L’Iran nei piani di guerra storici degli Stati Uniti e Israele in Medio Oriente

iran petroliodi Alfredo Hurtado
da misionverdad.com

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

L’articolo è dell’8 maggio, prima dell’annuncio di Trump in merito al ritiro dal trattato sul nucleare iraniano.

Nel 2007 il generale in pensione delle forze statunitensi Wesley Clark ha detto pubblicamente in una delle sue conferenze, che l’ordine immediato, dopo l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, era “invadere sette paesi arabi in cinque anni”. L’ultimo di questi sette doveva essere l’Iran, che, tra l’altro, non è arabo, è persiano. Ciò dimostra che la distruzione ed il genocidio di cui sono stati e sono vittime l’Iraq, la Libia e la Siria sono stati pianificati morbosamente, il che rappresenta un crimine contro l’umanità con pochi precedenti.

Dopo l’ipotetica caduta della Siria l’obiettivo successivo era il Libano, tagliando il sostegno storico siriano agli Hezbollah, il che significa anche tagliare le forniture all’Iran che sarebbe stato il settimo e ultimo paese a cadere in disgrazia.

All’inizio del secolo scorso si scoprì il petrolio in Iran. Le compagnie petrolifere transnazionali britanniche e nordamericane arrivarono come rapaci, ottenendo accordi petroliferi molto svantaggiosi per il popolo iraniano. Nel 1951 Mossadeq salì al potere e rapidamente optò per la rinazionalizzazione della produzione petrolifera del paese, che era stata sotto il controllo britannico attraverso l’Anglo-Persian Oil Company, che in seguito divenne British Petroleum (o BP). La misura causò preoccupazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito paesi per i quali il petrolio iraniano era fondamentale per la ricostruzione economica del dopoguerra. I servizi segreti di questi paesi, la CIA e l’MI6, attivarono e progettarono l’operazione Ajax per rovesciare Mossadeq.

La strategia non fu molto diversa dai format attualmente applicati ai paesi che si smarcano dalle politiche imperiali: uso dei media per diffondere menzogne, finanziamento di gruppi d’opposizione violenta per organizzare proteste e penetrazione delle forze armate. Nel 1953 Mossadeq fu rovesciato e Shah Mohammad Reza Pahlavi, uno stretto alleato degli Stati Uniti, assunse il potere.

Mossadeq fu condannato a morte ma la sua pena fu commutata a 3 anni di carcere, che scontò. In seguito ricevette gli arresti domiciliari fino alla sua morte, avvenuta nel 1967.

Solo nel 2013 la CIA ha declassato i documenti relativi al colpo di Stato contro Mossadeq, riconoscendo la sua partecipazione negata in passato.

Il colpo di Stato contro lo stesso Mossadeq fu la prima fonte di ostilità contro lo Scià. La sua politica filo-imperialista, la repressione del dissenso, il riconoscimento di Israele, il divieto delle tradizioni islamiche e l’iniqua distribuzione della ricchezza petrolifera portarono al rovesciamento dello scià nel 1979, dando vita alla Rivoluzione islamica dell’Iran con a capo l’Imam Khomeyni.

Appena un anno dopo il trionfo della Rivoluzione Islamica le pressioni degli Stati Uniti, attraverso l’uso di conflitti storici tra Iraq e Iran portarono ad una guerra fratricida durata otto anni, con un costo enorme in termini di vite umane e gravi danni sociali a causa degli immensi danni all’apparato economico di entrambe le nazioni. Un milione di soldati iracheni, iraniani e civili di entrambe le parti morì. Fu una guerra senza vincitori.

Nonostante tutto dal 1979 l’Iran ha tentato di perseguire lo sviluppo tecnologico, industriale e scientifico, con una politica nazionalista interna ed estera, accompagnando sempre le nobili e giuste cause del pianeta. Oggi è una potenza economica e militare in crescita in Medio Oriente e in Asia occidentale, che provoca l’ira dello Stato terrorista di Israele che aspira al suo “spazio vitale”, qualcosa di simile a quello che Hitler paradossalmente voleva per i tedeschi.

Una delle punte di diamante della modernizzazione dello Stato iraniano è il suo programma nucleare pacifico. Contrariamente a quanto molti credono il programma nucleare iraniano risale al governo usurpatore dello scià negli anni ’50, con il sostegno degli Stati Uniti.

