La guerra imminente con la Cina

portaerei elicotteridi Gianni Cadoppi

Riceviamo dal compagno Gianni Cadoppi una sua nota di commento a un’inchiesta del giornalista australiano John Pilger, che pubblichiamo come contributo alla discussione sui possibili sviluppi della politica internazionale, in vista dell’insediamento della nuova amministrazione presidenziale statunitense.

John Pilger è un noto giornalista d’inchiesta australiano che lavora in Inghilterra. Corrispondente di guerra in Vietnam è stato designato due volte come “Giornalista dell’anno” nel Regno Unito. Presentiamo qui un’inchiesta che ha portato anche alla realizzazione di un video sul pericolo di guerra verso la Cina.

Pilger ha sostenuto, durante la campagna elettorale americana, che il meno pericoloso per una guerra con Cina sarebbe Trump, piuttosto che la guerrafondaia Clinton, nota China basher. Trump intanto vorrebbe nominare ambasciatore nel paese asiatico un amico del presidente Xi Jinping cioè il governatore dell’Iowa, Terry Branstad, appena tornato da una visita in Cina.

Intanto però il generale Michael T. Flynn, che è stato scelto da Donald Trump come consigliere per la sicurezza nazionale, sostiene che la Cina sia alleata con “islamisti radicali”. In un passaggio di un libro pubblicato recentemente ha scritto: “La guerra c’è già. Siamo di fronte ad una coalizione che si estende dalla Corea del Nord e dalla Cina a Russia, Iran, Siria, Cuba, Bolivia, Venezuela e Nicaragua. Siamo sotto attacco, non solo da Stati-nazione direttamente, ma anche da Al Qaeda, Hezbollah, ISIS e innumerevoli altri gruppi terroristici…Nessuna sorpresa che siamo di fronte ad un’alleanza tra islamisti radicali e regimi de L’Avana, Pyongyang, Mosca e Pechino. Entrambi credono che la storia, e / o di Allah, benedica i loro sforzi…”. Intanto Flynn addirittura accusa l’Iran di essere dietro l’assassinio dell’ambasciatore americano in Libia, cosa del tutto infondata secondo il New York Times che lo accusa, assieme al figlio, di propagare bufale complottistiche. E’ chiaro che un tizio del genere, una sorta di Dottor Stranamore, potrebbe essere piuttosto pericoloso.

Naturalmente non manca nell’arsenale di Trump la questione delle Isole del Mar Cinese Meridionale. La Cina è accusata di espansionismo quando, gli USA stessi, riconobbero la sovranità sulle isole alla Cina nazionalista con il trattato del Cairo, durante la seconda guerra mondiale e come tali sono rivendicate anche da Taiwan. Però come sostiene Pigler gli USA hanno accerchiato con le loro basi militari la Cina e fanno sapere che una guerra contro la Cina è oggi quantomeno “pensabile”. Anche il Congresso ci si mette con proposte di ritorsioni contro la Cina e addirittura contro chi ne appoggia le rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale (esclusa Taiwan) in base alle delibere di un tribunale che gli americani non riconoscono!!! Si propongono persino sanzioni contro chi minaccia l’autonomia di Hong Kong dopo che Joshua Wong, lo studente tanto vezzeggiato dalla Sinistra Imperiale nostrana, è andato a fare lobbing tra i più retrivi Cold Warriors presenti nel Congresso USA. La lotta per la Pace diventa sempre più indispensabile per chiunque voglia un mondo fondato sulla giustizia e il dialogo.

Proprio durante un discorso, con il futuro ambasciatore Branstad presente sul palco, Trump ha insistito sulle solite accuse contro la Cina. Forse è incavolato con i cinesi perchè ha scoperto che un’azienda di WC usa il marchio Trump oppure qualche parrucchiere cinese gli ha sbagliato il colore della tinta dei capelli. Prendiamo il problema dei dazi doganali. Trump vuole mettere dazi alle importazioni cinesi. Gli Usa applicano già i dazi doganali e le altre imposte doganali su tutti i prodotti su tutta la merce importata e ultimamente hanno aggiunto dazi antidumping del 209%.sull’acciaio cinese (e solo su quello), messi da Obama. Non si sa se Trump sia più impreparato che bugiardo o tutte e due le cose assieme.

