di Pedro Guerreiro, Segreteria del Partito Comunista Portoghese
da avante.pt
Traduzione di Marx21.it
La presentazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di una risoluzione che si smarca, anche senza una spiegazione diretta, dalla decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, come pure il risultato della votazione – 128 voti a favore, 9 contro, 35 astensioni; con 21 paesi che non hanno partecipato al voto – assumono, per le circostanze in cui hanno avuto luogo e nell’attuale momento internazionale, un importante significato politico.
Tanto più significativo è questo risultato, in quanto la risoluzione è stata presentata dopo il veto statunitense a una risoluzione con contenuti simili nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e quando la sua votazione nell’Assemblea Generale dell’ONU è stata accompagnata da minacce e ricatti degli USA nei confronti di vari paesi – tutti comportamenti che mettono a nudo il modo strumentale con cui gli Stati Uniti si rapportano con le Nazioni Unite, e le loro reali intenzioni riguardo a una “riforma” dell’ONU.
Si può ben dire che questa non è la prima volta che gli USA appoggiano “isolatamente” la politica sionista di Israele all’ONU (come ora è nuovamente successo nella votazione al Consiglio di Sicurezza. Tuttavia, ciò che in questo momento è importante sottolineare è che il motivo diretto della recente votazione all’ONU non è rappresentato da un nuovo atto illegale e da un crimine perpetrato da Israele, ma dall’esplicito appoggio degli Stati Uniti al colonialismo sionista che occupa illegalmente territori della Palestina e opprime brutalmente il popolo palestinese.
Infatti, sono stati gli Stati Uniti stessi, con il loro atteggiamento arrogante e minaccioso, a trasformare la risoluzione e il loro voto in un vero e proprio atto diffamatorio con il loro sfacciato sostegno alla politica di occupazione israeliana, aumentandone il significato politico.
Non c’è dubbio che le votazioni nel Consiglio di Sicurezza e nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite contengono elementi contraddittori. Oltre ai paesi che appoggiano sinceramente e in modo solidale la giusta causa del popolo palestinese e il rispetto del diritto internazionale, ce ne sono altri che – percependo i costi politici e l’avventurismo che comporta assecondare la pericolosa provocazione statunitense – hanno cercato di salvare la faccia, cercando di far dimenticare con il proprio voto anni di compiacenza, complicità e connivenza con la violenta occupazione israeliana. Ma, pur avendo ben presente questa realtà, le due votazioni all’ONU rappresentano un rovescio per gli Stati Uniti.
Un rovescio che dimostra quanto l’imperialismo statunitense sia impegnato a creare e mantenere uno stato permanente di tensione e guerra latente – incrementando un’immensa corsa agli armamenti e alla militarizzazione delle relazioni internazionali, promuovendo l’ingerenza, le minacce, le provocazioni e le continue aggressioni, e trascinando nella sua strategia i suoi “alleati”, compresa la NATO e il Giappone – allo scopo di contrastare il proprio declino economico relativo e impedire l’emergere di nuovi paesi sulla scena internazionale.
Una strategia bellicista – ribadita nella recentemente diffusa “Strategia di Sicurezza Nazionale” statunitense – che impone la necessità della più ampia convergenza nella difesa della pace, del disarmo totale, simultaneo e controllato, in particolare del disarmo nucleare, del diritto dell’autodeterminazione dei popoli, della sovranità e indipendenza degli stati, nella solidarietà con i popoli vittime dell’ingerenza e delle aggressioni dell’imperialismo.