La nuova guerra fredda con la Cina. Come vi influenzerà?

b61 12 f16di Michael T. Klare

da https://www.tomdispatch.com

traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

pubblichiamo questo articolo di Michael T. Klare, un interessante analisi che mostra come una parte della società statunitense sia seriamente preoccupata dalla politica bipartisan sempre più guidata da pulsioni belliche verso la Cina

Gran parte degli esperti e dei politici americani sostengono una nuova Guerra Fredda con la Cina – un periodo di intensa ostilità e di competizione che non si avvicina ai combattimenti armati- è iniziato. La “Rift Threatens U.S. Cold War Against China“, come ha scritto in un titolo il New York Times il 15 maggio, citando i recenti scontri per il commercio, la tecnologia e la responsabilità per la diffusione di Covid-19. La decisione di Pechino di sottoporre Hong Kong a nuove severe leggi sulla sicurezza non ha fatto altro che aumentare ulteriormente tali tensioni. Il presidente Trump ha prontamente minacciato di eliminare le speciali relazioni economiche della città-stato con questo Paese, imponendo nuove sanzioni ai leader cinesi. Nel frattempo, i Democratici e i Repubblicani al Congresso stanno lavorando insieme per mettere a punto delle severe sanzioni anti-cinesi.

Per chiunque ricordi la guerra fredda originale, gli ultimi sviluppi possono sembrare stranamente familiari. Essi riportano alla mente ciò che è accaduto subito dopo che la collaborazione dell’America con i sovietici nella seconda guerra mondiale che è collassata in un clima di acrimonia, mentre i russi sono diventati sempre più oppressivi in ‘Europa orientale. A quei tempi la diffidenza non faceva che crescere, mentre Washington decideva di lanciare un’azione globale per contenere e sconfiggere l’URSS. Sembra che oggi ci stiamo avvicinando a una situazione del genere. Sebbene la Cina e gli Stati Uniti continuino a mantenere legami commerciali, scientifici ed educativi, i leader di entrambi i Paesi minacciano di tagliare questi legami e di intraprendere una vasta gamma di mosse ostili.

Ovviamente alcuni dei passi che si stanno discutendo a Washington per punire la Cina a causa di quello che è percepito come un cattivo comportamento, avranno nell’immediato scarso impatto sulla vita degli americani. Molte delle minacce, infatti, potrebbero rivelarsi poco più di un gonfiare il petto. Si consideri, ad esempio, la proposta avanzata da maggioranza e minoranza dei membri del Comitato delle forze armate del Senato, il repubblicano dell’Oklahoma Jim Inhofe e il democratico Jack Reed del Rhode Island, di finanziare una “Pacific Deterrence Initiative” multimiliardaria, destinata a sostenere le forze americane in Asia. Questo sforzo, hanno dichiarato, “invierà un forte segnale al Partito comunista cinese e cioè che il popolo americano è impegnato a difendere gli interessi degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico”.

Beh, è facile! Tutto ciò che noi, cittadini contribuenti degli Stati Uniti, dobbiamo fare in questo inizio di Guerra Fredda è rendere onore al Congresso mentre incanala altri miliardi di dollari ai soliti appaltatori della difesa per “mandare il segnale” a Pechino che “difenderemo gli interessi degli Stati Uniti” da qualche parte in tutto il mondo. (Questo è il momento per sventolare la bandiera americana!)

Ma non pensate che questo momento che duri a lungo, non se una nuova Guerra Fredda inizia sul serio. Un rapido sguardo all’originale dovrebbe ricordarci che tutti noi pagheremo un prezzo di qualche tipo per l’intensificarsi dell’ostilità verso la Cina (anche se non dovesse esserci una guerra calda). Forse non è troppo presto per considerare l’impatto che un tale mondo avrebbe su di voi e su di me.

