Per il Corriere della Sera Trump è il cattivone che vuole la pace

L’articolo a cui si riferisce l’Autore è di domenica 14 gennaio

di Davide Rossi

Per il terzo giorno consecutivo l’editoriale del Corriere della Sera inneggia alla guerra e auspica la guerra mondiale. C’è da restare sbalorditi. Poi – rispetto al mar Rosso – nel solito gioco di ribaltamento dei fatti, l’editoriale odierno si diverte a scrivere il contrario della realtà. Gli yemeniti hanno deciso di colpire e bloccare solo e soltanto le navi israeliane o dirette in Israele, da trenta giorni a questa parte permettono il libero transito nel mar Rosso e nello stretto di Bab el Mandeb di qualsiasi nave civile e commerciale di qualsiasi nazione del mondo, dunque il pieno e libero accesso al canale di Suez e al Mediterraneo. Tuttavia nell’articolo che on line è titolato “Se Trump torna presidente”, e sulla prima pagina cartacea: “Nel mondo di Trump”, Massimo Gaggi scrive: “Dopo aver tentato per tre mesi di evitare l’allargamento del conflitto iniziato a Gaza, Joe Biden fa quello che solo l’America, pur perdendo peso in Medio Oriente, è in grado di garantire con la sua forza militare: tenere il Mar Rosso aperto al traffico navale evitando di riportare il commercio mondiale tra Asia e Occidente all’era pre-Suez della circumnavigazione dell’Africa.” Invece è esattamene il contrario, gli anglo-americani pur di difendere gli interessi israeliani hanno portato la guerra nel mar Rosso e ora le navi commerciali non possono più entrare in uno spazio marino che è diventato un teatro di guerra. Il mar Rosso lo ha chiuso Biden per far un favore a Netanyahu, il resto son arzigogolate fantasie.

L’articolo procede con pura propaganda anti-trumpiana. Insomma l’alleanza liberal planetaria, quella che fa capo alle multinazionali speculative e alla NATO, vuole la guerra mondiale e vive con fastidio il possibile arrivo alla Casa Bianca di un uomo che le guerre non le vuole. Così l’articolo si fa contumelioso.

Lo sconfortato editorialista prende atto che “Trump oggi è favorito nei sondaggi” e se vince “abbandonerà l’Ucraina costringendola ad accettare la rinuncia a una parte rilevante del suo territorio e farà un secondo regalo a Putin riprendendo la sua politica di destabilizzazione della Nato”. Ovvero secondo Gaggi, se si fa la pace si destabilizza la NATO, la quale può esistere dunque solo se organizzano di continuo guerre in giro per il mondo.

Poi arriva la condanna dello statunitense elettore di Trump: “l’idea che il contadino dell’Iowa o l’operaio di Detroit non debbano più sostenere con le loro tasse conflitti e Paesi non vitali per il futuro degli Usa porterà a un progressivo ritiro di Washington dal mondo che lascerà gli alleati europei e asiatici più esposti alla prepotenza dei regimi autoritari, da Pechino a Mosca.” Ecco, sempre lì si torna! Russia e Cina, Cina e Russia, le nazioni che promuovono un mondo multipolare e di pace sono i nemici da combattere.

Quindi con garbo, ma forse neanche troppo, Gaggi spiega che Trump è scemo, perché ha una “limitata capacità di concentrazione su problemi complessi”, poi getta là due auspici: che almeno faccia guerra direttamente all’Iran, tanto per incendiare mezzo mondo e scateni una guerra commerciale a tutti i livelli con la Cina.

Concludendo Gaggi ammonisce: “tanti temono un mondo a misura di Trump, caotico, imprevedibile, alla mercé di logiche autoritarie”. Tuttavia ci sarebbe da capire come un mondo in pace sarebbe caotico, mentre uno devastato da una guerra mondiale sarebbe sereno, tranquillo e armonioso, ma questo forse ce lo spiegheranno quelli del Corriere con l’editoriale di domani.

Insomma Trump è stato il primo presidente a stelle e strisce in due secoli a non aver fatto guerre, ma questo non interessa, o forse è proprio questo il problema per coloro che appunto in modo del tutto irresponsabile auspicano e sperano nel deflagrare imminente di una guerra mondiale, che non si intrometta con i suoi accordi di pace nel placido e agghiacciante scorrere della morte e delle armi.

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