di Ankit Panda – Stanton Senior Fellow, Nuclear Policy Program, Carnegie Endowment for International Peace
da https://carnegieendowment.org
traduzione di Francesco Galofaro, UNITO
Un test di difesa missilistica statunitense del novembre 2020 finirà per rovesciare la stabilità strategica e complicare il futuro controllo degli armamenti. Il test segna un attraversamento del Rubicone, con risvolti irreversibili.
La statunitense Missile Defense Agency (MDA) ha confermato che, per la prima volta in un test, un razzo intercettore Standard Missile 3 (SM-3) Block IIA ha abbattuto con successo un missile balistico intercontinentale (ICBM). Con questo traguardo, l’SM-3 Block IIA diventa il secondo tipo di razzo intercettore statunitense con questa capacità. Le conseguenze per la stabilità strategica e il futuro controllo degli armamenti sono gravi.
Dalla fine degli anni ’90, l’impegno della difesa missilistica del suolo statunitense si è concentrato sulla difesa del Paese da una minaccia “limitata”, costituita da missili balistici provenienti dalla Corea del Nord e dall’Iran. In precedenza, a ridosso della guerra fredda, l’impegno riguardava una gamma più ampia di potenziali minacce. Poiché l’Iran attualmente non possiede una capacità balistica intercontinentale, la minaccia simbolica oggi consiste nella Corea del Nord, che ha condotto tre test riguardanti due progetti missilistici distinti.
Corea del Nord a parte, Russia e Cina esprimono da tempo la preoccupazione che gli Stati Uniti cerchino di contrastare la loro capacità di impiego di missili balistici intercontinentali. Queste preoccupazioni si sono intensificate da quando gli Stati Uniti, nel 2002, si sono ritirati dal trattato anti missili antibalistici del 1972. La statunitense Missile Defense Review (MDR) del 2019 sottolinea come gli Stati Uniti “facciano affidamento sulla deterrenza”, che il documento contrappone alla difesa missilistica, per proteggere la patria dalle “minacce missilistiche intercontinentali russe e cinesi”. Tuttavia, funzionari di entrambi i Paesi interessati hanno espresso la preoccupazione che l’impegno nella difesa missilistica del suolo degli Stati Uniti mini la loro capacità strategica di deterrenza nucleare.
Hanno buone ragioni per pensarlo: durante il lancio dell’MDR, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che l’obiettivo principale della difesa missilistica degli Stati Uniti è “garantire l’individuazione e la distruzione di qualsiasi missile lanciato contro gli Stati Uniti sempre, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento”. Allo stesso modo, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente, John Bolton, ha etichettato la Cina come “uno dei motivi per cui stiamo cercando di rafforzare il nostro sistema di difesa missilistica nazionale, qui negli Stati Uniti”.
Cosa è stato testato
Il 16 novembre 2020 un cacciatorpediniere missilistico guidato di classe Arleigh Burke della marina statunitense, la USS John Finn, ha lanciato un intercettore SM-3 Block IIA, un missile progettato per ascendere rapidamente dalla superficie terrestre e colpire cineticamente i veicoli di rientro di missili balistici al di fuori dell’atmosfera terrestre, utilizzando la cosiddetta tecnologia hit-to-kill (“colpire per uccidere”, N.d.T.). Qualche minuto prima, un missile bersaglio, che simulava un missile balistico intercontinentale, era stato lanciato dall’atollo Kwajalein delle Isole Marshall nel Pacifico meridionale verso l’oceano aperto a nord-est delle Hawaii. Secondo la MDA, Il sistema Aegis (“Egida”, N.d.T.) Ballistic Missile Defense (BMD) della USS John Finn ha utilizzato una funzione di “ingaggio a distanza”, utilizzando sensori esterni alla nave per coordinare il lancio dell’intercettore. Il test, chiamato FTM-44, ha avuto successo nel distruggere il “bersaglio rappresentativo di un ICBM” in arrivo.
