Una prima vittoria del movimento contro la guerra

di Roberto Sidoli, Massimo Leoni, Daniele Burgio

handsoffsyriaRiceviamo e pubblichiamo

La decisione presa da Obama e dal circolo dirigenti dell’imperialismo statunitense di rinviare l’iperannunciato attacco contro il popolo siriano costituisce una prima – seppur limitata e assai fragile – vittoria del movimento che si è sviluppato su scala mondiale contro la minaccia di aggressione verso la Siria espressa dai predoni-provocatori occidentali.

Se le forze principali del variegato fronte di opposizione sono costituite dalla volontà collettiva di resistenza del popolo siriano e dalla dura contrapposizione attuata da Russia e Cina nei confronti dei piani bellici e delle evidenti provocazioni USA e anglofrancesi, ha giocato in questa fase un ruolo significativo anche l’opposizione spontanea delle masse popolari di tutto l’occidente contro i venti di guerra antisiriani. Tutti i sondaggi d’opinione hanno mostrato la larghissima resistenza alla guerra dei lavoratori occidentali, anche in paesi come Gran Bretagna, Francia e USA, a dispetto della frenetica campagna bellicista attuata senza sosta in questi ultimi giorni dai mass-media occidentali: secondo la Reuters l’80 percento degli americani è contrario all’aggressione contro la Siria.


Si tratta di un fenomeno politico nuovo e stimolante che ha interessato anche il nostro paese, dove fra l’altro un’ottima campagna di controinformazione e le manifestazioni/presidi contro la guerra hanno visto all’avanguardia proprio i comunisti italiani, dimostrando per l’ennesima volta la validità della “regola” enunciata da Pietro Secchia per cui si diventa/ridiventa forti e si trovano via via alleati solo lottando: una prova in negativo di tale “legge” è venuta del resto da quasi tutti i proteiformi gruppi e soggettività (a parole) iperivoluzionari nostrani, che hanno dimostrato anche in questa occasione (nella praxis e nelle realtà concrete) solo il loro disperato nullismo politico.