Siria. Quelle strane stragi e il ricatto dell’Occidente

da http://tribunodelpopolo.com

siria-army-ataDopo l’ennesima strage denunciata dai ribelli, questa volta a Tremseh, si complica ulteriormente la questione siriana. E mentre si cerca di fare luce sulla dinamica del massacro, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha accusato l’Occidente di minacciare la Russia nel supportare la propria interpretazione della risoluzione siriana. Secondo Lavrov l’Occidente avrebbe interpretato il documento di Kofi Annan come un mandato per rimuovere Assad.

Gravi sviluppi dalla Siria, dove l’ennesima strage, avvenuta nel villaggio di Tremseh, è stata come al solito attribuita senza alcun indagine o approfondimento alle truppe di Bashar al-Assad. Come se non bastasse il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha accusato oggi i governi occidentali di tentare di minacciare Mosca nel supportare attivamente al propria interpretazione della risoluzione siriana.  Essi avrebbero minacciato di far terminare la missione degli osservatori delle Nazioni Uniti qualora non dovesse essere trovato un accordo.

Lavrov ha anche aggiunto che Mosca starebbe dando pieno supporto al piano di pace di Kofi Annan, ma che alcune potenze dell’Occidente  avrebbero distorto il significato del documento interpretandolo come un libero mandato per rimuovere il legittimo presidente Assad. Mosca quindi ha deciso di rispondere a tono agli Stati Uniti, che nei giorni scorsi per bocca di Hillary Clinton avevano rimproverato Russia e Cina perchè colpevoli di continuare a supportare Damasco e Assad. Lavrov oggi ha fatto chiaramente intendere che la Clinton ha, letteralmente, passato il segno. Un motivo in più per temere che Russia e Stati Uniti possano tornare a fronteggiarsi come nella Guerra Fredda utilizzando la Siria come campo di battaglia. Le bugie però cominciano a venire a galla, inchiodando l’Occidente e i ribelli alle proprie responsabilità.  Dopo le bugie raccontate sulle stragi di Houla e Homs, che un indagine tedesca ha invece attribuito alle milizie sunnite antigovernative, anche il massacro di Tremseh sarebbe avvolto nel mistero. Tutti i giornali occidentali hanno subito aperto con titoli a nove colonne che accusavano Assad dell’ennesimo massacro di civili, con oltre 200 morti, prendendo come al solito per buone tutte le voci provenienti dall’opposizione. Secondo i primi rapporti degli investigatori delle Nazioni Unite giunti sul posto però, sarebbero stati trovati solo i cadaveri di ribelli e soldati, e non quelli di famiglie e civili inermi come era stato raccontato in un primo momento. Un gruppo di osservatori si è recato sul posto sabato e dopo un’esame preliminare ha concluso che si sarebbe trattato di un attacco coordinato contro alcuni gruppi armati specifici e case che ospitavano “disertori e attivisti”.  Nell’attacco sarebbero state usate diverse armi, ma le dinamiche del massacro non sarebbero ancora chiare. Secondo il regime di Damasco sarebbero stati uccisi 37 ribelli e 2 civili nel corso di una operazione militare, mentre l’opposizione parla di oltre 220 civili morti dopo scontri con manifestati dell’opposizione. In base però alle prime indiscrezioni, ovviamente taciute dai media occidentali, la versione di Damasco sembrerebbe quella più vicina alla realtà. Damasco ha spiegato che l’operazione militare di Tremseh sarebbe stata decisa dopo continui appelli ricevuti dai civili della zona, che avrebbero chiesto l’aiuto dell’esercito dopo essere stati vittima di diversi atti criminali di bande terroriste armate. Allo stesso tempo però il ministero degli Esteri siriano ha negato in modo chiaro e netto che nell’operazione siano stati coinvolti carri armati ed elicotteri. Alla luce delle recenti scoperte quindi, secondo molti il massacro di Tremseh sarebbe l’ennesima prova di un gioco al massacro portato avanti dai media; sentiamo a questo riguardo cosa ha detto a Russia Today lo storico Gerald Horne: “E’ davvero curioso che appena prima di un meeting importante delle Nazioni Unite ogni volta sentiamo notizie di massacri”, ha attaccato Horne, aggiungendo che le speculazioni dei media sul numero di vittime sminuisce la credibilità delle notizie riportate.