Sebbene l’MDA non abbia specificato quale fosse il missile bersaglio utilizzato nello specifico, le distanze tra l’atollo di Kwajalein e l’Oceano Pacifico a nord-est delle Hawaii sono inferiori alla distanza di circa 8.000 chilometri (5.000 miglia) tra la Corea del Nord e le Hawaii, e alla distanza paragonabile che si dà tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti nordoccidentali, ovvero, la distanza più breve tra un presunto sito di lancio di missili balistici intercontinentali nella Corea del Nord e un obiettivo nei 48 stati USA attigui. Poiché la velocità dei veicoli di rientro missilistico aumenta con la distanza, questo test non avrebbe simulato in maniera adeguata il comportamento di un missile balistico intercontinentale nordcoreano. Inoltre, il missile bersaglio probabilmente non incorporava contromisure sofisticate o rudimentali, né altri metodi per battere la difesa missilistica, quali la presenza di testate multiple.
Nel complesso, il test del 16 novembre segna solo la terza dimostrazione riuscita di un intercettore BMD hit-to-kill statunitense contro quello che la MDA chiama obiettivo “rappresentativo della minaccia”. Il sistema GMD (Ground-based Midcourse Defense), l’unico sistema di difesa missilistico statunitense integralmente dedicato ad affrontare le minacce di classe ICBM, è riuscito due volte in test simili (FTG-15 il 30 maggio 2017 e FTG-11 il 25 marzo 2019).
L’FTM-44 era un test imposto dal Congresso, in parte motivato dal fatto che la Corea del Nord ha dimostrato di avere una capacità balistica intercontinentale nel 2017. L’MDA aveva in precedenza suggerito che la variante Block IIA del missile SM-3 sarebbe stata in grado di sconfiggere le minacce ICBM. Successivamente, l’MDA ha negato esplicitamente che l’intercettore Block IIA fosse progettato per gestire le minacce di classe ICBM.
Scosso dai rapidi avanzamenti missilistici della Corea del Nord nel 2017, il Congresso degli Stati Uniti ha preso l’iniziativa, portando l’MDA a esplorare l’adattabilità del blocco IIA SM-3 alle minacce ICBM. La sezione 1680 del National Defense Authorization Act del 2018 ha ordinato alla MDA di “valutare e dimostrare, se tecnologicamente fattibile, la capacità di sconfiggere una minaccia semplice di missili balistici intercontinentali utilizzando l’intercettore SM-3 block IIA”. I primi test del missile si sono concentrati quasi esclusivamente su minacce a raggio medio e intermedio. I reiterati piani della MDR del 2019 per adattare l’SM-3 Block IIA alla funzione di antimissile balistico intercontinentale, lo descrivono come “sottostante” al sistema GMD, allo scopo di “alleviare il fardello” che grava su quel problematico sistema. Pertanto, il test FTM-44 rappresenta la realizzazione di una funzione latente, sotto la direzione del Congresso, a seguito dei primi test di volo ICBM nordcoreani nel 2017.
Cosa cambia, ora?
Proprio come le loro controparti a Washington, i funzionari di Mosca, Pechino e persino Pyongyang pianificano il futuro e si preparano agli scenari peggiori. Dato che l’FTM-44 ha ridotto notevolmente i dubbi sulla capacità dell’SM-3 Block IIA di gestire le minacce di classe ICBM, questi Paesi riterranno qualsiasi cacciatorpediniere della Marina statunitense potenzialmente in grado di distruggere un missile balistico intercontinentale. Inoltre, potrebbero pensare che qualsiasi installazione statunitense dotata di un sistema di lancio verticale Mark 41 (VLS), il contenitore fisico che ospita l’SM-3 Block IIA e una serie di altri missili di difesa aerea, BMD e di attacco terrestre, abbia una tale capacità. Ciò potrebbe includere i siti Aegis Ashore (“Egida terrestre”, N.d.T.) con sede in Romania e Polonia, dove gli Stati Uniti, attraverso la NATO, gestiscono sistemi di difesa missilistica per proteggere l’Europa e il Nord America. Come suggerisce il nome, “Aegis Ashore” trasporta sensori, computer e suite software dalla nave a un’installazione fissa a terra.
