paesi come il Sud Africa e l’Uganda stanno pagando prezzi due o tre volte superiori per i vaccini rispetto all’UE.
Alla data di Marzo 2021, la Cina aveva condiviso il 48% dei vaccini prodotti dalle proprie aziende pubbliche con altri paesi attraverso donazioni ed export. Di contro, gli USA e il Regno Unito non ne avevano ancora condiviso nessuno.
Mentre il Nord Globale accumula vaccini per sé, la Cina – insieme ad altri paesi spesso diffamati come la Russia e Cuba – sta modellando una pratica del tutto differente di internazionalismo vaccinale. Il 5 aprile il Ministero degli Esteri ha comunicato che la Cina ha donato vaccini a più di 80 paesi ed esportato in oltre 40 altre nazioni. L’agenzia di analisi scientifiche Airfinity ha indicato che alla data di Marzo 2021, la Cina aveva condiviso il 48% dei vaccini prodotti dalle proprie aziende pubbliche con altri paesi attraverso donazioni ed export. Di contro, gli USA e il Regno Unito non ne avevano ancora condiviso nessuno. La Cina ha inoltre stabilito partnership per la ricerca, sviluppo e produzione di vaccini con più di 10 paesi, incluso per lo sviluppo di un vaccino congiunto in collaborazione con Cuba.
Determinante è stata la condivisione del vaccino Cinese come àncora di salvezza per i paesi a basso reddito del Sud Globale che sono stati superati dall’offerta economica delle nazioni ricche in corsa per accaparrarsi i vaccini realizzati in Occidente. Le donazioni Cinesi a paesi Africani – tra cui lo Zimbabwe e la Repubblica di Guinea che hanno ricevuto 200,000 dosi Sinopharm ciascuno a Febbraio – hanno permesso a questi paesi di iniziare la distribuzione dei vaccini agli operatori sanitari e ai più anziani, evitando un’attesa che sarebbe durata mesi o anni se ottenuti attraverso canali diversi. Una settimana dopo che Joe Biden ha escluso di condividere i vaccini con il Messico a breve termine, il paese Centroamericano ha chiuso l’ordine per 22 milioni di dosi del Cinese Sinovac per compensare a critiche carenze.
Ancora più rilevante è stato il supporto vaccinale Cinese per paesi isolati dal mercato globale a causa di sanzioni ed embargo imposti dagli Stati Uniti e dai loro alleati. A Marzo, la Cina ha donato 100,000 dosi alla Palestina, una decisione lodata dal Ministero della Salute Palestinese per aver dato copertura a 50,000 operatori sanitari ed anziani di Gaza e della West Bank esclusi dalla campagna vaccinale Israeliana. Il Venezuela, i cui asset esteri sono congelati dalle sanzioni USA, ha ricevuto 500,000 vaccini donati dalla Cina in un gesto definito da Nicolás Maduro come un segno dello “spirito di cooperazione e solidarietà” del popolo Cinese. Nel corso di questa crisi pandemica, la politica vaccinale internazionale della Cina segue organicamente la via già tracciata dagli aiuti Cinesi della prima ora, che hanno similmente attrezzato paesi a basso reddito e colpiti da sanzioni con gli strumenti per combattere il virus sul loro territorio.
Dal Venezuela alla Palestina, il supporto vaccinale Cinese ha raggiunto paesi isolati dal mercato globale a causa di sanzioni ed embargo imposti dagli Stati Uniti e dai loro alleati.
Di fronte ad una pandemia globale che USA ed alleati hanno strumentalizzato politicamente contro la Cina, l’internazionalismo vaccinale Cinese si è dimostrato una naturale prosecuzione della sua filosofia di cooperazione mutuale e solidarietà. Dal rapido sequenziamento del genoma virale e la sua immediata pubblicazione aperta a tutti i ricercatori nel mondo, fino all’invio di delegazioni mediche verso dozzine di paesi, la risposta della Cina alla pandemia è stata guidata da un semplice assioma di solidarietà globale. Nel Maggio 2020, Xi Jinping ha fatto sì che la Cina fosse il primo paese a prendere l’impegno di rendere il vaccino per il COVID-19 un bene pubblico globale, il che significa che tutti i vaccini Cinesi sarebbero stati prodotti e distribuiti su una base di non-competizione e di non-esclusione. Che contrasto con la minaccia espressa in quegli stessi giorni dal Presidente Donald Trump di congelare permanentemente il finanziamento Statunitense all’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel tentativo di punire l’Organizzazione per aver collaborato con le autorità sanitarie Cinesi. Il Ministro degli Esteri Cinese Wang Yi ha altresì enfatizzato l’importanza della solidarietà vaccinale, richiamando i propri colleghi al Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani di Febbraio scorso sul fatto che “la solidarietà e la cooperazione sono la nostra unica opzione.” Wang ha fortemente criticato i paesi “ossessionati nel tentativo di politicizzare il virus e stigmatizzare altre nazioni” e supplicato che la distribuzione globale dei vaccini sia resa “accessibile e conveniente per i paesi in via di sviluppo.” Il record della Cina ad oggi mostra che essa lavora seriamente per dare seguito concreto alla retorica che le sue autorità hanno impiegato nel chiamare alla solidarietà globale per sconfiggere la pandemia.
