Siria. Guerra civile e invasione militare “umanitaria”

di Alessandro Avvisato | da Contropiano

 

siria militariOrmai è l’escalation. Fonti israeliane rivelano l’organizzazione dei campi di addestramento in Turchia per i miliziani anti-Assad. Sul terreno operano commandos turchi, sauditi e delle petromonarchie del Golfo. Fonti egiziane confermano: sul posto anche i miliziani libici del Cnt. Primo obiettivo invasione e secessione di una parte della Siria.

 

La Turchia, da mesi combatte una guerra sotterranea con i propri commandos che appoggiano le azioni militari della Free Syrian Army contro le milizie del regime di Bashar el Assad. Non solo: l’azione militare turca è condotta assieme a militari sauditi, libici, del Qatar e degli Emirati arabi uniti. Si fa sempre più concreta la possibilità che la Lega araba e la Turchia – con il tacito assenso della Nato – attuino una escalation militare “umanitaria”: alle azioni “coperte” di commando turco-arabi al fianco dei disertori siriani potrà essere aggiunta un’invasione che sottragga a Damasco una fascia di territorio, inclusa addirittura, secondo notizie pubblicate dai quotidiani turchi e confermate da fonti israeliane, anche la “seconda capitale” siriana: Aleppo. Secondo fonti israeliane di recente si è costituito in Turchia un campo per l’addestramento alla guerriglia di civili e soldati disertori siriani. Sono loro che attaccano i campi militari, i centri di formazione e i mezzi militari siriani, con le armi e l’equipaggiamento fornito da Ankara. Queste unità hanno già ucciso centinaia di lealisti di Assad, obbligando l’esercito siriano a stare sulla difensiva all’interno delle stesse basi militari. La Turchia sta conquistando alcuni chilometri di territorio al confine nord con la Siria, per creare una zona franca nella quale i profughi possano trovare rifugio e proteggersi dall’esercito siriano.

 

La Turchia ha deciso di accogliere i campi di addestramento dell’Esercito di liberazione siriano», responsabile di un crescente numero di attacchi contro le forze lealiste. Si tratta di reparti militari d’opposizione composti in gran parte da disertori dell’esercito regolare, che stanno affluendo anche in Giordania, come ha fatto sapere il governo di Amman annunciando l’arrivo di «almeno sessanta militari e agenti con gradi da sergente e colonnello», accomunati dalla volontà di non partecipare più alla repressione delle proteste da parte dei civili. “Burhan Ghalioun, il leader del Consiglio Nazionale Siriano anti-Assad, è un erudito accademico parigino che ha già dichiarato che il popolo siriano è a favore della “resistenza” contro Israele” rileva il quotidiano israeliano Jerusalem Post, mentre ben poco si sa del comandante dei ribelli, il colonnello Raid al-As’aad, a parte il fatto che è sannita.

Il ruolo di Lega Araba e Turchia nel sostegno alle rivolta contro Assad trova il consenso dell’amministrazione Obama, che dopo aver inviato ad Assad il diktat di abbandonare il potere, ha scelto di perseguire una soluzione regionale alla crisi, facendo affidamento sull’Arabia Saudita, che non ha mai gradito l’eccessiva vicinanza del regime di Bashar Assad alla Repubblica islamica dell’Iran, suo maggiore avversario strategico. Secondo il quotidiano egiziano al Ray al Arabi, 600 militari libici del Cnt agli ordini del comandante militare di Tripoli Abdelkarim Belhaj, sarebbero già penetrati in Siria, attraverso il confine della Turchia per preparare questa invasione. Sul fronte opposto, sono stati inviati a contrastarla – su disposizione iraniana – 4.500 mujaheddin dell’Esercito del Mahdi di Moqtada al Sadr.