Lettera aperta di Putin al popolo degli Stati Uniti

da www.infonews.com | Traduzione dallo spagnolo di Marx21.it

putin primopianoIn un articolo pubblicato sul New York Times, il presidente della Russia ha avvertito gli Stati Uniti che il loro intervento militare in Siria si tradurrebbe in “una scalata del conflitto che va ben al di là delle sue frontiere” e che sarebbe considerato “un atto di aggressione”.

Il presidente russo Vladimir Putin ha indirizzato un messaggio esplicito al popolo statunitense attraverso il quotidiano New York Times (link) in cui dichiara che “i recenti eventi avvenuti in Siria mi hanno indotto a parlare direttamente con il popolo nordamericano e i suoi leaders politici”, “E’ importante farlo ora, nel momento in cui la comunicazione tra le nostre società risulta insufficiente”.

La relazione tra noi è passata tra fasi differenti. Ci siamo scontrati durante la Guerra Fredda. Ma siamo stati anche alleati e abbiamo sconfitto i nazisti insieme. L’organizzazione internazionale Nazioni Unite è stata creata per impedire che si ripetesse la devastazione”.


I fondatori delle Nazioni Unite capirono che le questioni relative alla pace e alla guerra dovevano essere risolte solo per consenso e, con l’approvazione degli Stati Uniti, il diritto di veto da parte dei paesi che compongono il Consiglio di Sicurezza è stato consacrato nei principi delle Nazioni Unite”, aggiunge.

Una possibile azione di guerra degli Stati Uniti contro la Siria, nonostante la forte opposizione di leaders politici e religiosi – compreso il Papa – si tradurrebbe in più vittime innocenti e in una scalata della violenza, in una potenziale crescita del conflitto ben oltre le frontiere della Siria. Potrebbe minare gli sforzi multilaterali per risolvere il problema del programma nucleare dell’Iran e il conflitto tra israeliani e palestinesi, destabilizzando ulteriormente il Medio Oriente”, avverte. Mette in guardia anche sul fatto che potrebbe manifestarsi “un aumento della violenza e una nuova ondata di terrorismo”.

Ci sono mercenari dei paesi arabi, occidentali e anche della Russia che stanno combattendo in Siria. Torneranno forse nei nostri paesi con tutta l’esperienza che vi hanno acquisito? E’ una minaccia per tutti”, ha sostenuto il capo del Cremlino nell’articolo che viene definito una lettera aperta.

Il presidente russo sostiene che “in Siria non c’è una battaglia per la democrazia, ma un conflitto armato tra il Governo e l’opposizione in un paese multi-religioso. “Ci sono pochissimi paladini della democrazia, ma più che sufficienti combattenti di Al Qaeda ed altri estremisti”, aggiunge.

Da parte sua, Putin propone “un dialogo pacifico che permetta ai siriani di decidere il proprio destino. Non stiamo proteggendo il governo siriano, ma le leggi internazionali”, mette in evidenza. “Bisogna rispettare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e credere che rispettare la legge e l’ordine è uno dei pochi modi per conservare relazioni internazionali di pace in un mondo turbolento e caotico”.

Allo stesso tempo sottolinea che “risulteranno più vittime innocenti”. “Per quanto limitati siano gli attacchi e per quanto sofisticate siano le armi, le vittime civili sono inevitabili, compresi anziani e bambini, che si vorrebbe proteggere”, argomenta.

In merito all’uso delle armi chimiche, Putin ammette che “non ci sono dubbi che sia stato usato gas velenoso in Siria”, ma ritiene che “ci sono molte ragioni per credere che non l’abbia usato l’Esercito siriano, ma le forze di opposizione per provocare l’intervento dei loro potenti patrocinatori stranieri. La legge è la legge e dobbiamo rispettarla, che piaccia o meno”.

Inoltre, nell’articolo riflette sull’interventismo degli Stati Uniti in conflitti esterni, che definisce come “allarmante tendenza”, e si domanda: “Non è forse per i propri interessi a lungo termine? Milioni di persone ormai vedono gli Stati Uniti non come un modello di democrazia, ma come qualcuno in cui confidare per la forza bruta”, conclude.

Putin analizza anche la situazione attuale dei paesi che hanno sopportato interventi e afferma che “è stato dimostrato che l’uso della forza non è efficace”. L’Afghanistan sta traballando e nessuno può dire cosa succederà dopo il ritiro internazionale. La Libia è divisa in tribù e clan. In Iraq continua la guerra civile. La gente fa parallelismi con la Siria e si chiede perché il suo Governo vuole ripetere i medesimi errori”.

Inoltre, mette in guardia sul fatto che “il mondo penserà: se non puoi avere fiducia nel Diritto Internazionale, devi trovare altre vie per garantire la tua sicurezza”. “Per questo, sempre più paesi cercano di acquisire armi di distruzione di massa. E’ logico: se hai le bombe, nessuno ti tocca”, spiega.

Chiede agli Stati Uniti di “abbandonare il linguaggio della forza e di tornare sulla strada politica, diplomatica, civile”. “Non stiamo cercando di proteggere il governo siriano, ma il Diritto Internazionale”, chiarisce.

In merito, ricorda che “attualmente l’uso della forza è concepibile solo per l’autodifesa o con una decisione del Consiglio di Sicurezza”. “Tutto il resto è inaccettabile, secondo la Carta delle Nazioni Unite, e verrà considerato un atto di aggressione”, mette in guardia.

Putin sostiene che “è una nuova opportunità” la posizione del Governo siriano di mettere le sue armi sotto custodia internazionale, per garantire che non siano usate nella guerra civile, ed evitare in tal modo un intervento militare straniero.

Russia, Stati Uniti e tutti i membri della comunità internazionale devono approfittarne (…) perché, se riusciamo ad evitare l’uso della forza contro la Siria, miglioreremo l’atmosfera delle relazioni internazionali e la fiducia reciproca. Sarà un successo comune e aprirà la porta alla cooperazione in altri ambiti importanti”, dichiara il presidente russo nell’articolo pubblicato dal New York Times, citato da Europa Press.

In tal senso, loda il discorso che il suo omologo statunitense, Barack Obama, ha indirizzato alla nazione, in cui si è impegnato a esplorare le possibilità di successo della via diplomatica, sebbene senza scartare totalmente l’intervento militare.

Ritengo che gli Stati Uniti credano che si tratti di un’alternativa all’intervento militare e valorizzo la loro disponibilità a continuare a parlare con la Russia. Dobbiamo lavorare uniti per mantenere viva questa speranza”.

La mia relazione personale con Obama è di crescente fiducia. Apprezzo questa situazione. Ho ascoltato attentamente il suo discorso di martedì alla nazione e non concordo con l’idea che gli Stati Uniti vivano in uno stato di eccezione”. “E’ estremamente pericoloso cercare di convincere la gente che sia eccezionale, qualsiasi sia il motivo. Ci sono paesi ricchi e poveri, grandi e piccoli, con una lunga tradizione democratica e che ancora stanno cercando il loro cammino verso di essa. Anche le loro politiche sono diverse. Tutti sono diversi, ma non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creato tutti come uguali”.