La guerra tra corruzione e censura. Editoriale

di Marco Pondrelli

Il 25 febbraio a Genova si terrà una manifestazione contro la guerra, l’iniziativa parte dai portuali e dalle loro lotte contro i carichi di morte, una battaglia che in passato ha riguardato Yemen, Siria e Israele e che oggi vuole fermare l’impegno bellico italiano in Ucraina in sfregio all’articolo 11 della Costituzione. Speriamo che questa sia una grande manifestazione e che tutte le forze che si oppongono alla guerra scendano in piazza. Dallo slogan “giù le armi, su i salari” emerge la consapevolezza che aumentare le spese militari e fornire armi significa sottrarre risorse alla spesa sociale e colpire direttamente le fasce più deboli (sempre più ampie) della popolazione – tra l’altro realizzando l’ennesimo trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto.

L’ottimismo diffuso a piene mani dal Governo e dalla maggioranza dei mezzi d’informazione sulla situazione italiana è difficilmente comprensibile, il FMI stima una crescita dello 0,6% per il 2023 e dello 0,9% per il 2024, sono stime in crescita rispetto alla precedenti ma molto lontane dal garantire una vera ripresa all’economia italiana. Possiamo continuare a crogiolarci nella falsa illusione che in Italia non c’è un problema di lavoro e salari ma semplicemente è il reddito di cittadinanza ad essere un incentivo per non lavorare. La realtà è un’altra, dopo la crisi del 2007-08 e dopo il Covid sono arrivate le (auto)sanzioni alla Russia, che hanno aggravato il dramma sociale italiano.

Il PNRR che doveva essere la svolta neokeynesiana è scomparso dal dibattito e non si vedono tutti i benefici che esso avrebbe dovuto portare, chi si rivolge alla sanità pubblica sa che le liste di attesa si stanno allungando e sa anche che nelle farmacie alcuni medicinali iniziano a scarseggiare. Servirebbe una vera svolta, un cambio di rotta radicale purtroppo il Parlamento non rappresenta il popolo italiano ma solo gli interessi atlantici ed europei.

Il caso greco dovrebbe servire quale monito non quale esempio, mentre i governi greci ubbidivano ai diktat europei con politiche che fra l’altro aumentavano la denutrizione oltre che la mortalità infantile, allo stesso tempo aumentavano le spese militari. L’Italia è in una situazione molto simile, come abbiamo già sostenuto, l’aumento al 2% delle spese militari rappresenterà un ulteriore contrazione dei fondi sociali.

Stiamo spendendo sempre più soldi per armarci e per armare l’Ucraina, senza un bilancio di quello che stiamo facendo. La grande stampa nasconde l’avanzata russa, come durante la Seconda Guerra Mondiale le avanzate italiane erano vittorie eroiche e le ritirate ripiegamenti strategici, oggi il linguaggio dell’Impero non vuole ammettere sconfitte o arretramenti perché non ha altra strategia che quella bellica. In tour europeo di Zelensky è stato solo un bagno di falsi sentimenti e richieste di armi, con molti cancellieri europei sempre più insofferenti verso il comico/demiurgo ma costretti a fare buon viso a cattivo gioco.

Fra i silenzi della stampa annoveriamo anche le mezze ammissioni sulle ultime purghe a Kiev, se la stessa cosa fosse successa a Mosca le prime pagine dei giornali sarebbero state dedicate alla corruzione dilagante in Russia o al tiranno impazzito, che fra un bagno nel sangue di cervo e l’altro licenzia l’intero governo. Poco si è detto invece di quello che ha fatto Zelensky, il quale può mettere fuori legge partiti di opposizioni, chiudere tv e giornali scomodi e rimanere il paladino della democrazia nel mondo.

L’ultimo licenziamento è stato quello del ministro della difesa Oleksii Reznikov, è difficile capire cosa stia succedendo, secondo alcuni lo scontro e fra CIA e MI6, secondo altri il Presidente sta tentando di consolidare il suo potere, meno stabile di quanto di possa pensare, quello che possiamo affermare è che gli aiuti occidentali servono a fare girare i dirigenti ucraini con auto di lusso mentre la popolazione è allo stremo. È strano che i tanti sovranisti italiani non trovino il tempo di chiedersi dove finiscono i nostri soldi, mentre in Italia si aspettano mesi per gli esami medici. Gli italiani, come dimostrato dall’ultimo sondaggio commissionato dalla RAI sono contrari all’invio di armi (46%), chi da voce a questa posizione in Parlamento?

Ultimamente sono uscite indiscrezioni su possibili trattative, al momento è difficile capire se queste ipotesi avranno un seguito, perché rimane l’incognita delle formazioni neonaziste che difficilmente accetteranno di deporre le armi se non nel quadro di un’improbabile riconquista di tutti i territori rivendicati, compresa la Crimea. Lo stesso può dirsi degli Stati Uniti che sono i maggiori sostenitori di queste forze. Quello che ci auguriamo è che i paesi europei facciano uno sforzo per trasformare un’esile speranza di pace in qualcosa di più concreto, perché ciò succeda occorre che la voce della maggioranza degli italiani emerga in modo forte e chiaro.

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