di Francesco Maringiò, responsabile Relazioni Internazionali PdCI
Una sala piena ed attenta ha ascoltato le relazioni che si sono susseguite nell’intensa attività cha ha caratterizzato la programmazione dell’iniziativa: “Venti di guerra sulla Siria: dove sono i pacifisti?”.
Organizzata il 29 Febbraio scorso dal Partito dei Comunisti Italiani e dalla Fgci, si è svolta all’insegna di un’apertura di relazioni e di confronto con diverse realtà impegnate su questo fronte. Tra gli ospiti, infatti, c’erano il prof. Domenico Losurdo, docente universitario ed uno dei promotori dell’appello: “Fermare i preparativi di guerra! Mettere fine all’embargo! Solidarietà con il popolo iraniano e siriano!” che ha ricevuto l’adesione di tanti esponenti del mondo della cultura e politici e centinaia di militanti e pacifisti, Patrick Boylan, uno statunitense impegnato nei movimenti contro la guerra ed esponente della Rete No War, che nelle ultime settimane si è caratterizzata per l’organizzazioni di flash mob presso le ambasciate delle petrolmonarchie del Golfo e, precedentemente, per aver lanciato un appello (Siria No War) che richiamava l’attenzione sui pericoli di una imminente guerra alla Siria. Presente anche Mostafa El Ayoubi, caporedattore della rivista Confronti, un mensile cattolico che tratta questioni di “fede, politica e vita quotidiana”, da sempre in prima linea nella lotta contro la guerra.
Ad arricchire il dibattito ci sono stati anche due collegamenti telefonici: il primo, da Gerusalemme, con il giornalista de il manifesto Michele Giorgio, mentre il secondo, da Damasco, con Ammar Baghdash, segretario generale del Partito Comunista Siriano, che fa parte della coalizione di governo.
I lavori sono stati aperti da Fabio Nobile, segretario della Federazione Romana del PdCI e consigliere della Regione Lazio il quale, oltre a presentare gli ospiti, ha spiegato le ragioni che hanno spinto il Pdci e la Fgci a promuovere una iniziativa come questa, in una fase così delicata.
L’apertura delle relazioni è toccata a Domenico Losurdo, il quale ha passato in rassegna numerosi articoli apparsi sulla stampa occidentale (prevalentemente statunitense) al fine di smontare quello che lui stesso ha definito in precedenti saggi il “linguaggio dell’impero” e denunciare quindi i preparativi di guerra alla Siria ed all’Iran e la costruzione della campagna mediatica in sostegno all’”intervento umanitario”.
Dopo il lungo e ricco intervento del prof. Losurdo c’è stato, in collegamento da Damasco, il contributo del segretario del Pc Ammar Baghdash. Si è trattato di un momento molto importante della serata: molto spesso infatti si parla della Siria senza dare voce a quanti vivono ed operano in quel paese, attenendosi rigidamente ad una lettura interessata dei fatti, così come viene proposta dal mainstream occidentale o da quello legato alle petromonarchie del Golfo (Al Jazeera su tutti). Ammar Baghdash, tra le altre cose, ha parlato perché, oltre a denunciare i piani di destabilizzazione ed ingerenza interna nel suo paese e le minacce di guerra, ha anche affrontato i nodi che caratterizzano la dialettica in corso nel governo e nel paese, senza nascondere quindi gli aspetti problematici e i punti di criticità. Il Partito Comunista Siriano, infatti, fa parte della coalizione di governo ed è oggi fortemente impegnato a rigettare qualsiasi ingerenza straniera nelle vicende interne del suo paese ma, nondimeno, è attivo in una vivace e reale dialettica interna. Accanto alla lotta per la sovranità e l’indipendenza nazionale, questo partito è impegnato in una battaglia per la difesa delle classi sociali più deboli, condizione imprescindibile –stando a quanto ha raccontato Baghdash – per sottrarre consenso popolare alle forze della reazione.