Israele e gli Stati Uniti insoddisfatti del fiorente sviluppo dell’Iran elaborarono un piano criminale per rallentare il progetto nucleare del paese nel 2010. Svilupparono il virus informatico conosciuto come Stuxnet, riuscendo a penetrare nei più importanti sistemi industriali di Natanz, la più rilevante installazione nucleare iraniana.

Il virus informatico prese il controllo di 1.000 macchine coinvolte nella produzione di materiali nucleari e li istruì ad autodistruggersi. Fu la prima volta che un attacco informatico danneggiò un’infrastruttura del “mondo reale”. Successivamente, la CIA e il Mossad hanno sviluppato un piano molto più criminale, sono riusciti ad assassinare quattro scienziati legati al programma nucleare: Masud Ali Mohamadi, Mayid Shahriari, Dariush Rezaineyad e Mostafa Ahmadi Roshan. La loro morte è rientrata in una campagna di sabotaggio, o almeno di rallentamento, del programma nucleare iraniano.

La CIA e il Mossad si sono sicuramente resi conto che fermare il programma nucleare pacifico dell’Iran è un compito impossibile. Hanno provato con le “rivoluzioni colorate” conclusesi con squallide proteste piene di slogan ritriti e prefabbricati. Per questo sono passati a fasi più aggressive, per ora, al di fuori del territorio iraniano.

Da alcuni anni i consulenti militari del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica dell’Iran forniscono sostegno militare al governo legittimo siriano su richiesta dello stesso. Israele, in violazione di tutte le norme internazionali, ha lanciato attacchi contro le basi in cui hanno sede questi consiglieri, assassinando vilmente soldati iraniani che non hanno mai rappresentato una minaccia per Israele.

Le provocazioni hanno raggiunto il loro culmine con l’attacco aereo del 29 aprile alla 47a brigata dell’esercito arabo siriano a nord di Hama, che ha causato la morte di oltre 40 soldati, tra cui consiglieri iraniani, che combattevano il terrorismo.

La lobby israeliana con sede negli Stati Uniti è riuscita a convincere Trump a prendere in considerazione di ritirarsi dall’accordo nucleare firmato nel 2015 (chiamato Piano d’azione congiunto e globale) da Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania. Molto probabilmente la decisione è già stata presa ed il viaggio in corso di Mike Pompeo in Arabia Saudita ed Israele, nemici naturali dell’Iran, è per definire l’impegno a rompere con questo piano.

Il 30 aprile scorso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, con un dispiego mediatico degno di un show a buon mercato, ha annunciato di possedere “tonnellate di documenti” che dimostrerebbero che l’Iran è già in grado di produrre armi nucleari. Forse era la patetica presentazione richiesta da Trump per giustificare al pubblico la decisione precedentemente presa

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La realtà è che i criminali ipocriti a capo dello Stato terrorista di Israele non riconoscono di essere l’unica potenza nucleare della regione, contando che tali armi sono in funzione da decenni. Dall’inizio degli anni ’50 David Ben Gurion, che era primo ministro e ministro della Difesa di Israele, aveva intrapreso la fabbricazione segreta di bombe atomiche, deviando così dal suo obiettivo il programma di cooperazione pacifica che il presidente americano dell’epoca, Eisenhower, aveva ingenuamente avviato.

Successivamente Kennedy è stato informato del vero scopo del complesso di Dimona in Israele, facendo tutto il possibile per costringerli a rinunciare alle loro intenzioni al riguardo. Purtroppo Kennedy è stato assassinato e nessun suo successore è stato in grado di resistere alle pressioni della potente lobby israeliana. Nel 1986 il tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu ha rivelato a un giornale britannico che Israele possiede un programma di armi nucleari. E’ stato arrestato e condannato a 18 anni di prigione, 11 dei quali in totale isolamento. Dal suo rilascio nel 2004, Vanunu non può più lasciare Israele e comunicare con gli stranieri.

L’Iran, in quanto nazione sovrana, ha il pieno ed assoluto diritto di sviluppare un piano nucleare pacifico come azione per sfruttare il proprio futuro. Israele, come gli Stati Uniti, non ha alcuna credibilità a livello internazionale, distinguendosi piuttosto come “campione” nella violazione dei diritti umani sul pianeta con, ad esempio, il più grande campo di concentramento conosciuto (Gaza).

Il quadro giuridico internazionale viene nuovamente messo alla prova di fronte alla sfida di Israele. Se non si crea un precedente, Israele continuerà ad avere “licenza di uccidere”.