Da solo, il Mark 41 VLS, senza il supporto dell’intero sistema Aegis BMD, non può contare molto, ma questo non attenuerà molto il modo in cui gli avversari degli USA percepiranno la minaccia. Inoltre, anche se la quantità di intercettori SM-3 Block IIA consegnati a tutt’oggi rimane basso, la quantità di Mark 41 VLS disponibili probabilmente influenzerà la percezione della minaccia in questi Paesi. Secondo la Lockheed Martin, produttrice del Mark 41 VLS, almeno 11.000 celle sono state consegnate, tra l’altro anche a dieci marine militari non statunitensi (inclusi diversi Paesi alleati della NATO).
Prima dell’FTM-44, gli avversari degli USA avrebbero potuto lavorare sull’ipotesi che l’intera portata delle capacità antimissile balistico intercontinentale statunitense esistente fosse rappresentata dai quarantaquattro intercettori GMD dispiegati in Alaska. Ma era già da tempo evidente che il nuovo blocco IIA SM-3 – e altri possibili intercettori – avrebbero rappresentato una minaccia per il prossimo futuro in tema di missili balistici intercontinentali. Oggi ci sono piani per aumentare a sessantaquattro il numero di intercettori dispiegati e per sviluppare un nuovo veicolo per il sistema GMD; con ogni probabilità, la possibilità di SM-3 mobili marittimi con capacità antimissile balistico intercontinentale diminuirà col tempo la centralità del sistema GMD, confermando i timori di Russia, Cina e Corea del Nord, specialmente dopo la dimostrazione dell’FTM-44.
Nonostante i peggiori presentimenti degli avversari statunitensi, ci sono serie limitazioni alle missioni BMD basate su nave. In primo luogo, le intercettazioni praticabili richiedono che la nave ospitante un intercettore SM-3 Block IIA sia posizionata adeguatamente. Nel caso dell’SM-3 Block IIA, un cacciatorpediniere equipaggiato con Aegis BMD dovrebbe prendere posizione per un’intercettazione esoatmosferica nella fase di discesa del veicolo di rientro del missile. Anche se l’SM-3 Block IIA copre un’ampia porzione di territorio, le navi che trasportano il missile potrebbero non essere sempre posizionate in modo appropriato. Anche se, in una crisi, la Marina americana potrebbe essere in grado di dirottare alcuni cacciatorpediniere per intraprendere una missione BMD posizionandosi, ad esempio, in modo da contrastare un lancio di missili balistici intercontinentali nordcoreani, questo non sarà sempre possibile.
In secondo luogo, poiché le celle Mark 41 VLS sono una risorsa limitata, l’assegnazione di intercettori SM-3 Block IIA avverrà al prezzo di non poter intraprendere con queste navi una missione d’attacco, e questo può avere effetto sulla deterrenza prebellica in alcuni scenari. Come osserva James Acton, altre missioni dei cacciatorpediniere Arleigh Burke, quali il supporto e la difesa delle portaerei statunitensi, potrebbero incorrere in un problema analogo. La marina USA attualmente non ha la capacità di ricaricare in mare queste celle VLS, e questo limita la flessibilità di queste navi una volta che le loro celle siano state caricate prima del loro dispiegamento.
Infine, il sistema Aegis BMD su nave dovrà affrontare sfide valevoli per tutti i sistemi di difesa antimissile balistico per far fronte alle future minacce ICBM. A differenza delle condizioni più o meno ideali in cui sono stati condotti i test FTM-44, FTG-15 e FTG-11, gli ICBM avversari possono essere lanciati in gran numero e con contromisure progettate per sconfiggere le difese missilistiche. Anche un avversario relativamente meno sofisticato come la Corea del Nord sarà in grado di sviluppare contromisure rudimentali.
