questa intervista a Fyodor Lukjanov, seppur realizzata prima delle elezioni negli Stati Uniti, offre un punto di vista molto interessante su quelle che saranno le relazioni fra USA e Russia
di Fulvio Scaglione
da https://letteradamosca
Fyodor Lukjanov? Uno che conta! La risposta degli amici di Mosca è quasi automatica. D’altra parte, come dar loro torto? Laureatosi nel 1991 presso l’Università Lomonosov di Mosca come germanista, ha lavorato nel settore esteri di radio, televisioni e giornali. Nel 2002 è diventato direttore di Russia in Global Affairs, il più prestigioso periodico russo sulle questioni geopolitiche. E’ anche membro del Consiglio per la Politica Estera e di Difesa, un’organizzazione indipendente che raduna intellettuali, imprenditori, politici e militari, e del Russian International Affairs Council. Scrittore, ha dedicato libri e pubblicazioni, in russo e in inglese, ai rapporti tra Europa e Russia, alle relazioni transatlantiche e al ruolo internazionale della Russia dopo l’avvento alla presidenza di Vladimir Putin. A Lukjanov, quindi, ho chiesto di guardare alla sfida tra Donald Trump e Joe Biden con gli occhi di Mosca, e di raccontarci quel che si vede.
I rapporti con gli Stati Uniti sono ancora centrali nella politica estera della Russia?
“Sì, certo. Lo si capisce dalla retorica ufficiale, dall’attività dei diplomatici e dalla dolorosa reazione che sempre segue a tutto ciò che arriva da Washington. A mio avviso, la centralità degli Stati Uniti per la nostra politica è stata eccessiva ed è durata fin troppo a lungo. Dobbiamo superare l’americanocentrismo, ma purtroppo questo sta avvenendo molto molto lentamente”.
Dal punto di vista di Mosca, i rapporti tra la Russia e gli Usa sono peggiorati o migliorati durante la presidenza di Donald Trump?
“Ovviamente peggiorati. Sono in condizioni peggiori anche rispetto alla Guerra Fredda, è persino difficile dire da quando non andavano così male. Non c’è un’agenda, non c’è nessun dialogo significativo, domina la “diplomazia del megafono”. E soprattutto, la Russia è diventata un fattore nella politica interna americana. Questo è l’aspetto più negativo in assoluto, perché il “tema Russia” è diventato uno strumento della lotta tra loro, e se sei uno strumento non puoi in alcun modo cambiare lo stato delle cose. Forse Trump voleva davvero introdurre novità positive, ma non c’è riuscito o non ha fatto troppi sforzi perché non considera tale obiettivo così importante per la sua causa”.
Negli Usa, molti autorevoli osservatori considerano queste elezioni “le più importanti nella storia del Paese”. Fyodor Lukjanov, viste da Mosca, queste elezioni sono davvero così importanti? Il loro risultato avrà un’importanza decisiva sugli equilibrii globali e sulle relazioni tra America e Russia?
“In un certo senso, è lo scontro tra due diverse visioni: una globalista, rappresentata da Biden, e una nazionalista impersonata da Trump. E poiché stiamo parlando del Paese più influente del mondo, a livello globale molto dipende da quale delle due visioni prevale negli Usa. Direi quindi che il risultato del voto, qualunque sarà, non farà cambiare molto le relazioni russo-americane, ma potrà invece influire parecchio sul contesto mondiale”.
Lukjanov, per gli interessi strategici della Russia, meglio un secondo mandato di Trump o una vittoria di Biden?
“In linea di massima, non fa grande differenza. Certo, se vincerà Biden le relazioni tra i due Paesi potrebbero peggiorare ulteriormente, perché con lui arriveranno alla Casa Bianca persone che si sentono personalmente offese dalla Russia, convinte che fu proprio a causa della Russia che Hillary Clinton, nel 2016, venne sconfitta. E vorranno vendicarsi. Inoltre, i Democratici rafforzeranno la retorica sulla democrazia e sui diritti umani e aumenteranno le attività americane nello spazio post-sovietico, leggermente diminuite con Trump. Maqueste sono, per così dire, fluttuazioni di mercato. In generale, la relazione tra Usa e Russia è e resterà stabilmente negativa, qualunque sia il risultato del voto”.
Che cosa si aspetta lei, Lukjanov, per la Russia, se Trump sarà rieletto? Molti lo considerano un “amico di Putin” ma durante la sua presidenza le sanzioni contro Mosca sono cresciute e la Nato si è fatta sempre più aggressiva a Est…
“L’amico di Putin” esiste solo nella propaganda anti-Trump dei democratici, è proprio quel “tema Russia” usato per la lotta interna di cui parlavo prima. Non c’è stato alcun vantaggio per la Russia con la presidenza Trump. Tutti i processi che sono considerati vantaggiosi per la Russia, come l’indebolimento delle relazioni transatlantiche o la parziale riduzione delle ambizioni globali americane, sono fenomeni oggettivi, legati non a Trump ma allo sviluppo del sistema internazionale. Continueranno anche senza di lui, anche se forse in forme leggermente diverse”.
E se invece diventerà presidente Joe Biden?
“Non vedo molto di buono all’orizzonte. Sarà messa più enfasi sul progressismo e sulla democrazia come condizioni per la cooperazione con gli Stati Uniti e verrà intensificata l’opposizione all’influenza di Mosca nei Paesi vicini alla Russia”.
In che misura l’atteggiamento dell’Europa nei confronti della Russia dipende da queste elezioni americane? In altre parole: la pressione di Trump sulla questione della difesa e della “sicurezza energetica” e il suo attrito con alcuni grandi paesi della UE, ad esempio la Germania, hanno influenzato le relazioni tra Europa e Russia? Cambierà qualcosa tra Usa e Ue se il nuovo presidente sarà Biden?
“La crisi delle relazioni transatlantiche non ha contribuito a migliorare l’atmosfera tra Russia e UE. Piuttosto il contrario. L’Europa è incerta e disunita e il confronto con la Russia è un fattore di coesione a cui la Ue si tiene tenacemente aggrappata. L’Europa ha problemi complessi, su cui dovrà concentrarsi nei prossimi anni. Pertanto, non dovrebbero prodursi cambiamenti significativi nel rapporto con Mosca, a prescindere da chi vincerànegli Stati Uniti”.
E per i Paesi come i Baltici o la Polonia, che da anni spingono per un confronto più aggressivo con Mosca? Che cosa faranno, secondo lei, dottor Lukjanov?
“Continueranno in ogni caso a lucrare sulla posizione di “Stati in prima linea contro la Russia”.
Secondo Lei, per chi fa il tifo segretamente Vladimir Putin?
“Probabilmente per Trump che, come Putin, odia il politically correct e l’ipocrisia. Ma è una questione di simpatia personale, umana. Con la politica c’entra solo indirettamente”.
Il russo comune, il signor Ivan Ivanov, segue questa sfida tra Trump e Biden? O è una questione che appassiona solo l’intelligencija?
“Secondo un recente sondaggio, l’interesse per le elezioni americane è basso, più che in passato. La campagna elettorale è rumorosa e invadente, molti sono semplicemente stanchi. C’è una percezione diffusa che in ogni caso nulla cambierà per la Russia. Il che vuol dire che, a dispetto di tutto, il mondo cambia, anche se lentamente. E gli Stati Uniti non sono più al centro dell’attenzione”.