Però bisogna notare una cosa curiosa. Uno degli smartphone più usati in Italia è il Huawei cinese, ma tutti i cellulari sono perlomeno assemblati in Cina. Tutti i computer sono Made in China. Questa dovrebbe essere l’esperienza che i consumatori italiani hanno della Cina. Nonostante questo pressoché tutti, basta frequentare i forum sul WEB, dicono che la Cina produce solo schifezze e paccottiglia. Niente di nuovo per la verità. Le stesse cose si dicevano negli anni ‘60 del Giappone, nei ‘70 per la Corea e negli ‘80 per Taiwan. Nel prossimo decennio forse i cinesi si lamenteranno per le stesse cose con l’India. Stessi luoghi comuni distribuiti a piene mani per i pollastri di Trump e Salvini. I know my chicken potrebbe dire Trump e indubbiamente li conosce molto bene e pure quelli di Salvini.

Altro classico sono le pratiche di manipolazione della moneta cinese. Se la Cina lasciasse fluttuare liberamente la propria moneta questa calerebbe e non crescerebbe come pensano i demagoghi scarsamente informati. La Cina ha svalutato in maniera soft prima che il mercato lo facesse in maniera hard. Lo yuan dovrebbe essere quotato tra i 7.5/8.5 yuan per dollaro, non 6.7 come ora. La Cina ha un cambio sopravvalutato, tanto che nel 2015 hanno dovuto bruciare 6-700 miliardi di dollari per sostenerlo. Se liberalizzassero il cambio lo yuan si svaluterebbe rapidamente portandosi sopra i 7.5. Ora stanno svalutando gradualmente per evitare fughe di capitali e per favorire l’ammissione dello Yuan come moneta di riserva per il Fondo Monetario Internazionale. 

Sulle svalutazioni competitive si deve dire che anche gli Stati Uniti fino a un anno fa avevano svalutato il dollaro con operazioni di “quantitative easing ” della FED per favorire la ripresa dell’economia USA. In seguito a quelle politiche il rapporto di cambio dollaro/euro era arrivato quasi a 1.50 (con danno per tutto l’esport europeo). Quindi gli USA possono svalutare la loro moneta quando a loro fa comodo e gli altri paesi non lo possono fare? Le monete sono manipolate più o meno da tutti. Non parliamo poi dell’Italia delle svalutazioni competitive degli anni Settanta, Ottanta ecc. E’ poi ridicolo che gli elogi a Trump per le critiche alla Cina vengano da chi in Italia sostiene la necessità di uscire dall’euro per poter svalutare a piacimento la nostra lira. Trump potrebbe arrabbiarsi pure con noi.

Alcune note per quanto riguarda la vexata questio su Cina e socialismo. La scultura del toro, dell’artista italo-americano Arturo Di Modica, che orna il Bund di Shanghai che per Pilger rappresenterebbe il capitalismo secondo l’autore invece sarebbe il risultato di influenze occidentali e cinesi derivate ad esempio dalla simbologia del bue nello zodiaco cinese. Il toro è il simbolo di perseveranza, diligenza e ricchezza nella tradizione cinese. Pilger è tentato dal luogo comune della equivalenza proprietà privata= capitalismo. Fidel Castro diceva a questo proposito “Se si parla di socialismo, non dobbiamo dimenticarci ciò che il socialismo ha realizzato in Cina. Un tempo era terra di fame, povertà, disastri. Oggi niente di tutto questo. Oggi la Cina può nutrire, vestire, educare e curare 1 miliardo e duecento milioni di persone. Penso che la Cina sia un paese socialista, e il Vietnam pure sia una nazione socialista. Essi dicono che hanno introdotto tutte le necessarie riforme al fine di motivare lo sviluppo nazionale continuando a perseguire gli obiettivi del socialismo. Non ci sono regimi o sistemi completamente puri. A Cuba, per esempio, ci sono molte forme di proprietà privata. Abbiamo centinaia di migliaia di proprietari di aziende agricole. In alcuni casi essi possiedono fino a 110 ettari. In Europa sarebbero considerati grandi proprietari terrieri. Praticamente tutti i cubani sono proprietari della loro casa e, per di più, noi accogliamo con favore gli investimenti stranieri. Ma questo non vuol dire che Cuba ha smesso di essere socialista.”