Poiché l’internazionalismo vaccinale della Cina propone una forma di cooperazione multilaterale che va al di là dell’egemonia Statunitense, esso è stato colpito da una campagna di propaganda mediatica concepita per far apparire l’impegno Cinese come losco, manipolativo, e poco sicuro. Nel Novembre del 2020, il Wall Street Journal annunciava felicemente che il Brasile aveva sospeso i trial del vaccino Sinovac a seguito di un “evento avverso grave”. Jair Bolsonaro, il Presidente di ultra-destra Brasiliano alleato di Trump, definiva la sospensione una “vittoria.” Un osservatore occasionale avrebbe ragionevolmente immaginato che vi erano seri problemi di sicurezza rispetto al vaccino Cinese; soltanto chi avesse approfondito avrebbe scoperto che la causa della morte del partecipante al trial era, in effetti, il suicidio. Uno stratagemma simile è stato adottato a Gennaio, quando i giornali annunciavano sulle prime pagine che un volontario Peruviano era morto nel mezzo di un trial del vaccino Sinopharm. Nuovamente, dietro ai titoli salaci vi era un dettaglio cruciale: il volontario, morto di complicanze legate al COVID-19, aveva ricevuto il placebo invece del vaccino.
Poiché l’internazionalismo vaccinale della Cina propone una forma di cooperazione multilaterale che va al di là dell’egemonia Statunitense, esso è stato colpito da una campagna di propaganda mediatica concepita per far apparire l’impegno Cinese come losco, manipolativo, e poco sicuro.
Dopo che studi su studi hanno dimostrato l’efficacia dei vaccini Cinesi e Russi, i media hanno quindi rivoltato la questione dell’aiuto vaccinale e del suo export presentandola come una pericolosa forma di “diplomazia dei vaccini.” Human Rights Watch ha assurdamente descritto gli aiuti vaccinali Cinesi come un “gioco pericoloso,” citando teorie del complotto sullo sviluppo della ricerca Cinese. Il New York Times si è chiesto se la Cina abbia “fatto troppo bene” contro il COVID-19, affermando che il governo stava “esportando al massimo i vaccini made in China nel tentativo di espandere la propria influenza sul piano internazionale.” Numerosi titoli hanno lamentato che la Cina stesse “vincendo” sul piano della diplomazia vaccinale, rendendo chiaro che gli opinionisti Occidentali vedono le vite dei popoli del Sud Globale come pedoni in un gioco a somma zero, i quali hanno un valore soltanto finché si piegano all’avanzata degli interessi egemonici dell’Occidente.
Alcuni attivisti sostengono che il pregiudizio nei confronti dei vaccini Cinesi sia basato sulla geopolitica e su nozioni razziste di competenza scientifica. Achal Prabhala, coordinatore del progetto AccessIBSA, che organizza l’accesso alla sanità in India, Brasile e Sud Africa, ha dichiarato che “il mondo intero – non solo l’Occidente – è incredulo all’idea che un lavoro scientifico di qualità in questa pandemia possa uscire da paesi non-Occidentali,” eppure è chiara l’importanza dei vaccini Cinesi e Indiani come “ancora di salvezza” per paesi a basso e medio reddito, sia nel compensare alla mancanza di vaccini nel mondo in via di sviluppo, sia come “utile arma” nei negoziati con le compagnie farmaceutiche occidentali.
Al netto delle narrazioni sulla “diplomazia dei vaccini” Cinese sostenuti dai media mainstream, sono gli Stati Uniti – non la Cina – le cui industrie farmaceutiche stanno sfruttando tatticamente la pandemia per produrre profitti sui vaccini. Pfizer, ad esempio, è stata accusata di “intimidazioni” nei confronti di alcuni governi dell’America Latina, avendo richiesto come rimborsi collaterali di eventuali contenziosi per mancato pagamento l’autorizzazione alla costruzione di basi militari – portando paesi come l’Argentina e il Brasile a rifiutare del tutto il suo vaccino. Possiamo soltanto immaginare quale isteria mediatica seguirebbe alla scoperta che la Sinopharm chieda basi militari Cinesi all’estero come collaterali al suo export di vaccini. Ma poiché è un’azienda Statunitense, la Pfizer è stata assolta dal suo neocolonialismo sanitario e la notizia è passata sotto silenzio.
