
di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
La Speaker del Congresso degli Stati Uniti Nancy Pelosi è atterrata martedì sera nella regione cinese di Taiwan dopo che Pechino le aveva sconsigliato di visitare l’isola. Questa provocazione non è stata fermata in anticipo, nonostante le indiscrezioni secondo cui l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) sarebbe potuto intervenire direttamente per impedire la sua visita. Questo, tuttavia, non deve essere interpretato come una debolezza da parte della Cina o come una tacita approvazione del suo viaggio. Piuttosto, ciò dimostra il pragmatismo del Partito Comunista Cinese (PCC) e la sua pianificazione strategica a lungo termine.
Per spiegare meglio, era ovvio che la terza carica degli Stati Uniti stesse provocando una crisi per ragioni che non avevano nulla a che fare con la spiegazione ufficiale di voler rafforzare le relazioni tra il suo Paese e l’isola cinese. L’America ha già un’ampia gamma di relazioni informali con Taiwan, comprese quelle che probabilmente violano la politica di “Una sola Cina”, come l’armamento delle forze armate dell’isola. Non c’era bisogno di visitare l’isola contro la volontà di Pechino per ribadire questo punto.
Piuttosto, le burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche degli Stati Uniti (“deep state”) sembrano aver concluso che è giunto il momento di iniziare quello che potrebbe essere il lungo processo di conclusione della guerra per procura contro la Russia, al fine di tornare in pista per “contenere” la Cina. A tal fine, hanno progettato di provocare una crisi con quel Paese che servisse da pretesto “salva-faccia” per disimpegnarsi gradualmente dall’Europa orientale e riorientare la propria attenzione verso l’Asia orientale.
La serie di sconfitte militari subite da Kiev dall’inizio del conflitto ucraino, che si sono protratte fino ad oggi nonostante l’invio di armi pesanti occidentali come i tanto sbandierati HIMARS ha contribuito a indebolire l’unità dell’Occidente. La crisi energetica europea ha già fatto ipotizzare che alcuni Paesi leader di quel blocco potrebbero fare pressione su Kiev affinché ceda più territorio a Mosca come parte di un compromesso per porre fine al conflitto.
Consapevoli di queste tendenze strategiche che giocano a favore della Russia nel lungo periodo, i decisori americani sembrano aver deciso che è meglio prepararsi a rilanciare il cosiddetto “Pivot to Asia” il prima possibile, ergo la crisi che Pelosi ha provocato con la Cina. Gli Stati Uniti hanno già dichiarato questo Paese come un cosiddetto “concorrente alla pari” e molti dei suoi commentatori sostengono da anni che esso rappresenta una “minaccia sistemica alla leadership americana”.
La Russia, al contrario, è considerata con condiscendenza come una “potenza regionale” capace solo di disturbare i Paesi che la circondano. Non si tratta di dare credito a queste osservazioni ripetendole, ma solo di sottolineare come l’élite statunitense vede rispettivamente la Cina e la Russia nel contesto di quella che molti chiamano la nuova guerra fredda. Questo grande riorientamento strategico dal “contenimento” della Russia rispetto al tentativo di fare lo stesso con la Cina richiede una crisi che serva da pretesto.
Qui sta il significato del viaggio provocatorio di Pelosi a Taiwan, ma Pechino era ben consapevole di questo evidente complotto con largo anticipo e ha saggiamente scelto di non rendere il tutto più facile a Washington. Questo spiega perché alla PLA non è stato ordinato di intervenire direttamente per impedire il suo sbarco sull’isola. Un intervento del genere avrebbe immediatamente reindirizzato l’attenzione delle forze armate statunitensi contro la Cina, invece di tenerle divise tra questo Paese, la Russia e l’Iran come avviene attualmente.
Il messaggio è chiaro e tutti vedono in che direzione sta andando la nuova guerra fredda. Gli sforzi degli Stati Uniti per “contenere” la Russia attraverso l’Ucraina sono falliti, ma gli USA non possono ammettere la sconfitta. È per questo che stanno fomentando problemi con la Cina per ingannare le masse occidentali sul fatto che questa crisi artificialmente fabbricata dall’inutile provocazione della Pelosi è presumibilmente molto più importante per i grandi interessi strategici dell’Impero in declino, ergo la necessità di disimpegnarsi dall’Europa e tornare al “Pivot to Asia”.
Nulla di tutto ciò si verificherà subito, dopo che la Cina ha saggiamente evitato la trappola che le era stata tesa perché il PLA intervenisse direttamente per fermare il volo della Pelosi a Taiwan. Pechino ha semplicemente guadagnato tempo per posizionare meglio le sue forze militari in vista di quella che sembra essere la prossima inevitabile fase della Nuova Guerra Fredda, che probabilmente inizierà seriamente l’anno prossimo, data l’elevata possibilità di raggiungere una sorta di compromesso in Ucraina intorno all’inverno, per le ragioni spiegate in precedenza.
Nessuno dovrebbe mai dimenticare che la Cina è una civiltà millenaria con migliaia di anni di esperienza diplomatica. I suoi strateghi hanno sempre pianificato con largo anticipo e hanno la pazienza di aspettare il momento giusto per agire o, meglio ancora, per modellare preventivamente le circostanze in base alle quali i suoi avversari reagiranno, in modo da essere sempre in vantaggio. È proprio quello che sembra stia accadendo in tempo reale, mentre la società cinese si prepara al cosiddetto “assetto di guerra”.
Questo, tuttavia, non significa che una guerra calda sia imminente, ma solo che tutti in questo stato di civiltà sono ormai consapevoli che la fase cino-americana della Nuova Guerra Fredda è inevitabile ed inizierò quanto prima. Rifiutando saggiamente di cadere nella trappola degli Stati Uniti, rifiutando di intervenire direttamente per impedire il viaggio di Pelosi a Taiwan, la Cina ha inviato ai suoi compatrioti il segnale che tutti devono prepararsi alla lotta imminente.
L’America pensava arrogantemente di poter ingannare la Cina e farla reagire alle circostanze che gli stessi Stati Uniti avevano creato, ma avrebbe dovuto sapere che una tattica di questo tipo non avrebbe avuto successo contro questa civiltà-stato millenaria. Non c’è dubbio che la Cina creerà le circostanze che costringeranno l’America ad agire prima che sia pronta, ma questo avverrà in un momento scelto da Pechino. I suoi strateghi hanno una pazienza suprema e quindi non hanno interesse a farlo fino al momento giusto.
Tenendo presente questo, si può dire che Pechino ha ribaltato la trappola che Washington le aveva teso con la visita provocatoria della Pelosi a Taiwan. Gli Stati Uniti agiranno ora in base alle circostanze che la Cina modellerà, anziché il contrario. Le forze armate americane cominceranno comunque a riorientare i propri sforzi verso l’Asia-Pacifico a seguito di questa crisi fabbricata artificialmente, ma il PLA sarà pronto e il Pentagono a quel punto non sarà in grado di prevedere le “sorprese” che lo attenderanno.
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