di Raul Crespo | da www.aporrea.org
A Washington i democratici stanno facendo calcoli elettorali sull’opportunità di attaccare l’Iran, e se non lo faranno loro lo farà Israele attaccando per proprio conto e così gli Stati Uniti dovranno intervenire dando sfogo alla pressione che Pentagono e Tel Aviv esercitano su Obama.
E’ difficile fermare Israele, che non sta nella pelle per bombardare l’Iran, che da mesi sta preparando la società attraverso internet. Questo è il suo modo di comunicare. Ci si procura cibo, acqua, maschere antigas. Si è già preparati, dicono le autorità di governo, alla pioggia di missili che cadranno dopo i bombardamenti.In tutto il territorio ex funzionari del Mossad fanno discorsi alla popolazione, nelle università e nei collegi, preparandola psicologicamente, si sollecita gli Stati Uniti perché intervengano affinché i negoziati con Teheran non producano risultati; più tempo significherebbe permettere che Ahmadinejad ottenga le sue armi nucleari, sostiene il governo di Benjamin Netanjahu. Non possiamo più aspettare, l’attacco è improrogabile, concludono.
Da parte sua, la Casa Bianca e il segretario alla Sicurezza hanno già trovato il pretesto per una zona di esclusione aerea sulla Siria, le armi chimiche di Bashar Al Assad, e l’ONU dovrebbe autorizzare l’installazione della zona esclusiva per l’aviazione statunitense e della NATO allo scopo di attaccare l’aviazione siriana e lasciare questo fianco pronto per la penetrazione in Iran.
Il modo più ricorrente di costruire il discorso politico degli USA è quello degli atti di provocazione (la CIA è il braccio esecutore), che sono parte dell’etica di Washington. Non vogliono prendere atto che alla lunga rappresenterebbe un errore tanta prepotenza degli USA e di Israele, che gli atteggiamenti di provocazione sfocerebbero nella risposta dell’Iran. Eppure sono anni che si preparano all’attacco, una risposta che provocherebbe il fatto che vari attori possano entrare nel conflitto, qualora Israele o gli USA decidano di utilizzare bombe nucleari.
Con veto o senza veto gli Stati Uniti sono disposti a distruggere l’aviazione siriana, ultimo scoglio prima di attaccare l’Iran, e per questo Obama ha già annunciato l’intenzione di cambiare i suoi calcoli militari se Bashar Assad deciderà di utilizzare armi chimiche. Un gesto che sarebbe eseguito dalla CIA per incolpare il governo siriano. Con questa manipolazione si richiede all’ONU di conferire il permesso agli USA e alla NATO di attaccare da uno spazio aereo ristretto.
La rinuncia di Kofi Annan, ex segretario generale delle Nazioni Unite e inviato speciale di questo organismo in Siria in una missione di mediazione, ha evidenziato un fatto inoccultabile: in realtà la guerra civile in Siria non ha soluzione per la partecipazione degli USA attraverso la Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar. Annan non ha potuto assolvere al compito richiesto dall’ONU di ricercare un’uscita negoziata per la pressione internazionale dei paesi allineati con gli USA, una struttura che sta al di sopra del compito istituzionale dell’ONU e delle Corti Internazionali.
Non sono il veto della Russia o il voto contrario della Cina a impedire un’uscita politica dalla guerra in Siria. Kofi Annan si è solo reso conto che la Siria è un pretesto per chiamare in causa l’Iran, che rappresenta il premio più ambito da quando è iniziata la “primavera araba”, un progetto geopolitico che è iniziato rovesciando i governi di Tunisia, Egitto, Libia, paesi essenziali per la loro collocazione geografica e governi con leadership che occorreva distruggere.
La Siria rappresenta lo scoglio che si prolunga, perché Washington ha incontrato il veto della Russia, l’opposizione della Cina. Ma i militari del Pentagono hanno avuto il tempo sufficiente per perfezionare il loro arsenale nucleare di pochi chilotoni, armi che sarebbero utilizzate se nelle prime settimane l’Iran resistesse con la forza e non si vedesse la fine della guerra nel giro di un mese.