L’accerchiamento olimpico della Russia

bandeiras russia olimpicada “Abril” | Traduzione di Marx21.it

Ciò che in causa con il tentativo di bandire tutti gli atleti russi dai Giochi di Rio non è la lotta al doping che, va detto, non è un’esclusiva della Russia.

Il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) ha confermato la decisione dell’Associazione Internazionale della Federazione di Atletica (IAAF, la sigla in inglese) di proibire alle squadre della Russia, per quanto riguarda l’atletica, di partecipare a qualsiasi competizione, compresi i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. La notizia è stata accolta con entusiasmo sull’altro lato dell’Atlantico, con il The New York Times che prevede “che altre organizzazioni sportive puniranno le squadre russe”.

In causa sono le accuse al governo russo di avere patrocinato l’uso del doping alle Olimpiadi Invernali di Soci (Russia), nel 2014. Alla decisione della IAAF ha fatto seguito la recente presentazione di un rapporto del giurista canadese Robert McLaren che conferma le accuse.

Due settimane prima dell’avvio dei Giochi di Rio, un gruppo di responsabili delle agenzie nazionali anti-doping hanno inviato una lettera al presidente del Comitato Olimpico Internazionale per chiedere la sospensione del Comitato Olimpico della Russia e degli atleti russi dalle prossime Olimpiadi. Ma la lettera promossa da Travis Tygert, il responsabile per la lotta al doping negli USA, afferma anche: gli atleti russi che si sottopongano a test da parte di entità indipendenti potranno partecipare, ma non con la bandiera russa. L’obiettivo non è prendere di mira gli atleti che non rispettano le regole anti-doping, ma piuttosto tutti gli atleti russi e la Federazione Russa nel suo complesso.

In verità, ciò a cui stiamo assistendo è l’uso politico del caso, un’altra arma nordamericana nel tentativo di destabilizzazione della Russia. La lotta al doping e lo spirito olimpico dovrebbero ricevere maggiore rispetto.

Come ha dichiarato il presidente dei Comitati Olimpici Europei, l’irlandese Pat Hickey, due giorni prima che fosse reso noto il rapporto McLaren, “dopo aver saputo che il rapporto, che doveva essere confidenziale, era stato inviato all’agenzia statunitense e canadese prima di essere presentato, era evidente che tanto la sua indipendenza quanto la sua riservatezza erano compromesse”.
Statunitensi e canadesi hanno inviato una richiesta di firme per la recente lettera inviata al presidente del Comitato Olimpico Internazionale. Pat Hickey ha denunciato che “i contatti sono stati avviati solo con organizzazioni e atleti che si sa che appoggiano l’espulsione degli atleti russi”.

E’ chiaro che ad essere in causa non è la lotta a una pratica che, va detto, non è esclusiva della Russia. Nel 2007, il Comitato Olimpico Internazionale aveva ritirato le tre medaglie d’oro e due di bronzo che Marion Jones aveva conquistato per gli Stati Uniti, nei giochi di Atene, per doping.

Come ha scritto in Off Guardian l’ex membro dell’amministrazione Reagan, Paul Craig Roberts (https://off-guardian.org/2016/07/20/washington-is-politicizing-the-olympics-again/), “Washington non è motivata dal rispetto per la giustizia nello sport. Lo “scandalo del doping” è parte dello sforzo che è in corso per isolare la Russia”.