di Gelsomino Del Guercio | da www.lettera43.it
Le spese militari equivalgono ai tagli della spending review
Nel calderone della Difesa, i tagli annunciati dal ministro Giampaolo Di Paola (spesa ridotta di 1,1 miliardi di euro in tre anni: 100 milioni nel 2012, 700 nel 2013 e di 500 nel 2014) scalfiscono appena un pozzo senza fondo dove si sarebbe potuto attingere per evitare che sanità, giustizia, ricerca e pubblica amministrazione diventassero le vittime sacrificali della spending review.
I numeri delle spese relative agli armamenti farebbero pensare a uno Stato pronto ad affrontare una guerra di dimensioni globali. Nel 2011, la spesa bellica ha raggiunto la cifra di 20 miliardi di euro circa (secondo lo studio dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo).
ATTIVI 71 PROGRAMMI DI ARMAMENTO. L’Italia è attualmente impegnata in 71 programmi di armamento e riconfigurazione di sistemi d’arma che costano, da qui al 2026, oltre 3,5 miliardi di euro l’anno.
Cifra che non comprende i programmi più onerosi, come il tanto discusso acquisto dei velivoli Joint Strike Fighter (F35), ora ridotti da 131 a 90 unità, per un costo superiore ai 10 miliardi di euro e Forza Nec, un programma relativo alla costituzione di quattro brigate (12 mila uomini) digitalizzate – con uomini dotati di visori e sensori altamente sofisticati – dal costo preventivato di 12 miliardi. Totale 25,5 miliardi di euro circa.