di Luis Carapinha
da avante.pt
Il coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti in Siria continua ad aumentare. L’attacco con missili da crociera del 7 aprile, nel momento in cui Trump riceveva nella sua villa in Florida il presidente della Cina, ha dato l’avvio a un ciclo che ha visto l’intensificazione delle azioni militari del Pentagono contro le forze armate di Damasco. La pericolosa scalata ha portato recentemente all’abbattimento da parte degli Stati Uniti di un caccia siriano in missione nella provincia di Raqqa, che ha causato un solenne avvertimento di Mosca.
E nei giorni scorsi è stata l’occasione per Israele di attaccare unità siriane che combattevano i sostituti del Fronte al-Nusra (catalogata dall’ONU come organizzazione terroristica) nella zona dei Monti Golan, il cui territorio si trova per due terzi occupato e annesso illegalmente dal regime sionista.
Washington ha installato nel sud della Siria, vicino alla frontiera con la Giordania (e dell’Iraq), una base militare e un perimetro detto di sicurezza. Nel nord-est della Siria, l’imperialismo statunitense si è proclamato patrono degli interessi curdi, provocando l’ira dell’alleato turco della NATO. Pure in questa zona le truppe degli Stati Uniti stanno installando diverse basi, con il pretesto della lotta contro Daesh, così come è accaduto in Iraq.
Indipendentemente dal fatto che si sa che i veri obiettivi strategici sono altri, essendo visibile l’inasprimento dei toni aggressivi e della campagna regionale contro l’Iran, occorre ricordare che le operazioni in Siria della cosiddetta coalizione internazionale guidata dagli USA sono completamente illegali e rappresentano una brutale violazione della sovranità e integrità territoriali della Siria e delle norme fondamentali del diritto internazionale.
L’azione degli Stati Uniti e delle potenze della NATO e alleati, compresi l’occupazione da parte della Turchia di una fascia territoriale nel nord della Siria e i regolari attacchi furtivi di Israele contro il paese vicino, costituiscono atti di pirateria, aggressione e terrorismo di Stato. Come lo è tutta la rete di sostegni ai numerosi gruppi armati terroristi. Al contrario della partecipazione delle forze della Russia e dell’Iran, la cui presenza conta sull’avallo del governo legittimo e internazionalmente riconosciuto di Damasco.
Il massiccio intervento diretto degli Stati Uniti e dell’insieme delle potenze complici sta incoraggiando lo scenario della spartizione della Siria. E allo stesso tempo è la conferma del fallimento dell’imperialismo nel raggiungimento degli obiettivi proposti. Il popolo e le istituzioni siriane continuano a resistere. I gruppi armati perdono terreno. Le forze del governo del presidente Bashar al-Assad controllano le maggiori città e, con l’aiuto dei loro alleati, avanzano nella complessa liberazione del territorio.
USA, UE, Israele, Turchia e monarchie del Golfo hanno usato contro la Siria i risultati della guerra in Iraq e in Libia ma non sono riusciti lì a replicare lo scenario libico. Invece, le fratture e le contraddizioni in seno ai paesi della coalizione terroristica anti-siriana mettono in evidenza le crescenti difficoltà degli Stati Uniti ad imporre la propria legge, nonostante le decine di migliaia di soldati dislocati nella regione.
Questa è una guerra dal profondo significato internazionale. Di qui l’importanza della solidarietà con la resistenza del popolo siriano e la difesa della sua sovranità.