L’Europa va alla guerra. Editoriale

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di Marco Pondrelli

Il dibattito italiano è scosso dalle dimissioni del Ministro Sangiuliano, noto estimatore di Edgardo Sogno e quindi si suppone per sillogismo anche di Pinochet, e dalle gesta della dottoressa Boccia che forse qualcuno vede già come prossima leader del centro sinistra. Ci permettiamo una piccola digressione, riportando la guerra al centro del dibattito. Questa settimana ci sono state alcune dichiarazione del Presidente russo passate sotto silenzio. Putin ha affermato che gli attacchi sul suolo russo che Stati Uniti e Regno Unito vogliono autorizzare rischiano di provocare una pericolosa escalation del conflitto. Il Presidente russo ha ricordato come l’Ucraina non sia in grado di lanciare e guidare i missili sui bersagli, quindi alcuni Paesi occidentali non si limiterebbero a fornire le armi ma dovrebbero mandare esperti per utilizzarle. Questo porta ad una considerazione espressa in modo chiaro: ‘si tratta di decidere se i paesi della NATO siano direttamente coinvolti in un conflitto militare o no’. A prescindere delle dichiarazione dell’Occidente ciò che conta e l’interpretazione che la Russia darà di questa scelta, che può portare a pericolose conseguenze.

Dopo due anni di guerra davanti al rischio di un’escalation che non esclude l’utilizzo di armi nucleare una classe dirigente degna di questo nome dovrebbe fare un minimo di bilancio del proprio operato, i vari Draghi e Letta che prevedevano un crollo della Russia, che bontà loro non avrebbero poi umiliato, oggi sono considerati ancora dei punti di riferimento in Europa. La realtà purtroppo ci dice che sono questi i personaggi che ci continuano a suonare sul ponte del Titanic. Dopo centinaia di migliaia di morti non solo non abbiamo la pace ma ci troviamo in un periodo economicamente molto difficile. In Germania la Volkswagen potrebbe chiudere due stabilimenti, è il segno di una crisi che sta colpendo duramente il Paese, il voto in due Länder dell’est ha rappresentato una più dura critica alle politiche del governo, Sara Wagenknecht, subito accusata di rossobrunismo, ha puntato la sua campagna su tre punti: immigrazione, il no al green deal e la pace con la Russia. Sono tre punti in netto contrasto con le politiche del governo: Sempre il Germania il governo Scholz di fronte ad un’attentato ad una infrastruttura strategica per la sua economia, il North Stream, ha solo balbettato e non ha avuto il coraggio di dire quello che ha suo tempo disse Oskar Lafontaine e che tutti sanno, l’attacco porta la firma degli Stati Uniti.

Gli USA hanno colpito l’economia tedesca e con essa stanno mettendo in crisi l’asse franco-tedesco che ha retto l’Unione europea fino a ieri. Non è un caso che i due grandi malati d’Europa siano questi due Stati, la locomotiva tedesca si è fermata e la Francia non è più la Francia…Non tutta l’Europa però piange, la Polonia sta rafforzando la sua posizione, gli equilibri europei si stanno spostando ad est. Come scritto da Francesco Galofaro e Maria Morigi la Polonia ha rispolverato le idee di Piłsudski dell’Intermarium attraverso il Forum Trimarium. L’Intermarium nella sua concezione originaria non era solo rivolto contro la Russia ma anche contro la Germania, su questo si è saldato l’asse fra Stati Uniti e Polonia che rappresenta il cuore della Nato del Nord, la parte più oltranzista dell’alleanza che ci ha portato alla guerra.

Questa guerra è combattuta non solo contro la Russia ma anche contro l’Europa o meglio contro una parte dell’Europa. In questo quadro sentire Draghi con le sue proposte di riforma porta a pensare ad Hitler che nella Berlino assediata dall’Armata Rossa sognava la grande Germania davanti ai progetti architettonici di Albert Speer. Draghi chiede 7-800 miliardi d’investimento ma nello stesso tempo prospetta una rottura con la Russia, che proseguirà nel futuro e su questo scontri vuole costruire la nuova Europa. Ora la domanda è se c’è un futuro per la Ue, non quale futuro essa avrà. I segnali che arrivano dalla Germania sono quelli di un popolo che non è più disposto a sopportare i costi della guerra ed anche in Italia il malessere sta crescendo.

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