Al di là delle accuse di opportunismo dei vaccini contro la Cina, sono gli Stati Uniti ad aver politicizzato la propria recente incursione nell’export vaccinale. Durante il suo primo incontro con i leader del “Quad,” un’alleanza anti-Cinese paragonabile alla NATO composta da USA, Australia, India e Giappone, Joe Biden ha annunciato la propria intenzione di usare l’alleanza per produrre un miliardo di vaccini per la distribuzione in Asia nell’esplicito tentativo di “contrastare” la Cina. È indicativo il fatto che mentre la Cina sostiene la cooperazione globale attraverso canali quali il COVAX (al quale ha donato 10 milioni di dosi), l’OMS e il programma vaccinale dei peacekeeper dell’ONU, gli Stati Uniti stiano perseguendo una diplomazia vaccinale attraverso un’alleanza militare altamente politicizzata e concepita per contenere la Cina. Similmente, a prescindere dalla pomposa retorica dell’amministrazione Biden sulla propria leadership a capo di un “ordine mondiale basato sulle regole”, sono gli Stati Uniti con i loro recenti bombardamenti in Siria ad aver violato una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che richiede un cessate il fuoco globale per facilitare la cooperazione pandemica.
Forse ancora più grave è il blocco imposto dagli Stati Uniti ed altri paesi ricchi alla proposta di una sospensione delle restrizioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio legate alla proprietà intellettuale, che permetterebbe a nazioni del Sud Globale di produrre versioni generiche dei vaccini COVID-19. La proposta è stata ufficialmente depositata da Sud Africa e India, e sostenuta da Cina, Russia e dalla maggioranza dei paesi del Sud Globale; l’ostruzionismo del Nord Globale contro la sospensione dei brevetti vaccinali rende chiaro che lo status quo dell’apartheid vaccinale non è un caso, ma un prodotto di deliberate politiche delle nazioni Occidentali volte a porre i profitti delle loro compagnie farmaceutiche al di sopra delle vite dei poveri del mondo.
L’ostruzionismo del Nord Globale contro la sospensione dei brevetti vaccinali rende chiaro che lo status quo dell’apartheid vaccinale non è un caso, ma un prodotto di deliberate politiche delle nazioni Occidentali volte a porre i profitti delle loro compagnie farmaceutiche al di sopra delle vite dei poveri del mondo.
Con i paesi del Nord Globale che ammassano vaccini ed esperti che avvertono che nuove campagne vaccinali potrebbero essere necessarie per combattere le varianti del COVID-19, il problema della carenza di vaccini è qui per restare. La capacità manifatturiera della Cina e la sua politica macroeconomica la mettono nella posizione di continuare ad essere il leader mondiale nella produzione di vaccini. Ad Aprile, la Cinese Sinovac ha annunciato di aver raggiunto la capacità di produrre l’enorme quantità di 2 miliardi di dosi di CoronaVac all’anno, grazie in parte agli sforzi del governo distrettuale di Pechino per assicurare alla compagnia superficie addizionale per la produzione. La produzione di vaccini Cinese si fonda sul modello di successo di intervento e coordinazione statale attraverso il quale imprese di proprietà pubblica e aziende private si sono riunite attorno alla costruzione di ospedali, alla produzione di dispositivi di protezione, e alla mobilitazione delle forze necessarie alla distribuzione del cibo durante l’epidemia del 2020.
Le politiche sui vaccini portate avanti dalla Cina, paragonate a quelle degli Stati Uniti e dei loro alleati, sono il riflesso di due visioni del mondo radicalmente differenti: laddove la Cina ha insistito sulla solidarietà globale per sconfiggere la pandemia, il mondo Occidentale ha rifiutato di alleggerire la pressione del proprio regime neocoloniale. Mentre la Cina supporta i vari tentativi fatti per cercare di ottenere equità presso il WTO e l’ONU, il Nord Globale sostiene un’apartheid vaccinale a vantaggio degli interessi corporativi. Queste differenze di per sé basterebbero per mettere a tacere le asserzioni che vagheggiano di “conflitto inter-imperialista” nell’analisi dello scontro tra Stati Uniti e Cina.
All’inizio della pandemia da COVID-19 Xi Jinping ha riaffermato l’impegno a “proteggere la vita e la salute delle persone ad ogni costo.” Non quando genera profitto, non quando conviene sul piano geopolitico – ad ogni costo. L’ostruzionismo Occidentale posto contro gli sforzi condotti da Cina, Cuba, Sud Africa e altri paesi del Sud Globale nella direzione di una maggiore equità vaccinale rivela soltanto il calcolo profondamente diverso che ispira il perdurante regime neocoloniale dell’Occidente.