di Fosco Giannini, segreteria nazionale PdCI
Ora, le fonti nordamericane vogliono raccontarci, raccontare al mondo, che alle tre della notte tra sabato 10 e domenica 11 marzo un sergente dei corpi speciali dell’esercito USA sarebbe incongruamente uscito da solo – come un Rambo impazzito, come una pecora nera del, peraltro, gentile esercito di Obama – dalla base militare USA di Panjwai, nella provincia di Kandahar, nel sud dell’Afghanistan; si sarebbe diretto, sempre solo, nei villaggi di Alkozai e Balandi e lì (ancora in estrema solitudine, dopo aver subito una mostruosa, licantropica, mutazione genetica che l’avrebbe spinto a lasciare i suoi, buoni e pacifici, commilitoni dormire serenamente nelle brande di Panjwai) abbattere gli usci, le finestre, le porte di una casa dopo l’altra dei due villaggi, spargendo nelle stanze il fuoco delle armi, l’inferno, la morte, abbattendo (prime fonti occidentali, probabilmente molto riduttive) almeno 16 persone, in gran parte donne e bambini.
In verità, le testimonianze degli abitanti dei villaggi già parlano d’altro: di una squadra intera di soldati USA ubriachi e drogati, di una vera e propria spedizione punitiva di tipo “vietnamita” tra i civili afghani, di una notte d’inferno nella quale almeno 50 sarebbero le nuove vittime del disgraziato popolo afghano. Ed è lo stesso Karzai, presidente dell’Afghanistan, a rendere più che mai credibile questa versione, avendo immediatamente riportato alla stampa occidentale il racconto di un quindicenne – Rafallah – scampato al massacro; un racconto nel quale chiaramente emerge il ruolo di massacratori indemoniati di un’intera squadra di soldati nordamericani.
Karzai, nel messaggio agli USA, ha definito la strage di Balandi e Alkozai un “orrore imperdonabile”, confidando, forse, nelle scuse di Obama. Ma la risposta del presidente degli USA – ancora molto amato anche da certa “sinistra” italiana – è stata sconcertante. Niente scuse, solo “ profondo dolore per il tragico errore”, ricordando che “ l’incidente non rappresenta l’eccezionale carattere dei nostri militari e il rispetto che gli USA hanno sempre avuto per il popolo dell’Afghanistan”.
Rispetto per il popolo dell’Afghanistan? Nel marzo del 2007 vi è la strage di Shinwar : un gruppo di marines spiana i mitra lungo le strade della città, mirando i passanti, i cittadini inermi. 12 sono i civili uccisi, 33 i feriti. Tra il gennaio ed il maggio del 2010 cinque soldati USA si inventono e praticano un nuovo sport: uccidono civili afgani, tagliando loro le dita, collezionandole come trofei di guerra, facendosi ogni volta fotografare accanto ai morti amputati. Nello scorso 11 gennaio quattro marines uccidono tre insorti afgani, si fanno riprendere mentre urinano sui loro corpi postando poi il video su Internert. In quest’ultimo febbraio altri militari USA della base di Bagram bruciano copie del Corano, registrano il rogo in un video e lo pubblicizzano, scatenando le giuste proteste e la violenza degli afgani. Tutto ciò senza poter dimenticare le celle a cielo aperto, prive di pareti ma circondate da filo spinato, della prigione di Guantanamo, dove i prigionieri afgani in mano agli USA vivono incapucciati, esposti a tutte le intemperie e sottoposti a quotidiane torture. E naturalmente, questi fatti, non sono che le ultime “stazioni” di quell’ inumano, sanguinoso calvario che gli USA hanno organizzato contro il popolo afgano da più di undici anni, un calvario con migliaia e migliaia di afgani, combattenti e civili, uccisi.
Quanto accaduto oggi nei villaggi di Balandi e Alkozi non è dunque l’eccezione, non è – come afferma Obama – “ un tragico errore”. E’, invece, la norma della sporca guerra imperialista. E’ l’azione di militari che vengono scientemente preparati nelle caserme USA all’odio per le altrui culture e alla violenza contro gli altri popoli. E’ l’essenza stessa della guerra di espansione imperialista. E’ la trasposizione in pratica di guerra, su terre di popoli lontani, della scuola dei marines, quella che forma soldati-schiavi torturati psicologimente e fisicamente ( e dunque pronti a farsi torturatori) da comandanti che puntano allo svuotamento delle coscienze dei giovani nordamericani per trasformarli in macchine da guerra cieche ed insensibili; è l’azione militare e terroristica contro i popoli del mondo che parte dal noto e succube “ si, signore!” che i preparatori bellici USA richiedono per ogni ordine dato ai giovani che stanno abbandonando la Ragione per trasformarsi in marines.