Una debole ripresa economica

Per la maggior parte degli americani, la prima conseguenza di un’intensificazione della guerra fredda potrebbe essere una ripresa, dal tracollo economico del Covid-19, più debole del previsto. Qualsiasi cosa che ostacolasse una rapida ripresa – e una nuova Guerra Fredda con la Cina rientra proprio in questa categoria – sarebbe una cattiva notizia.

A differenza della guerra fredda originale, quando Washington e Mosca mantenevano pochi legami economici, l’economia statunitense e quella cinese sono intrecciate, contribuendo alla ricchezza netta di entrambi i Paesi e avvantaggiando le industrie orientate all’esportazione del nostro Paese, come l’agricoltura e la produzione di aerei civili. Certo, tali legami hanno anche danneggiato gli operai che hanno visto il loro lavoro migrare attraverso il Pacifico e le aziende tecnologiche che hanno visto la loro proprietà intellettuale sottratta dai cinesi. Donald Trump ha alimentato i risentimenti per questi problemi per farsi eleggere nel 2016. Da allora, ha cercato di districarsi tra le due economie, sostenendo che sarebbe stato meglio stare per conto nostro. (America first!) Come parte di questa azione ha già imposto rigide tariffe sulle importazioni cinesi e ha impedito alle aziende cinesi di accedere alla tecnologia americana.

Discutiamo pure se la Cina ha abusato delle regole del commercio internazionale, secondo le accuse di Trump e dei suoi alleati, e se imporre tariffe (pagate dagli importatori e dai consumatori americani, non dai fornitori cinesi) sia il modo migliore per affrontare l’ascesa economica di quel Paese. La cosa fondamentale da notare, tuttavia, è che la crescita di entrambi i paesi è rallentata sulla scia della guerra commerciale di Trump anche prima che il Covid-19 colpisse. Mentre il 2019 volgeva al termine, infatti, la prospettiva di tariffe ancora più elevate e l’intensificarsi della guerra economica stavano già trascinando al ribasso l’intera economia globale.

Mentre alcuni esperti ritengono che un allentamento delle tariffe e altri passi volti al miglioramento del commercio USA-Cina stimolerebbero l’economia in tempi difficili, Trump ed i falchi, guidati dal Segretario di Stato Mike Pompeo e dal consigliere commerciale della Casa Bianca Peter Navarro, sembrano considerare questo momento come l’occasione perfetta per raddoppiare le misure anti-cinesi. Il presidente ha già accennato di essere pronto a ordinare ulteriori dazi sui prodotti cinesi e a prendere altre misure per accelerare il “decoupling” delle due economie. “Ci sono molte cose che potremmo fare”, ha detto a metà maggio a Maria Bartiromo di Fox Business. “Potremmo tagliare l’intera relazione con la Cina”.

Tagliare l’intera relazione? Alcuni politici sostengono che un tale decoupling stimolerebbe la crescita in patria, dato che le aziende americane sposterebbero la produzione negli Stati Uniti e nei paesi alleati. Questo argomento, tuttavia, ignora due fattori chiave quando si tratta di americani alla disperata ricerca di lavoro: in primo luogo, molti dei compiti attualmente svolti dai lavoratori cinesi saranno trasferiti in stabilimenti in Messico, Tailandia, Vietnam e altri centri di produzione a basso costo, in secondo luogo, qualsiasi trasferimento di intere linee di produzione in questo Paese richiederà anni per essere realizzato e finirà senza dubbio per impiegare più robot che lavoratori. In conclusione: dal punto di vista economico, la guerra fredda che si sta intensificando garantirà la riduzione delle possibilità di una rapida ripresa dalla depressione post-Coronavirus, riducendo le prospettive occupazionali per milioni di americani.

Spesa militare, non stimoli per la ripresa

Ed ecco un’altra cosa che una nuova Guerra Fredda garantisce: un aumento significativo della spesa militare in un momento in cui il debito nazionale si sta gonfiando e c’è un disperato bisogno di investimenti per la ripresa economica.

