Ordine liberale

trump caricaturadi Jorge Cadima

da “Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marx21.it

Il ministro degli Affari Esteri – e forse futuro presidente – tedesco, Steinmeier, dichiara che con Trump “il vecchio ordine mondiale del XX secolo è finito per sempre” (RT. 22.1.17). Illustri commentatori piangono la fine dell’ “ordine liberale” mondiale. In aggiunta a reali contraddizioni, è in corso una gigantesca operazione di illusionismo, per far credere che le tragedie e la sofferenza che il capitalismo mondiale sicuramente arrecherà ai popoli (qualsivoglia sia il presidente degli Stati Uniti) sarà colpa solo dell’inquilino di turno della Casa Bianca. E perché le tragedie e la sofferenza del passato recente – dalle guerre che hanno distrutto il Medio Oriente, l’Ucraina e altri luoghi, al forzato impoverimento dei popoli in ragione del fatto che grassi banchieri si appropriano dei soldi del tesoro pubblico – siano in seguito erroneamente ricordate come la Terra Promessa del Latte, del Miele e dell’Ordine Liberale.

Il tempo delle feste natalizie ha proposto un altro esempio di autentico “ordine liberale”. La direttrice generale del FMI, sempre intransigente carnefice dei popoli in nome del “rigore” e della “buona gestione” dei fondi pubblici, è stata condannata per negligenza dal tribunale speciale francese che giudica i membri del governo. Ma non è stata condannata ad alcuna pena e neppure ha perso il suo incarico nel FMI. La storia non è edificante, ma è istruttiva. Nel 1992, Bernard Tapie fu nominato ministro dall’allora Presidente e “suo amico” Mitterand. Al tempo delle mogli di Cesare occorreva ancora apparire virtuosi e a Tapie fu consigliato di vendere la sua partecipazione minoritaria in Adidas, operazione gestita dalla banca Crédit Lyonnais. L’anno seguente, Adidas fu venduta per più del doppio del valore riconosciuto a Tapie, che si sentì leso e sottopose il caso al tribunale. Nel 2007, Tapie cambia cavallo e appoggia Sarkozy. Con Sarkozy ormai presidente e Lagarde sua ministra dell’Economia e delle Finanze, il caso Tapie è ritirato dai tribunali e passa a una commissione arbitrale, che si pronuncia per il pagamento di 430 milioni di euro (!) a Tapie, quale compensazione per i danni subiti. L’Agenzia per le Partecipazioni Statali (APE) si oppone ripetutamente e in forma scritta, ma Lagarde, ministra tutelare dell’APE, prosegue con la compensazione che nel frattempo, dato il crollo del Credit Lyonnais, è fuori dalle casse pubbliche. Nel 2015, il Tribunale per i Ricorsi di Parigi ritiene che il parere della commissione arbitrale è “fraude” dati gli “antichi, stretti e ripetuti” legami di uno dei suoi tre membri con Tapie e il suo avvocato (Le Monde, 22.7.16). L’ex capo di gabinetto di Lagarde e attuale direttore generale del gigante delle telecomunicazioni francesi Orange, Stéphane Richard, è “sotto inchiesta formale per sospetto di frode organizzata”, in relazione al caso (New York Times, 27.8.14). Ma Lagarde continuerà a dettare i tagli della troika ai popoli del mondo, ricevendo più di mezzo milione di dollari all’anno, liberi da imposte, e tra gli applausi dell’ “ordine liberale”. Nel 2009 il Financial Times l’ha proclamata la migliore ministra delle Finanze d’Europa e l’ex segretario del Tesoro di Bill Clinton afferma ora che “è la cosa migliore che sia capitata al FMI da molto tempo” e che la sentenza del Tribunale francese ha rappresentato “un giorno nero per la giustizia francese”(Guardian, 19.12.16).

Lagarde è stata preceduta nel FMI dall’ “ammiratore” di impiegate degli alberghi, Strauss Kahn. Che a sua volta era stato preceduto dallo spagnolo Rodrigo Rato, vice presidente di un governo PP, e arrestato in Spagna nel 2015 con l’accusa di “frode, appropriazione indebita di beni e riciclaggio di capitali” (El Pais, 17.4.15). Rato aveva portato la banca spagnola Bankia al fallimento nel 2012 e il suo nome compare nei Panama Papers. E’ un’overdose di virtuoso rigore.

Per i popoli scegliere tra Trump e l’ “ordine liberale” è come se la mafia potesse cambiare nel caso fosse stata la famiglia Gambino e Mayer Lansky a gestire i casinò dell’Avana. Meglio fare come Fidel e la Rivoluzione Cubana, 58 anni fa, e la Rivoluzione d’Ottobre, 100 anni fa: tutti costoro che se ne vadano.