Non fu questo svuotamento della Ragione che condusse il tenente USA William Calley – nella guerra USA contro il Vietnam – ad ordinare l’ assassinio dei 500 abitanti di My Lay? Questo stesso sonno della Ragione scientificamente procurato non è stato forse alla base delle terribili sevizie perpetrate dai militari USA contro i detenuti iracheni del carcere di Abu Ghraib? E l’uso indiscriminato del napalm contro le popolazioni vietnamite, dove trova le sue basi concettuali se non nell’orrore inculcato nelle stesse scuole militari USA? Perché si radono al suolo Coventry, Dresda ? Perché si inceneriscono Hiroschima, Nagasaki, a guerra già vinta? Da quale parte oscura, ancestrale, bestiale della storia dell’umanità vengono le nefandezze di tipo nazista che gli Usa, la NATO, la CIA organizzano e pianificano contro il popolo cileno per abbattere Allende? Contro il popolo argentino per sostenere Videla ? Tutto quest’orrore USA, questo sangue versato ovunque, in ogni latitudine, in ogni angolo della Terra, in verità è intrinseco alla stessa azione imperialista, è parte necessaria del dominio imperialista. E’ l’abito insanguinato della “cultura” predatoria.
Sulla strage di Balandi e Alkozi ha così scritto su “La Repubblica” Vittorio Zucconi, certo non un comunista : “ Perché il soldato americano che è entrato imbracciando il suo “ unico amico”, il fucile automatico, nelle case del Kandahar e ha “innaffiato” di proiettili chiunque fosse a tiro, dovrebbe provare più inibizioni dei generali che ordinano i bombardamenti a tappeto e le salve di missili dagli elicotteri, dai droni, dagli aerei? Perché mai il sottotenente William Calley, della 23esima divisione di fanteria, avrebbe dovuto rispiarmiare, nel 1969, la vita dei 500 abitanti di My Lay, che lui personalmente e gli uomini del suo plotone abbatterono per “bonificare” quella zona dai “vietcong” ? I suoi superiori non avebbero esitato un istante a ordinare una pioggia di napalm slle stesse capanne se avessero – come lui – sospettato gli abitanti di connivenza e simpatia con il nemico. Nelle guerre fra razze, religioni, culture, tutti i nemici sono uguali e tutti disumanizzati nel linguaggio: i giapponesi sono tutti “giap”; i vietnamiti tutti “ gooks”, “charlie”, “slop”; gli arabi, anche quando non sono affatto arabi come gli afgani, diventano tutti “raghead”, teste di stracci o “camel fuker”, amanti di cammelli”.
Ciò che intende chiaramente dire Zucconi è che quando il sergente USA spara contro i civili di Balandi e Alkozai è lui, si, a sparare, ma il grilletto ideologico è innescato a Washington. D’altra parte, per gli USA, portare le basi NATO in Afghanistan, vicino ai confini della temuta Cina, della Russia dell’indomabile Putin; controllare le grandi vie del petrolio e dei gas che attraversano i territori afgani; essere il dominus di un’area mondiale geopoliticamente decisiva come quella afgana non sono cose di poco conto. Rappresentano invece una partita strategica, da vincere anche con soldati armati, oltrechè di armi sofisticate, di crudeltà e capacità di seminare orrore. Di soldati dell’imperialismo.
Una recluta del Vietnam, Gene Dark, al suo ritorno dalla guerra, scrisse un libro ( “ Atrocità di guerra”) che ebbe negli USA un notevole successo. Nel libro emergevano con chiarezza le “modalità” militari attraverso le quali i soldati USA potevano organizzare dentro di sé l’odio verso i vietcong, verso i comunisti e come – dunque- ogni loro azione, anche orrorifica, anche non iscrivibile nella liturgia militare codificata, acquisisse “liceaità” proprio attraverso la demonizzazione del nemico. Un militare degenerato di questo tipo, peraltro, è quello densamente e significativamente incarnato, nel film di Francis Ford Coppola, “Apocalypse Now”, dal tenente colonnello William “Bill” Kilgore ( l’attore Robert Duvall), comandante della “Cavalleria dell’aria”, che lancia napalm sui villaggi vietnamiti al suono della “Cavalcata delle Valchirie”, di Richard Wagner. E che dice, trasfigurato in volto: “ Mi piace l’odore del napalm, al mattino… è l’odore della vittoria”. In “Apocalypse Now”, come ricordiamo, c’era anche Marlon Brando nella parte del colonnello Kurtz, che sceglie, per denunciare l’orrore della guerra americana, di estremizzare l’orrore stesso, di organizzare un campo della morte e dell’orrore assoluto, di esasperare l’orrore per liberarlo da ogni ipocrisia e farlo emergere, nella sua scarnificata essenza, allo luce del sole. E che per questa azione di verità deve essere ucciso da un agente dei servizi segreti, il capitano Willard , appositamente inviato dagli USA.
Ed è del tutto evidente, alla luce delle parole con le quali Obama si riferisce alla strage di Balandi e Alkozi, ( “un tragico errore”) che il colonnello Kurtz e il suo tentativo di denunciare e urlare al mondo l’orrore della guerra americana, sono stati uccisi, rimossi dal capitano Willard, per sempre. E pensare che durante la XV Legislatura, durante il governo Prodi, c’erano senatrici e senatori comuniste/i che, per prendere le distanze dalla battaglia condotta da alcuni contro il rifinanziamento delle “missioni” in Afghanistan, dicevano di stare calmi e buoni, poiché tanto, da lì a poco, sarebbe arrivato Obama…