Un anno di rafforzamento del movimento mondiale contro la guerra

paz colombadi Socorro Gomes*
da cebrapaz.org.br

Traduzione di Marx21.it

L’anno 2016, come gli anni precedenti, è iniziato all’insegna di maggiori sfide e compiti di rilievo. Come abbiamo rimarcato nelle nostre riunioni, campagne e dibattiti, il Consiglio Mondiale della Pace (CMP) ha il compito imprescindibile di rafforzarsi come organizzazione internazionale popolare e di massa, coinvolgendo le società e i cittadini nella difesa della pace, in posizione risoluta contro le guerre e le minacce alla sovranità dei popoli.

Siamo chiamati in quanto organizzazione internazionale a interagire con i movimenti organizzati di lotta dei lavoratori, della gioventù, delle donne, dell’intellettualità e di un ampio schieramento di patrioti, democratici, attivisti progressisti che in tutto il mondo si battono per la causa della democrazia, della giustizia sociale, dell’indipendenza nazionale e della pace.

Abbiamo messo in evidenza che gli Stati Uniti, muniti della loro macchina da guerra, delle loro stesse forze armate e dell’Organizzazione del Patto Nord Atlantico (NATO), delle loro basi militari disseminate in tutto il mondo, delle flotte della Marina da Guerra che solcano mari e oceani, della loro estesa rete di satelliti per lo spionaggio che controlla terra, mare e spazio siderale, alleati a potenze europee, hanno riorganizzato le loro forze e reagito al declino relativo della loro egemonia con rinnovata aggressività.

E’ certo che l’imperialismo statunitense indossa nuove vesti per perpetrare gli stessi crimini contro i popoli di tutto il pianeta. Con il volto di Barack Obama, per otto anni una è stata la retorica, ma la pratica un’altra. Sappiamo che la promessa di Obama è stata, principalmente, quella della fine della guerra contro l’Iraq e contro l’Afghanistan.

Nonostante la riduzione delle sue truppe, tuttavia, gli Stati Uniti continuano a essere impegnati in entrambi i paesi, che sono stati devastati e dove centinaia di migliaia di persone sono morte dal momento delle invasioni del 2001 e 2003. Inoltre, Obama a questi popoli massacrati offre l’innovazione tecnologica dell’assassinio a distanza, con un aumento considerevole dell’uso di veicoli aerei senza equipaggio (droni) per portare avanti la sua guerra sporca sotto una falsa apparenza di modernizzazione, uccidendo civili in Afghanistan, in Iraq e in Pakistan.

La militarizzazione del pianeta procede in modo accelerato, nella prospettiva egemonica della politica internazionale di minaccia e guerra. Nel 2015, secondo l’Istituto Internazionale di Stoccolma di Ricerche per la Pace (Sipri), il 2,3% del PIL del pianeta è stato speso nel settore militare; Gli Stati Uniti battono nuovamente il record, spendendo 595 miliardi di dollari, più del doppio rispetto al secondo importo, quello della Cina di 215 miliardi di dollari. I paesi membri della NATO si sono impegnati a destinare il 2% del loro PIL alla guerra, mentre i loro cittadini continuano a lottare per mantenere le proprie conquiste sociali e del lavoro, e rappresentano il  primo bersaglio della politiche di austerità nel corso della crisi internazionale.

Oltre alla denuncia della corsa generalizzata agli armamenti, abbiamo continuato ad intensificare la nostra lotta risoluta per l’abolizione delle armi nucleari e delle altre armi di distruzione di massa, collocandola in cima all’agenda dei movimenti che compongono il Consiglio Mondiale della Pace. Abbiamo ripreso il nostro Appello di Stoccolma e abbiamo sostenuto iniziative come quella del Consiglio Giapponese contro le Bombe Atomiche e all’Idrogeno (Gensuikyo), che svolgerà una conferenza a Hiroshima e Nagasaki in agosto, per accordare sempre maggiore sostegno alla lotta determinata per l’abolizione di questi armamenti.

La lotta per la smilitarizzazione delle relazioni internazionali è fondamentale per avanzare verso un mondo più giusto, di pace e libertà per tutti i popoli, soprattutto libero dalla minaccia di annichilimento e di un’altra guerra generalizzata che si suggerisce imminente.

Abbiamo promosso anche campagne incisive contro le basi militari straniere disseminate per il pianeta e l’ingerenza imperialista che si verifica nel Medio Oriente, in Africa, in Asia e in America Latina. Dove le potenze non sono riuscite a radicare la propria egemonia, dove alternative al loro potere e al soggiogamento si sono sono consolidate in cicli progressisti e nazionalisti, l’invasione o la promozione di golpe è la soluzione imperialista per ristabilire i propri canali di saccheggio e rapina di risorse dei popoli. Vediamo applicata questa tattica nel Venezuela Bolivariano, in Honduras, in Paraguay, in Ecuador, in Brasile, nel flagellato continente africano, e così via.

Nella Repubblica Araba di Siria, cinque anni di una guerra cruenta già hanno mietuto le vite di centinaia di migliaia di persone, obbligando altri milioni a sfollare o a cercare rifugio fuori dal proprio paese. Il tentativo di rovesciamento di un governo legittimamente eletto promosso dall’imperialismo statunitense fallisce, ma il popolo paga il prezzo per avere sfidato la mossa geopolitica che cercava di rimuovere dal potere un governo fedele alla sovranità del proprio paese, che resiste. I negoziati per il cessate il fuoco continuano a dimostrare che gli USA hanno un unico obiettivo, che non è la protezione del popolo siriano.

Per questo, abbiamo rafforzato la nostra solidarietà con i popoli in resistenza contro la guerra, l’oppressione e il colonialismo, denunciando l’occupazione della Palestina e del Sahara Occidentale da parte di Israele e Marocco, come pure la continuazione della colonizzazione di Porto Rico da parte degli Stati Uniti, delle Isole Malvine da parte del Regno Unito, e di 16 altri “territori non autonomi”, secondo la definizione dell’ONU. Che si debba ancora attendere la decolonizzazione è una vergogna per l’umanità che si sostiene stia avanzando politicamente e culturalmente, un anacronismo ingiustificabile, soprattutto dopo tante lotte e sangue versato.

Queste sono alcune delle nostre priorità in preparazione della nostra Assemblea, tra il 17 e il 20 novembre, in Brasile. Con le riunioni regionali e della nostra Segreteria, continuiamo a promuovere campagne e azioni congiunte o nazionali, a impegnarci nell’elaborazione di attività che rafforzino il Consiglio Mondiale della Pace nella sua mobilitazione contro le aggressioni imperialiste, per la sovranità dei popoli e per la Pace tra le nazioni, in quanto strumento dei popoli nella costruzione di un mondo più giusto.

Per questo, riaffermiamo: nonostante l’aggressività della sua reazione, l’imperialismo non è invincibile, e i popoli si mobilitano per sconfiggerlo.

*Socorro Gomes è presidente del Consiglio Mondiale della Pace e di Cebrapaz