Entro la fine di giugno, a meno che il Congresso non voti un’ulteriore assistenza, gran parte dei 2.200 miliardi di dollari di aiuti d’emergenza per la pandemia saranno esauriti, lasciando milioni di americani senza lavoro e molti piccoli imprenditori in difficoltà. I Democratici alla Camera dei Rappresentanti hanno presentato un piano per ulteriori 3.000 miliardi di dollari di finanziamenti d’emergenza, compresi gli aiuti per gli stati e le città in difficoltà e per un’altra serie di pagamenti diretti ai cittadini. I funzionari della Casa Bianca e molti repubblicani insistono, tuttavia, sul fatto che qualsiasi ulteriore regalo ai comuni americani porterà il debito federale a livelli insostenibili (un problema che non li preoccupa mai quando si tratta di tagli fiscali per le imprese e i ricchi). Quindi, approvare un pacchetto di stimoli del genere appare sempre meno probabile ed a luglio ciò potrebbe lasciare milioni di americani incapaci di pagare l’affitto e altre spese essenziali.

Quando si tratta di aumentare la spesa militare, tuttavia, i repubblicani non si fanno scrupoli. Il senatore Tom Cotton dell’Arkansas, ad esempio, ha introdotto una legge da 43 miliardi di dollari per la Forging Operational Resistance to Chinese Expansion (FORCE) Act. Il suo obiettivo, sostiene, sarebbe quello di “aiutare a contrastare il principale obiettivo geopolitico del Partito Comunista Cinese [di] spingere gli Stati Uniti fuori dal Pacifico Occidentale [e] raggiungere l’unificazione attraverso lo Stretto con Taiwan attraverso la forza militare”. Esso comprende, tra l’altro, 3,9 miliardi di dollari per un altro sottomarino della classe Virginia (che si aggiungono ai 4,7 miliardi di dollari richiesti per questo sottomarino nel budget proposto dal Pentagono per il 2021) e 3 miliardi di dollari per uno dei costosi sistemi d’arma della storia, il jet da combattimento F-35 (in aggiunta ai 4,6 miliardi di dollari richiesti per 48 di essi in quello stesso budget).

Con i democratici che cercano disperatamente di dimostrare le proprie credenziali anti-cinesi, l’approvazione della legge FORCE, o la più modesta Pacific Deterrence Initiative introdotta dai senatori Reed e Inhofe, sembra essere una cosa sicura. In effetti la necessità di ulteriori fondi militari potrebbe rivelarsi la ragione dei repubblicani per respingere le richieste di ulteriori aiuti in caso di pandemia.

Ma una spesa militare più elevata non fungerà da stimolo economico, proprio come ha fatto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando ha contribuito a far uscire gli Stati Uniti dalla Grande Depressione?

In effetti, l’approvazione del FORCE Act, o una sua variante, apporterà ulteriore denaro all’economia. Ma il complesso militare-industriale di oggi ha ben poco a che fare con quello di 80 anni fa, quando milioni di lavoratori furono mobilitati per sfornare ogni mese migliaia di carri armati e di aerei in una lotta a tutto campo per sconfiggere la Germania nazista. Oggi l’hardware militare è diventato così complesso che la maggior parte di ogni dollaro speso per un nuovo aereo, carro armato o nave va in materiali speciali e sistemi informatici, non in eserciti di operai. Quindi i miliardi di dollari per un nuovo sottomarino e per gli altri F-35 genereranno probabilmente solo poche migliaia di posti di lavoro extra, mentre spendere gli stessi importi per l’assistenza sanitaria o per l’istruzione elementare genererebbe numeri più alti.

Coscrizione

E poi c’è la questione che dovrebbe essere nella mente di ogni giovane uomo e donna in America (insieme ai loro genitori, ai nonni e ai loro cari): il reclutamento.

