Perché Lavrov ha detto che la Russia non è sola, ma non può fare affidamento su nessuno tranne se stessa?

di Andrew Korykbo

da https://oneworld.press

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

La scorsa settimana il ministro degli Esteri russo Lavrov ha condiviso due informazioni strategiche sulla posizione recentemente riconquistata della Russia come potenza mondiale nelle relazioni internazionali, informazioni che alcuni osservatori distratti potrebbero considerare contraddittorie. Mercoledì ha affermato che “nell’era che stiamo vivendo ed è proprio un’era, un lungo periodo storico, dobbiamo essere pronti a renderci conto che non abbiamo nessuno su cui contare se non noi stessi”. Il giorno dopo ha affermato che “non siamo affatto soli, stanno cercando di isolarci ma questi tentativi sono destinati al fallimento”, dopo di che ha fatto riferimento al fatto che la maggioranza dell’umanità del Sud globale si è rifiutata di sanzionare la Russia nonostante le immense pressioni statunitensi.

Queste affermazioni sembrano in effetti contraddittorie in superficie, ma riflettendoci un po’ più a fondo, tutto ha un senso ed è perfettamente coerente. Da un lato, la transizione sistemica globale verso il multipolarismo ha esacerbato senza come non mai i processi caotici preesistenti nelle Relazioni Internazionali ed ha fatto sì che la scuola di pensiero iperrealista si ponesse in primo piano nei calcoli politici di ogni Stato. In parole povere, oggi tutti gli attori danno priorità all’autosufficienza e alla massimizzazione della propria autonomia strategica nella nuova guerra fredda tra il ‘miliardo d’oro’ dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti e il Sud globale guidato dai BRICS.

D’altro canto, però, tutti i membri del secondo blocco emergente condividono gli stessi grandi interessi strategici per quanto riguarda l’accelerazione della transizione sistemica globale verso il multipolarismo attraverso la creazione delle relative istituzioni e il conseguente ripristino della Carta delle Nazioni Unite come base per regolare le relazioni tra loro. La struttura Russia-India-Cina (RIC) è diventata il motore di questi complessi processi, grazie ai quali Mosca si sta attivamente allineando tra i suoi due principali partner strategici, Delhi e Pechino. Il ruolo dell’India è quello di scongiurare preventivamente la dipendenza potenzialmente sproporzionata della Russia da Pechino, mentre quello della Cina è quello di confrontarsi attivamente con gli Stati Uniti e con Mosca.

Inoltre, il partenariato strategico cino-indiano ha la stimolante possibilità di funzionare come nucleo del secolo asiatico, che a sua volta garantirà l’ascesa dell’Africa e come esito finale il secolo afro-asiatico che finalmente ripristinerà l’uguaglianza, l’equità e la giustizia nell’intero Sud del mondo. Nel complesso, le complesse interazioni all’interno della RIC stanno rimodellando le relazioni internazionali in modo irreversibile, anche se tutto deve essere attentamente bilanciato per garantire il successo di questa ambiziosa visione. È importante che tutti gli attori diano priorità all’autosufficienza e all’autonomia strategica, parallelamente alla cooperazione pragmatica con partner affini.

L’intuizione condivisa in questa analisi dovrebbe quindi aiutare gli osservatori distratti a dare un senso alla visione del mondo multipolare di Lavrov. Le sue affermazioni sul fatto che la Russia non è sola al mondo, ma può comunque contare solo su se stessa, non si escludono a vicenda, ma sono pragmatiche e incarnano lo spirito del multiallineamento che è stato sperimentato per la prima volta dall’India nell’ultimo decennio e che da allora è diventato la norma nelle relazioni internazionali. Nessun Paese dovrebbe mai entrare in una posizione di dipendenza sproporzionata, in cui letteralmente si fa affidamento su qualcun altro, ma non dovrebbe nemmeno isolarsi dai processi globali: da qui la necessità di trovare pragmaticamente un attento equilibrio tra questi due obiettivi, proprio come sta facendo la Russia.

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