di Marco Pondrelli
Il vertice Nato tenutosi a Washington il 10 luglio ha prodotto un documento di guerra che va conosciuto, i popoli di tutto il mondo dovrebbero sapere cosa progetta questa alleanza che rappresenta una piccola porzione di mondo ma che è stata responsabile di crimini efferati.
Qualcuno fra i tanti che ci accusava di complottismo, di euroasiatismo, di rossobrunismo e via così, dovrebbe leggere quello che scriviamo da tempo o più semplicemente leggere quello che scrisse Brzezinski nel 1997, nel suo ‘la grande scacchiera’. L’ex consigliere per la sicurezza del Presidente Carter sosteneva che il pericolo principale che avrebbe potuto mettere in crisi l’egemonia statunitense del XXI secolo, sarebbe state un’alleanza fra Russia, Cina e Iran. Leggendo la dichiarazione finale del summit emergono evidenti le minacce a questi tre Paesi.
Nonostante il conflitto aperto in Ucraina il pericolo maggiore è incarnato dalla Cina, la quale viene accusata di sfidare gli interessi della Nato (quindi degli Stati Uniti), perché vuole cambiare l’ordine internazionale. Se volessimo commentare con una battuta potremmo dire che però la Cina ha anche dei difetti! Quello che i guerrafondai della Nato non possono tollerare è la fine del mondo unipolare. Probabilmente molti di coloro che scrivono queste bestialità sono veramente convinti che la Nato sia un’alleanza difensiva, impegnata a difendersi ‘reciprocamente e a difendere ogni centimetro del territorio alleato in ogni momento, come sancito dall’articolo 5 del Trattato di Washington’ (territorio alleato di cui l’Ucraina non fa parte). Un’intera generazione politica è cresciuta all’ombra del mondo unipolare e non può concepire che altrove si seguano strade diverse dalla nostra, d’altronde anche il colonialismo nell’Ottocento era presentato come uno strumento di emancipazione di quei popoli che in realtà venivano schiavizzati.
Gli stessi governi che dicono di volere affrontare e risolvere le questioni sociali si sono impegnati in questo summit non solo a fornire armi all’Ucraina ma anche ad aumentare la quota per la difesa del PIL al 2%, preparandosi ad andare ancora oltre in futuro affermando testualmente: ‘in molti casi, sarà necessaria una spesa superiore al 2% del PIL’. L’accettazione delle politiche di guerra è un chiaro segnale di come la politica truffi i cittadini, sono inutili le campagne, anche dell’opposizione, in favore della sanità pubblica se si vuole continuare ad armarsi.
La guerra che la Nato combatte è una guerra anche interna contro quella che loro dichiarano disinformazione, evidentemente la propaganda è ammessa solo quando è la loro, perché in quel caso non è propaganda ma verità. Come sempre il richiamo bellico porta con sé una limitazione delle libertà democratiche, a cui tanti sindaci (sopratutto pd) si sono già inginocchiati iniziando a praticare la censura.
Quando si afferma che la minaccia russa perdurerà nel tempo si sta dicendo che, a prescindere dal nome del prossimo o della prossima Presidente statunitense, la guerra continuerà e siccome la guerra costa e provoca malumori il dissenso andrà represso. Di fronte a tutto questo la politica deve dire parole chiare, pensare di potere stare dentro a questo percorso di guerra e condizionarlo è una follia. Un’alleanza nata per contrastare l’URSS in Europa si sta allargando al resto del mondo. Nella dichiarazione finale si sostiene che la sicurezza euro-atlantica riguarda anche l’Indo-Pacifico, siamo in presenza di un potere che sta lucidamente combattendo per salvare i propri privilegi. In questo quadro di conflitto mondiale la difesa comune europea è presentata come un’estensione dell’apparato statunitense, che in futuro sarà sempre più attratto nel campo gravitazionale di altre zone calde appaltando all’Unione europea il conflitto ucraino.
La chiusura del documento riserva anche un ironico finale, difatti la Nato sostiene che ‘farà progredire l’uguaglianza di genere all’interno dell’Alleanza’, sicuramente le donne libiche e serbe saranno molto toccate da questa dichiarazione, che ricorda i soldati israeliani che prima di entrare a Gaza posavano con la bandiera lgbt. La politica di guerra della Nato, che si riflette pienamente nelle nomine europee, deve essere fermata, oggi più che mai in Italia e nel mondo e necessario un grande movimento per la pace.
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