A differenza della Guerra Fredda originale, i giovani uomini in questo Paese non sono più obbligati a prestare servizio nell’esercito americano, anche se loro (e le donne) possono scegliere di farlo, sia per motivi patriottici, sia per necessità economiche, sia per entrambi. Anche se gli Stati Uniti sono stati continuamente coinvolti in “guerre eterne” dopo gli attentati dell’11 settembre, le forze armate sono state in grado di utilizzare una serie di incentivi economici ed educativi per mantenere i ranghi pieni (ed evitare il clamore pubblico che avrebbe sicuramente accompagnato quelle guerre con la coscrizione). Ciò è stato possibile in parte perché il numero dei soldati impegnati in combattimento non era enorme rispetto, ad esempio, all’epoca della guerra di Corea o del Vietnam e perché un gran numero di truppe non era più in Europa per “contenere” l’Unione Sovietica.

Una guerra fredda in piena regola con la Cina sarebbe un’altra cosa, anche se il fabbisogno di manodopera del Pentagono è stato in qualche modo ridotto dal ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan e dall’Iraq. Saranno senza dubbio necessari grandi dispiegamenti di forze per impegnarsi in una versione moderna del “contenimento” della Cina, per non parlare di scoraggiare l’ulteriore avventurismo della Russia di Vladimir Putin. Si può fare questo con un esercito di volontari? Non se aumentano le tensioni con Pechino.

Contateci: a un certo punto, la questione della coscrizione è destinata ad essere sollevata. Finora il Dipartimento della Difesa non ha optato per il ripristino della leva obbligatoria, una mossa che richiederebbe l’approvazione del Congresso e che senza dubbio innescherebbe un intenso dibattito politico di quelli che gli alti funzionari preferirebbero evitare in questo momento. Tuttavia, le linee guida generali, la National Defense Strategy del 2018, hanno chiarito che gli Stati Uniti devono aspettarsi di affrontare anni di intensa rivalità con i loro “potenti grandi concorrenti” e che una tale epica lotta potrebbe richiedere la piena mobilitazione delle capacità belliche dell’America. La “competizione strategica a lungo termine [con la Cina e la Russia]”, ha affermato, “richiede la perfetta integrazione di molteplici elementi del potere nazionale”. La coscrizione non è stata specificamente menzionata, ma data la nuova attenzione per una Cina in ascesa e una Russia temeraria, prima o poi sarà sul tavolo delle trattative.

Repressione e discriminazione

Un’altra caratteristica della guerra fredda originale che ci si dovrebbe aspettare in una nuova guerra fredda è un ambiente fatto di repressione, intolleranza e discriminazione. In questo caso, sarebbe contro i sino-americani, gli studenti e i ricercatori cinesi attualmente in questo Paese, e i non cinesi visti però come in qualche modo legati a quel potere. Purtroppo ne sono già emersi i segni. Funzionari dell’FBI e del Consiglio di sicurezza nazionale, per esempio, sono stati inviati nelle principali università della Ivy League per mettere in guardia gli amministratori contro l’ammissione o il mantenimento di studenti cinesi che potrebbero raccogliere informazioni scientifiche e tecniche da condividere con le istituzioni supportate in patria dal governo. Contemporaneamente, a circa 30 professori cinesi legati a tali istituzioni è stato negato il visto, nonostante una storia di collaborazione con accademici americani. Con una mossa più drammatica, il titolare della cattedra del dipartimento di chimica dell’Università di Harvard, Charles Lieber, è stato arrestato a gennaio per non aver denunciato il reddito che aveva ricevuto da un’università cinese.

Molti accademici americani hanno criticato tali azioni come un attacco alla libertà accademica. Sempre più spesso, tuttavia, i funzionari statunitensi insistono sul fatto che essi rappresentano una componente necessaria della nuova guerra fredda. E mentre questi funzionari insistono anche sul fatto che il nostro avversario in questa lotta è il governo cinese o le persone ad esso associate (per quanto marginalmente), molti sino-americani stanno provando sempre più sospetti e ostilità solo per il fatto di essere cinesi… “I sino-americani si sentono presi di mira, e questo è davvero offensivo”, ha detto Charlie Woo, un importante uomo d’affari cinese-americano.

