
un articolo interessante che mette in luce i sempre maggiori dubbi che nascono in Germania rispetto ad un inasprimento delle sanzioni contro la Russia, per i Paesi europei (e l’Italia) continueranno a farsi del male?
ASSOCIATED PRESS
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
I datori di lavoro e i sindacati della Germania si sono uniti nell’opporsi ad un divieto immediato dell’Unione Europea sulle importazioni di gas naturale dalla Russia per la sua invasione dell’Ucraina, dicendo che una tale mossa porterebbe alla chiusura di fabbriche e alla perdita di posti di lavoro nella più grande economia dell’Unione europea.
“Un rapido embargo sul gas porterebbe a perdite di produzione, chiusure, un’ulteriore de-industrializzazione ed alla perdita a lungo termine di posti di lavoro in Germania”, hanno detto Rainer Dulger, presidente della BDA, e Reiner Hoffmann, presidente della confederazione sindacale DGB, in una dichiarazione congiunta all’agenzia di stampa tedesca dpa lunedì.
Hanno sostenuto che le sanzioni dell’UE devono essere mirate per mettere sotto pressione la Russia minimizzando i danni ai paesi che la impongono, dicendo che “nell’attuale discussione, non lo vediamo”.
La dichiarazione arriva mentre i leader europei stanno discutendo possibili nuove sanzioni energetiche contro il petrolio russo, dopo la decisione del 7 aprile di vietare le importazioni di carbone russo a partire da agosto. I leader ucraini dicono che le entrate dalle esportazioni di energia della Russia stanno finanziando la guerra distruttiva di Mosca contro l’Ucraina e devono essere interrotte, il che non sarà facile da fare. Le 27 nazioni dell’UE ricevono circa il 40% del gas naturale dalla Russia e circa il 25% del petrolio. Secondo gli analisti energetici, il gas naturale sarebbe la cosa più difficile da eliminare, dal momento che la maggior parte proviene attraverso gasdotti dalla Russia e le forniture di gas liquefatto, che arrivano via nave, sono limitate a causa della forte domanda in tutto il mondo.
La Germania, importante hub manifatturiero e importatore di gas russo, ha finora resistito a una chiusura immediata e ha affermato che prevede invece di eliminare gradualmente il petrolio russo entro la fine dell’anno e la maggior parte delle importazioni di gas russe entro la metà del 2024. La commissione esecutiva dell’UE ha delineato le misure per ridurre di due terzi il consumo di gas russo entro la fine dell’anno utilizzando più gasdotti dalla Norvegia e dall’Azerbaigian, importando più gas liquefatto, accelerando lo spiegamento di progetti eolici e solari e intensificando gli sforzi di conservazione.
Il vicecancelliere tedesco Robert Habeck ha dichiarato in un’intervista al gruppo mediatico Funke che “un immediato embargo sul gas metterebbe in pericolo la pace sociale in Germania”.
Nonostante le diffuse sanzioni economiche contro banche e privati russi, l’UE continua a inviare circa 850 milioni di dollari al giorno alla Russia per petrolio e gas, anche se i governi dell’UE condannano la guerra in Ucraina. Le aziende ad alta intensità di gas includono produttori di vetro, metalli, ceramica e prodotti chimici.
Funzionari dell’industria affermano che in molti casi il gas naturale sarebbe impossibile da sostituire a breve termine e anche le associazioni che rappresentano le aziende di trasformazione alimentare, zincatura dei metalli e del vetro, nonché il capo del sindacato dell’industria chimica, si sono opposte a un’improvvisa chiusura delle importazioni di gas russe.
Gli analisti energetici affermano che un taglio completo del gas russo potrebbe causare una recessione e mettere alcuni governi dell’UE nella posizione di dover razionare il gas. Il governo deciderebbe quali attività sono meno essenziali e quali vedrebbero la chiusura o la riduzione dell’approvvigionamento per risparmiare famiglie e ospedali, che sono protetti dal diritto dell’UE. In ogni caso, una tale chiusura farebbe salire ancora di più i prezzi del gas già elevati.
Gli analisti affermano che il petrolio greggio russo sarebbe più facile da sostituire del gas per l’UE, ma che un boicottaggio porterebbe comunque a un aumento dei prezzi dell’energia, danneggiando i consumatori che stanno già affrontando un’inflazione record nell’UE del 7,5%.