I Paesi dell’Unione Europea, come sa chi presta un po’ di attenzione alla politica internazionale, sono assai bravi a parlare di pace, mentre preparano la guerra. Sono i campioni nel mettersi in bocca le belle, ma anche piuttosto vaghe, parole di libertà, democrazia, diritti e così via, mentre pongono in atto i loro squallidi piani neocoloniali. La gente guarda la mano che reca il ramo d’ulivo, ma dovrebbe stare attenta all’altra che impugna di nascosto l’arma omicida.
C’è poi tra questi uno Stato che si illude di avere un ruolo internazionale, ma che è lo zimbello di tutti e non a torto: si tratta dell’Italia, che per la seconda volta sta per essere coinvolta, nella ormai defunta Libia, in una guerra neocoloniale contraria ai suoi stessi interessi nazionali.
C’era poi una volta la Libia, il Paese africano con il più alto indice di sviluppo umano, che utilizzava le proprie risorse naturali allo scopo di sviluppare sé stesso e il continente africano, governata da un uomo che, nel bene e nel male, avevo reso la Tripolitania e la Cirenaica realmente indipendenti dopo decenni di misfatti perpetrati dal colonialismo italiano e da quello britannico.