Le bombe di Boston potrebbero metter fine alla doppia morale sul terrore

di Zhu Zhangping, Global Times, 22 aprile 2013

boston-bombingTraduzione di Andrea Parti

L’attentato alla maratona di Boston del 15 aprle dimostra che la guerra degli Stati Uniti al terrorismo è tutt’altro che terminata. Nonostante le perdite dirette siano inferiori a quelle dell’undici settembre, l’attacco ha scosso la fiducia del popolo statunitense nei confronti della sicurezza nazionale. L’attentato animerà il dibattito negli Stati Uniti sulla doppia morale nella lotta al terrorismo e avrà un impatto globale di ampia portata.

Per molto tempo, i terroristi ceceni sono stati considerati nemici soltanto della Russia. Ma nell’attentato, i due sospetti sono stati identificati come immigrati ceceni. I motivi non sono ancora chiari, ma non c’è dubbio che la grande sorpresa dietro la tragedia sia più o meno il risultato della doppia morale staunitense sul terrorismo.


Dopo gli attacchi dell’undici settembre, sia Russia che Cina si sono schierate con gli Stati Uniti nella guerra al terrorismo, ma molto prima differivano su come definirlo e come combatterlo.

I gruppi terroristi non sono uniti. Sono diversificati e colpiscono diversi nemici principali. Gli Stati Uniti, unico potere che gode della leadership mondale, si trovano ad affrontare le minacce terroristiche oltreoceano combattendole soltanto per la propria sicurezza e per quella dei suoi alleati.

Per i separatisti ceceni e gli attivisti del Turkestan Orientale, rispettivamente le maggiori preoccupazioni di Russia e Cina, gli Stati Uniti utilizzano due approcci.

Da un lato, gli Stati Uniti definiscono alcuni separatisti ceceni come entità terroriste. Dall’altro, condannano spesso le violazioni dei diritti umani nei confronti dei gruppi etnici da parte del governo russo.

I media russi e gli intellettuali rivolgono agli Stati Uniti la critica di appoggiare i separatisti ceceni per competere sul controllo dei giacimenti petroliferi e dei gasdotti del Mar Caspio, indebolendo il dominio Russo in Asia Centrale.

Gli Stati Uniti fanno lo stesso con i separatisti dello Xinjiang. Gli americani hanno messo soltanto il Movimento Islamico del Turkestan Orientale, uno dei circa 50 gruppi di quest’area, sulla loro lista di movimenti eversivi. Dall’altro lato lodano Rebiya Kadeer come “un’importante avvocato dei diritti umani”, finanziando il suo gruppo. Questa doppia morale è spesso interpretata come un modo per contenere la crescita della Cina, colpendo soltanto il gruppo più pericoloso e strettamente legato ad Al Qaeda.

L’attentato di Boston fornisce una rara opportunità per Stati Uniti e Russia di avvicinarsi e stabilire come trattare riguardo ai terroristi ceceni.

Venerdì sera, il Pesidente americano Barack Obama ha avuto un colloquio telefonico sugli attentati col Presidente russo Vladimir Putin. Obama ha ringraziato Putin per aver offerto aiuto nelle indagini. Nel vicino futuro, con la sicurezza nazionale come priorità assoluta, gli statunitensi dovranno cooperare maggiormente con la Russia riguardo ai terroristi ceceni; dato che non potrà più essere esclusa la possibilità che scelgano nuovamente l’America come bersaglio.

Ma questo porterà anche il termine della doppia morale statunitense nel combattere gli attivisti del Turkestan Orientale? Probabilmente no.

Quando si parla di cooperazione con le altre grandi potenze, la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti mette la Russia dietro Cina e India. Per gli americani, la Cina è una potenza strategica più importante da affrontare rispetto alla Russia. Il cambiamento statunitense sui terroristi ceceni può meglio servire alla sua priorità assoluta poiché l’importanza strategica della Russia è in declino.

La Cina è un caso diverso. Prima di poter trovare indizi che i separatisti dello Xinjiang possano attaccare gli Stati Uniti, gli americani abbandoneranno difficilmente questi facinorosi nel loro tentativo di rallentare il rapido sviluppo e l’aumento di potenza da parte della Cina.

Inoltre, c’è la grande domanda se il governo Afghano sia in grado di esercitare una governance efficace dopo che le truppe statunitensi si ritireranno nel 2014. Secondo una ricerca di Harvard dello scorso marzo, le guerre in Afghanistan e in Iraq sono costate al contribuente tra i 4000 e i 6000 miliardi di dollari. Trovandosi sul baratro fiscale, gli Stati Uniti non potranno mantenere a lungo i loro costi astronomici in Afghanistan.

Tuttavia gli Stati Uniti temono che i talebani possano ripristinare la loro forza e diventare una grande minaccia. La proposta sensazionale dei media statunitensi che la Cina possa riempire il vuoto, ottenendo il vantaggio di sfruttare le risorse minerarie dell’Afghanistan, senza il diretto coinvolgimento militare ma fornendo un aiuto, è una trappola per sedurre i cinesi a sostenere gli oneri finanziari e militari per prevenire la rinascita del terrorismo in quel paese.

I separatisti dello Xinjiang, strettamente collegati con i terroristi afghani, mettono la Cina di fronte a un dilemma; gli Stati Uniti continueranno ad usarlo per pressare la Cina ad assumersi gli oneri.

Mentre è difficile che gli statunitensi abbandonino la doppia morale sui separatisti dello Xinjiang, potrebbero essere più cauti sulla guerra civile in corso in Siria, dove hanno obiettivi contraddittori.

Rovesciare il Presidente siriano Bashar Al-Assad, l’unico alleato iraniano in Medio Oriente, aprirà la strada agli Stati Uniti per colpire l’Iran. Tuttavia, l’entrata dei ceceni nel conflitto in Siria renderà gli statunitensi più esitanti a sostenere i ribelli, specialmente da quando il leader del Fronte di Al-Nusra ha giurato fedeltà ad Al Qaeda. La guerra in siriana sarà più lunga del previsto.