Siria: le “armi chimiche”. E la storia alle loro spalle

di Domenico Losurdo | da domenicolosurdo.blogspot.it

carro silhouetteMentre la guerra civile in Siria divampava da un anno, in Italia «la Repubblica» pubblicava un articolo corredato da foto e da didascalie che alla versione strombazzata dai media facevano immediatamente seguire la verità nel frattempo emersa: 

«15 marzo 2011. Inizio ufficiale della rivolta, manifestazione nella città di Dara’a. L’opposizione sostiene di manifestare contro l’arresto di alcuni bambini autori di graffiti anti-regime. Ma nessuno finora ha incontrato quei bambini. […] 6 giugno. Amina, la blogger “Gay Girl in Damascus” viene rapita dalla sicurezza siriana. La notizia appare sui media internazionali. Pochi giorni dopo un giornalista britannico rivela l’identità della blogger. In realtà è un maschio americano che scrive dalla Svizzera. 8 agosto. La foto dei cadaveri di 8 neonati prematuri in un’incubatrice, uccisi da un black out fa il giro del mondo. L’originale della foto rispunta in Egitto: sono neonati addormentati in un’incubatrice […] Febbraio. Il direttore del “Syrian observatory for human rights”, di stanza a Londra, è la fonte principale per le notizie sulla Siria. Gli stessi attivisti ammettono che il sedicente direttore Rami Abdel Rahman non esiste»


(Alberto Stabile, L’orrore online come arma di lotta. Tra regime e ribelli è guerra mediatica, in «la Repubblica» del 14 marzo 2012, pp. 14-15).

Purtroppo, il giornalista qui citato sciupava il suo meritorio lavoro con un commento all’insegna al tempo stesso dell’ovvietà e della manipolazione: a condurre la guerra mediatica erano e sono entrambi le parti! E chi mai potrebbe mettere in dubbio che la guerra presuppone uno scontro tra due parti contrapposte? Ma fermarsi a questa ovvietà significherebbe non pronunciare la verità bensì deformarla. Anche per quanto riguarda la guerra mediatica occorre procedere all’analisi dei rapporti di forza, distinguendo tra grandi potenze da un lato e un paese piccolo e sostanzialmente indifeso dall’altro, tra aggressori e aggrediti: appoggiati com’erano dall’Occidente, i «ribelli» potevano vantare una schiacciante superiorità per quanto riguardava la produzione del falso e la capacità di diffonderlo e bombardarlo in ogni direzione.

Domenico Losurdo