Futuro controllo degli armamenti e stabilità strategica
Per anni, i funzionari russi e cinesi non hanno nascosto il loro interesse nell’affrontare il tema delle capacità di difesa missilistica del suolo statunitense in futuri negoziati sul controllo degli armamenti o nel dialogo sulla stabilità strategica. Anche se il primato statunitense sulla difesa missilistica è stato sin qui imperfetto, Mosca e Pechino temono un potenziale improvviso progresso qualitativo che potrebbe seriamente sconvolgere la fiducia nelle loro capacità di lancio nucleare. Washington non ha ricambiato questo interesse nel limitare le difese missilistiche, cercando di mantenere libertà di manovra su ciò che considerano una priorità fondamentale della difesa nazionale. In questo contesto, FTM-44 segna una tappa qualitativamente significativa che influirà sui dialoghi futuri.
La stabilità strategica si logora man mano che negli Stati cresce la preoccupazione che i propri avversari cerchino di ottenere un vantaggio assoluto. Anche se la difesa missilistica balistica basata sulle navi rimane una nicchia e si concentra sulla Corea del Nord, Russia e Cina temono che gli Stati Uniti cercheranno di mettersi in condizione di poter sferrare il primo colpo in un attacco nucleare contro di loro: la BMD aiuterebbe a limitare i danni derivanti dagli attacchi di rappresaglia dei missili russi e cinesi che dovessero sopravvivere a un primo attacco statunitense. Invece di promuovere la reciproca vulnerabilità, che a sua volta aumenterebbe la stabilità, le difese missilistiche statunitensi sono considerate destabilizzanti.
A parte Russia e Cina, anche la Corea del Nord è interessata dalle capacità di difesa missilistica del suolo statunitense- non sorprende che sia così, dato che è descritta come la principale minaccia dagli strateghi americani. Nell’aprile 2019, il leader nordcoreano Kim Jong Un ha commentato l’FTG-15 – il test contro-missile balistico intercontinentale del marzo 2019 – come un ulteriore esempio di “mossa ostile” degli Stati Uniti contro il Paese. La presentazione, da parte della Corea del Nord, di un nuovo missile balistico intercontinentale mobile di grandi dimensioni, adatto forse a più veicoli di rientro, suggerisce che Pyongyang abbia già in progetto di battere le difese missilistiche.
Gli Stati Uniti da tempo temono una corsa agli armamenti con Russia e Cina, le quali hanno entrambe investito in tecnologia per migliorare la loro capacità di penetrare le dotazioni antimissile balistico intercontinentale statunitense, oggi e domani.
Per evitare questa corsa agli armamenti, reciprocamente indesiderabile, gli Stati Uniti dovrebbero prendere sul serio le preoccupazioni russe e cinesi e affrontarle in buona fede. Inoltre, gesti unilaterali, come una dichiarazione del presidente degli Stati Uniti secondo cui l’unico scopo delle armi nucleari statunitensi sarebbe quello di scoraggiare la guerra nucleare, possono avere un valore nel ridurre le preoccupazioni russe e cinesi di un primo attacco statunitense. Separatamente, adottando un approccio volto al controllo degli armamenti per ridurre il rischio nucleare nei confronti della Corea del Nord, gli Stati Uniti potrebbero considerare di limitare le capacità di difesa missilistica del proprio suolo ai livelli attuali in cambio di un congelamento della produzione missilistica strategica di Pyongyang.
In definitiva, le conseguenze della dimostrazione tecnica del test FTM-44 saranno difficili da ribaltare. Il genio ha abbandonato la lampada e le ricadute per il futuro controllo degli armamenti e la stabilità strategica saranno significative.