L’Iran nel mirino dell’imperialismo

di Ruiz Paz, Odiario | Traduzione dal portoghese a cura di Marx21.it

 

davidpope iraqiranSono ben noti i metodi utilizzati da Washington per demonizzare stati che non si sottomettono. Come è già successo in occasioni precedenti con altri destinatari, l’attuale azione di disinformazione contro l’Iran si propone l’evidente obiettivo di avviare una nuova fase dell’intervento imperialista nel Medio Oriente.

 

Gli Stati Uniti hanno annunciato di avere scoperto la preparazione di un attentato iraniano contro l’ambasciatore dell’Arabia Saudita a Washington. Ma il discredito della maggiore potenza militare in materia di cosiddetta “lotta al terrorismo” è talmente grande, che persino una parte significativa della stampa nordamericana ed europea non nasconde il proprio scetticismo di fronte agli elementi presentati dalla Casa Bianca. Basta ricordare il colpo dell’antrace, l’invenzione delle armi atomiche dell’Iraq e dei legami di Baghdad con Al Qaeda per comprendere rapidamente cosa potrebbe esserci dietro questo così insolita rivelazione. Come rivela il corrispondente a Washington della rivista tedesca Der Spiegel “il principale accusato, Mansor Arbabsiar, è un iraniano con passaporto americano, ex venditore fallito di auto usate e di snack, noto, secondo i suoi vicini, per aver perso chiavi, portafoglio e cellulare. Non si è mai interessato di religione e neppure di politica, ma di droga e alcol”. E’ poco credibile che un uomo con un tale profilo sia coinvolto in un piano così complesso dei servizi segreti iraniani, con l’accusa di aver contattato una banda di criminali estremamente pericolosi del cartello della droga messicano allo scopo di assassinare l’ambasciatore dell’Arabia Saudita a Washington, e che, malauguratamente, tale piano sia andato a finire nelle mani di un informatore della polizia nordamericana.

 

Fortunatamente oggi sono ben conosciuti i metodi utilizzati da Washington per demonizzare stati che non si sottomettono.

 

Sono molte le ragioni che inducono l’attuale presidente nordamericano, premio Nobel della Pace, a cercare nuovi campi di battaglia e altri motivi di scontro. Non avendo finora ottenuto di dividere il mondo arabo e musulmano nel sostegno alla proclamazione come membro dell’ONU dello Stato libero, sovrano e indipendente della Palestina, e dovendo confrontarsi con il veto della Russia e della Cina alla scalata interventista contro la Siria, Obama cerca di cavalcare le contraddizioni tra Teheran e Riad nella speranza, esattamente come nella guerra di Libia, di poter contare ancora una volta sull’appoggio delle monarchie feudali del cosiddetto Consiglio del Golfo per estendere il dominio imperialista degli Stati Uniti a tutto il Medio Oriente. Per questo, i guerrieri di Obama continuano ad assassinare a distanza con aerei teleguidati gli avversari di Washington. Secondo le cifre ufficiali del Pentagono, tali esecuzioni senza processo hanno ucciso fino ad ora 33 ribelli militari e 1.457 civili. In Pakistan, la stampa parla di molte migliaia di morti tra la popolazione.

 

Per ingannare meglio i popoli, le potenze della NATO sono solite chiamare le montagne di cadaveri provocate dai loro bombardamenti “danni collaterali”. Ma tanta sofferenza aumenterà la consapevolezza dei popoli del Medio Oriente che in questa fase superiore e criminale del capitalismo, le autentiche rivoluzioni democratiche e liberatrici non potranno tralasciare di affrontare l’imperialismo, di difendere la sovranità nazionale e la giustizia sociale, e di rivolgersi contro il potere del capitale finanziario e della borghesia monopolista, la più pericolosa e brutale classe sfruttatrice e oppressiva della storia dell’umanità.