Patrick Boylan, statunitense contro la guerra, si è invece soffermato sul ruolo dei mass media nell’informazione (distorta) di guerra, creando molti collegamenti tra il suo intervento e quello di Domenico Losurdo. Oltre a questo ha attirato l’attenzione del pubblico facendo una lunga carrellata dei conflitti che ci sono stati negli ultimi vent’anni, dalla Jugoslavia alla Libia, passando per l’Iraq e l’Afghanistan.
Franco Tomassoni, responsabile esteri della Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani, è invece intervenuto per informare sulle mobilitazioni che le altre organizzazioni giovanili in Europa e nel mondo stanno organizzando contro i tentativi di destabilizzazione di tutto il Medio Oriente e di come queste operino per la ricostruzione di un forte movimento contro la guerra. Tra le altre cose, Tomassoni ha sottolineato come il ruolo dei movimenti giovanili e studenteschi durante la guerra di aggressione all’Iraq, sia stato determinante per far assumere a quest’ultimo una dimensione di massa, ragioni per cui la Fgci è da sempre impegnata a portare nei movimenti giovanili e studenteschi un contributo peculiare volto a far crescere consapevolezza e coscienza pacifista ed antimperialista.
A seguire c’è stato il collegamento con Michele Giorgio da Gerusalemme. Il suo è un osservatorio privilegiato: la destabilizzazione dell’area mediorientale ed i rischi di guerra alla Siria metterebbero i palestinesi in una condizione ancora più dura e difficile di quella, certamente drammatica, che vivono oggi e, di converso, Israele continua a mordere il freno rispetto ad una guerra contro l’Iran e guardano con attenzione a quanto avviene in Siria, storico alleato di Teheran.
Mostafa El Ayoubi, giovane caporedattore di Confronti ha fatto invece una approfondita disamina geopolitica sul Medio Oriente, sciorinando tantissimi dati e facendo un’analisi sul movimento sciita e del suo ruolo nella regione. Il suo è stato un contributo molto interessante: di origini arabe e sunnita, è un giornalista che vive e lavora in Italia da anni e conosce in maniera approfondita la nostra società. Questo gli ha permesso di toccare le giuste corde per farsi comprendere dal pubblico che lo ascoltava ed offrire però un contributo con un punto di vista diverso dall’approccio culturale occidentale.
A Maurizio Musolino, infine, il difficile compito di tirare le prime parziali conclusioni di questo dibattito che, come è stato giustamente ribadito nel corso della serata, rappresenta solo un piccolo tassello del lungo e difficile lavoro che il PdCI ha deciso di fare su questi temi. Musolino, ha spiegato la posta in gioco nella regione – sottolineando come si tratti di una contesa di egemonia geopolitica che nulla ha a che fare con la democrazia e i diritti – e insistendo sull’importanza della mobilitazione contro la guerra. “Un anno fa – ha ricordato – eravamo in questa sala con Ammar Bagdash. Allora era semplice: la situazione non era travagliata e difficile come adesso ed era facile, per una forza occidentale, fare gli amici di un partito al governo. Oggi siamo ancora qui, al fianco ed amici dei comunisti siriani perché gli amici, come dice un vecchio adagio, si vedono nel momento del bisogno”! E così concludendo ha suscitato il forte applauso della comunità siriana, presente all’iniziativa.
Tirando le somme della giornata, possiamo senz’altro affermare che l’iniziativa ha avuto diversi pregi e meriti: anzitutto quello di far sedere attorno al tavolo esponenti dei diversi pezzi del movimento pacifista che oggi si battono contro i tentativi di guerra alla Siria e poi quello di articolare un’analisi approfondita ed un comune senso di appartenenza alla causa pacifista ed antimperialista. Senza dimenticare il fatto che in sala si è visto un pubblico interessato, attento e soprattutto vario: non solo militanti di partito, ma tanti attivisti contro la guerra, giovani ed esponenti della comunità siriana di Roma.
Da tutto questo vogliamo ripartire: affinché questa iniziativa non sia un tassello di una, pur utile, rassegna sulle tematiche internazionali ma un piccolo –e ci auguriamo utile- contributo alla ricostruzione di un forte movimento pacifista in questo paese.