di Sylvia Tingiridou | da akel.org.cy
Traduzione di Marx21.it
Intervento di Sylvia Tingiridou, Presidente del Consiglio della Pace di Cipro, alla Conferenza per la Pace e contro la NATO organizzata dal Gruppo Confederale del GUE/NGL al Parlamento Europeo
2-3 giugno, Parlamento Europeo, Bruxelles
E’ stato molto giustamente osservato che il fatto che l’umanità sia riuscita ad evitare fino ad ora un episodio di guerra nucleare rappresenta un miracolo. Se un tale episodio avesse luogo, farebbe ritornare la vita sul pianeta all’Era Glaciale. E’ vero che la minaccia nucleare non ha mai smesso di pendere sulla testa di chi popola il mondo. Al contrario, nonostante i proclami e gli auguri di disarmo nucleare globale, gli arsenali nucleari dei paesi potenti sul pianeta sono stati conservati e in alcuni casi anche rafforzati.
L’alleanza NATO porta la più grande responsabilità per la situazione attuale. Non dimentichiamo che la NATO è stata quella che nei decenni scorsi ha respinto le proposte avanzate dalla comunità socialista di allora e le richieste del movimento per la pace mondiale di un disarmo nucleare simultaneo. Oggi, la NATO è strutturata strategicamente sul suo arsenale nucleare. Il Concetto Strategico della NATO afferma che “l’ultima garanzia degli Alleati è fornita dalle forze nucleari strategiche dell’Alleanza, in particolare da quelle degli USA”. In ogni occasione, la NATO ribadisce che “Finché esisteranno le armi nucleari, la NATO rimarrà un’alleanza nucleare”, senza naturalmente avere mai fatto alcun passo per porre fine alla presenza delle armi nucleari sul pianeta. Inoltre, è la stessa natura aggressiva della NATO ad avere bisogno di un’arma così letale.
L’UE, nonostante i suoi proclami e la vuota retorica contro le armi nucleari, è costellata di testate nucleari. Due stati del nucleo duro UE sono riconosciuti come potenze nucleari: la Francia, che si stima che abbia circa 300 testate nucleari operative, e la Gran Bretagna con 215 testate nucleari, di cui 150 avanzate. In aggiunta, sul territorio di quattro Stati Membri dell’UE (Germania, Olanda, Belgio e Italia) centinaia di armi nucleari statunitensi (150-250 testate) sono dislocate prendendo di mira la Russia e il Medio Oriente, mentre anche la Turchia, uno dei principali membri della NATO e candidato all’adesione all’UE, ospita armi nucleari americane sul suo suolo.
L’intero quadro è completato dalla situazione nel Medio Oriente. A seguito dell’accordo sul programma nucleare dell’Iran, la situazione si è chiarita. L’arsenale nucleare di Israele (le stime vanno dalle 80 alle 200 testate, che comprendono anche bombe al neutrone e armi biologiche) rappresenta un pericolo mortale per la pace, i popoli e l’ambiente naturale in prossimità del Mediterraneo Orientale. E’ importante sottolineare che queste armi sono in possesso di uno stato che non ha firmato il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari e che – almeno nella regione – porta la colpa delle più numerose, sistematiche e brutali violazioni del Diritto Internazionale. Non ha alcuna giustificazione l’Occidente, che per anni è stato alla ricerca di armi nucleari in Iran e nel resto del mondo, ma che pretende che si chiudano gli occhi di fronte all’arsenale nucleare di Israele al centro della instabile e fragile regione del Medio Oriente.
In sostanza, la NATO offre immunità e protezione a Israele, di modo che il suo monopolio nucleare, che assicura la superiorità militare a questo stato e che consente di continuare la sua occupazione dei territori palestinesi e l’aggressione contro i popoli del Medio Oriente, si conservi intatto e intoccabile. La recente istituzione di una delegazione permanente di Israele presso il quartier generale della NATO dimostra ancora una volta che i piani strategici dei centri imperialisti occidentali si completano reciprocamente.
Questi piani e disegni nascondono i duri scontri e le acute rivalità energetiche, il cui centro è rappresentato dalla regione del Mediterraneo Orientale e del Medio Oriente. La Strategia per la Sicurezza Europea del 2003 (che parlava della promozione di “un anello di stati ben amministrati a est dell’UE e sulla costa mediterranea, con cui l’UE possa intrattenere rapporti stretti e di cooperazione”), così come il Piano per un “Nuovo Medio Oriente” ispirato dagli americani, da alcuni anni cerca di promuovere il riassetto della regione attraverso la ridefinizione dei confini, gli interventi stranieri negli affari interni degli stati, il rovesciamento dei governi “non amichevoli” e l’innesco di conflitti etnici e religiosi. Ciò include la crescente militarizzazione della regione da parte della NATO, dell’UE e di Israele, attraverso il rafforzamento della loro presenza militare nel Mediterraneo, l’intensificazione delle loro esercitazioni navali e aeree e l’uso di basi militari e per lo spionaggio.
