di Maria Morigi
Ben 130 paesi e 30 organizzazioni hanno preso parte ai lavori del terzo Forum BRI in programma a Pechino, 17 – 18 ottobre 2023. In occasione del decimo anniversario dal lancio del piano di sviluppo infrastrutturale BRI, Pechino pubblica un LIBRO BIANCO intitolato “The Belt and Road Initiative: A Key Pillar of the Global Community of Shared Future” che promette di continuare l’impegno con il suo “piano di alto livello per l’apertura e la cooperazione internazionale” e rinnova l’invito a sostenere lo sviluppo dei paesi del Sud globale. La presenza di Putin, l’assenza di UE e dell’ Italia (che col governo Meloni si è smarcata dagli accordi del Memorandum of Understanding sottoscritto in marzo 2019 da Giuseppe Conte e dal presidente Xi Jinping), non fanno che mettere in risalto l’importanza del progetto per la cooperazione globale, visto che da giugno di quest’anno la Cina ha firmato più di 200 accordi di cooperazione BRI con 152 paesi e 32 istituzioni internazionali in tutto il mondo.
Il Libro Bianco, pubblicato dall’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato della RPC, nel preambolo sottolinea che dalsuo lancio 10 anni fa la cooperazione nell’ambito della BRI si è estesa oltre i confini della Cina per diventare uno sforzo internazionale: “Essa si è evoluta dalle idee alle azioni, dalla visione alla realtà e dal quadro generale ai progetti concreti. È stata accolta dalla comunità internazionale sia come bene pubblico che come piattaforma di cooperazione e ha ottenuto risultati concreti”. La cooperazione BRI ha dunque prodotto vantaggi reali per i Paesi partecipanti, contribuendo al sano sviluppo della globalizzazione economica, a risolvere le sfide dello sviluppo e a migliorare il sistema di governance.
Il Libro Bianco si articola nei capitoli:
I. Proposta dalla Cina, ma appartenente al mondo intero;
II. Aprire la strada verso lo sviluppo condiviso e la prosperità;
III. Promuovere la connettività globale in più campi;
IV. Iniettare energia positiva nella pace mondiale e nello sviluppo;
V. Perseguire un progresso costante e duraturo nella Cooperazione BRI di alta qualità.
Con un approccio tipico della civiltà cinese, la Belt and Road Initiative diventa un PILASTRO fondamentale della comunità globale dal futuro condiviso. Un pilastro che si realizza nei fatti, cioè nei progetti portati a compimento o in via di realizzazione. Quelli che consentono di verificare, ed eventualmente correggere, la validità delle intenzioni teoriche. Dando spazio a questa vocazione pragmatica (e millenaria) della cultura cinese parlerò in appendice di alcuni progetti – illustrati nei Capitoli IV e V – intesi ad apportare benefici tangibili e a rafforzare la capacità di riduzione della povertà nei Paesi partecipanti attraverso il miglioramento della vita delle persone, senza dimenticare che le aziende cinesi hanno riparato ponti per gli spostamenti dei residenti locali, hanno scavato pozzi per soddisfare il bisogno di acqua potabile, hanno installato lampioni affinché i pedoni possano vedere quando tornano a casa di notte. Molti di questi progetti, apparentemente piccoli, hanno risolto problemi urgenti e migliorato la vita quotidiana, aumentando il senso di sicurezza della popolazione locale. Negli ultimi 10 anni, le aziende cinesi hanno lanciato più di 300 progetti in più di 20 aree di riduzione della povertà, assistenza sanitaria e riabilitazione, soccorso in caso di calamità, protezione dell’ambiente, cooperazione delle donne, progetti Happy Home e contribuito alla costruzione della sede dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie e del Centro di assistenza d’emergenza della Fraternità Cina-Pakistan a Gwadar. Hanno anche aiutato Camerun, Etiopia, Gibuti e altri Paesi a fornire acqua potabile pulita alla popolazione locale.
Risulta ormai del tutto evidente la differenza di approccio ai grandi temi dello sviluppo globale da parte dell’Occidente e da parte cinese. L’Occidente, pronto a schieramenti manichei, tutto preso a demonizzare nemici e trovare sempre nuovi motivi di conflitto e contrapposizione, brandisce l’arma della calunnia, delle sanzioni, dei diritti umani e dell’invio di armi; al contrario la Cina – senza gare sfrenate di potere – agisce con cautela diplomatica, si astiene dalla rissa, produce progetti operativi col fine di migliorare la vita e la soddisfazione di vita delle comunità laddove può arrivare il suo progetto fondato sulla cooperazione.