a cura della redazione
Nel corso della riunione della Lega Araba sulla Siria, svoltasi domenica 1 settembre, il ministro degli Affari Esteri egiziano, Nabil Fahmi, ha dichiarato chiaramente: “respingiamo e respingeremo un intervento internazionale in Siria. Dobbiamo rispettare il diritto internazionale”.
Con queste parole, Fahmi si riferiva al fatto che i piani degli Stati Uniti e di alcuni altri paesi per attuare un’operazione militare contro la Siria non possono contare sul segnale verde del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Da parte sua, alla fine dell’ultimo mese, il ministro della Difesa e comandante dell’Esercito egiziano, generale Abdel Fatah al-Sisi, aveva assicurato che il suo paese impedirà il passaggio nel Canale di Suez a navi da guerra statunitensi e britanniche che navigano verso la Siria.
Il 3 settembre, il generale al-Sisi ha ulteriormente irrigidito la posizione egiziana nei confronti dell’ipotesi di guerra, rendendo pubblica una dichiarazione del Consiglio Militare Egiziano, in cui si afferma con nettezza che “come risposta alle minacce in corso in Siria, annunciamo con fermezza il nostro pieno sostegno al popolo e al governo siriani nel fronteggiare la cospirazione e l’aggressione che minacciano anche la nostra sicurezza nazionale”.
Una decisa presa di distanze dal vecchio alleato statunitense, destinata a incidere profondamente nei drammatici scenari mediorientali.