Ecco perché la nostra area è costantemente presa di mira dalla NATO. Come tutti sanno, nella nostra regione si trovano parti essenziali del comando NATO, sedi, basi navali, campi di tiro missilistici, centri di addestramento per la marina, parti di uno scudo missilistico, l’operazione a guida NATO di pattugliamento del Mediterraneo (“Active Endeavour”), mentre ora -con il pretesto del coinvolgimento della gestione dei flussi di rifugiati – la NATO si è piazzata nel Mar Egeo. Due programmi satellitari militari e civili della NATO – precisamente, il “Dialogo Mediterraneo” e l’ “Iniziativa di Cooperazione di Istanbul” – si stanno concentrando sulla nostra regione.
Infine, la Dimensione Marittima della Politica di Sicurezza e Difesa Comune dell’UE sta anche promuovendo la militarizzazione dei mari, con particolare enfasi sul Mediterraneo Orientale. Non è infatti un caso che – come ha annunciato l’Assistente del Segretario Generale della NATO solo pochi giorni fa – al prossimo Vertice NATO saranno approvate decisioni riguardanti i confini meridionali dell’Alleanza. La NATO, ha detto significativamente, intensificherà i suoi sforzi per “espandere la stabilità” nel Medio Oriente e nel Nord Africa, “aiutando i partners nella regione a rafforzare la loro difesa”.
Anche il nostro paese, Cipro, è situato in quest’area, ed è per questo una delle più tragiche vittime della NATO. La NATO ha sempre avuto come obiettivo permanente quello della trasformazione della nostra isola in una “portaerei inaffondabile” che svolga la funzione, per la sua posizione geo-strategica, di base spionistica e navale contro i popoli del Medio Oriente. La tragedia sofferta dal nostro popolo nell’estate del 1974, con il colpo di Stato fascista della giunta greca che ha offerto il pretesto dell’invasione della Turchia e la continua – fino ad oggi – occupazione e divisione della nostra isola, furono pianificate nelle sedi della NATO. L’obiettivo finale era la divisione della nostra isola in una parte greca e una turca e unire ognuna di esse alle cosiddette “madri patria”, precisamente la Turchia e la Grecia. La lotta del nostro popolo contro l’occupazione turca, contro le basi militari britanniche esistenti a Cipro dal 1960 e la nostra lotta per la completa smilitarizzazione dell’isola è essenzialmente una lotta contro l’imperialismo NATO.
Allo stesso tempo, la posizione determinata e militante del movimento della pace e della Sinistra di Cipro contro ogni intenzione di coinvolgimento della NATO sul problema di Cipro, di ingresso di Cipro in qualsiasi programma NATO e della cosiddetta Partnership per la Pace, ha impedito – almeno fino a ora – un tale sviluppo. Il fatto che la Repubblica di Cipro sia il solo stato membro dell’UE che non partecipa a programmi sia della NATO che della cosiddetta Partnership per la Pace rappresenta una vittoria del popolo di Cipro che dobbiamo salvaguardare e preservare. La nostra ferma posizione era e rimane “Né la NATO a Cipro, né Cipro nella NATO”. Il nostro obiettivo è continuare la lotta insieme ai Greco Ciprioti e ai Turco Ciprioti per una patria libera, riunificata, liberata dall’occupazione turca, per poter ottenere insieme l’abolizione del retaggio coloniale delle basi militari britanniche a Cipro.
Con questi pensieri, cari amici, vorrei sottolineare la necessità di concentrare l’attività del movimento internazionale della pace, guidato dal Consiglio Mondiale della Pace, dalle forze progressiste e dai cittadini su due assi specifici, attorno a cui possano essere mobilitate le forze più vaste.
In primo luogo, dovrebbero essere intraprese iniziative per promuovere la convocazione immediata di una Conferenza dell’ONU con l’obiettivo di dichiarare il Medio Oriente una zona libera da armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa. A Cipro, su iniziativa di AKEL (Partito Progressista del Popolo Lavoratore), una risoluzione unanime è stata adottata dalla Camera dei Rappresentanti su questo tema, che rappresenta un’arma importante nella nostra lotta.
Vaste campagne dovrebbero essere organizzate in tutta Europa, con la richiesta della denuclearizzazione del continente, del ritiro di tutti gli armamenti nucleari dal territorio europeo e della chiusura delle basi militari straniere, in combinazione con la lotta contro la sempre più profonda compenetrazione UE-NATO.
Cari amici,
Con queste considerazioni, ringraziamo calorosamente gli organizzatori di questa Conferenza per l’occasione che hanno dato al Consiglio della Pace di Cipro di partecipare a questo dibattito. Siamo certi che la discussione proseguirà, in nome della lotta per la pace, per i diritti dei popoli e per la fine del sistema che genera guerre e rifugiati.