L’esperienza della prima guerra fredda suggerisce che questo tipo di intolleranza e repressione aumenterà con effetti potenzialmente agghiaccianti sulla libertà intellettuale e sulla situazione razziale già profondamente instabile di questo paese.

Guerra calda

E non dimenticate mai che le guerre fredde rischiano sempre di diventare calde. Guardando indietro è abbastanza facile ricordare gli anni di stallo tra Stati Uniti e Russia come un’era relativamente priva di guerre, poiché le due superpotenze temevano che un conflitto diretto di qualsiasi tipo tra di loro potesse innescare una conflagrazione termonucleare a tutto campo, lasciando il pianeta in rovina. In realtà, però, entrambe le parti si sono impegnate in una serie di sanguinose “guerre per procura”: conflitti regionali in Corea, Vietnam e Afghanistan, tra gli altri, che hanno coinvolto truppe di una superpotenza e alleati locali armati dall’altra superpotenza. Inoltre gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si sono quasi trovati in conflitto diretto in diverse occasioni. La più importante, naturalmente, è stata la crisi dei missili cubani del 1962, quando Mosca installatò missili balistici nucleari a Cuba e gli Stati Uniti quasi entrarono in guerra – che probabilmente si sarebbe trasformata in un conflitto nucleare – per rimuoverli. Solo un ultimo sforzo negoziale da parte del presidente John F. Kennedy e della sua controparte russa, Nikita Krusciov, evitò un tale risultato.

È facile immaginare che entrambe le versioni contemporanee di tali conflitti per procura e come durante la crisi dei missili cubani possano emergere da un crescente confronto con la Cina. Un incidente nella penisola coreana, non importa come si scateni, potrebbe rapidamente trasformarsi in una guerra per procura. Il pericolo maggiore, tuttavia, sarebbe se le forze statunitensi e cinesi si affrontassero direttamente, forse a causa di uno scontro navale nel Mar Cinese orientale o meridionale.

Attualmente le navi da guerra americane e cinesi si incontrano regolarmente in quelle acque, spesso a portata di tiro (o addirittura di speronamento). La Marina degli Stati Uniti insiste sul fatto che sta conducendo “operazioni di liberà di navigazione” autorizzate (FRONOPS) in acque internazionali. I cinesi – che rivendicando la proprietà e spesso costruiscono sui tanti piccoli atolli e isolotti che punteggiano quei mari – accusano le navi americane di violare il loro territorio marittimo nazionale. A volte le cannoniere cinesi hanno navigato pericolosamente vicino a loro, costringendole a cambiare rotta per evitare una collisione. Con il moltiplicarsi di tali incidenti e l’aumento delle tensioni, il rischio di un grave scontro che comporti la perdita di vite umane da una o da entrambe le parti è destinato a crescere, fornendo forse la scintilla per un confronto militare su vasta scala. E non può essere solo questione di una cosa sola: un’intensificazione della guerra fredda con la Cina non farà che aumentare le probabilità che una cosa del genere accada.

Nessuno può dire a che punto chiunque di noi comincerà a sentire gli effetti diretti di questa nuova Guerra Fredda, si può solo dire che, con l’acuirsi delle tensioni e degli atti ostili, le conseguenze si riveleranno davvero dure. Quindi applaudite ora, se approvate le misure già adottate per isolare e punire Pechino, ma pensate bene prima di abbracciare una vera e propria guerra fredda con la Cina e tutto ciò che essa comporterà.

Michael T. Klare è autore di 15 libri l’ultimo dei quali è All Hell Breaking Loose: The Pentagon’s Perspective on Climate Change.