La guerra continua. Editoriale

guerra no

di Marco Pondrelli

Continuare a parlare di guerra potrebbe sembrare ripetitivo ma purtroppo è la realtà con cui quotidianamente siamo chiamati a confrontarci, facciamo fatica ad accendere la nostra passione ascoltando i partiti italiani dissertare e litigare di casi come quello di Chicco Forti, ci sono tante critiche da fare alla Meloni e al suo governo, essere andata a ricevere un connazionale condannato negli Stati Uniti non è certamente quella più importante.

La guerra sta pervadendo completamente la politica europea, l’attentato contro il Premier slovacco Robert Fico è stato un atto gravissimo, commesso da un individuo che voleva punirlo per il suo stop alla consegna di armi all’Ucraina. La stampa italiana è riuscita a trasformare l’attentatore in vittima, un tranquillo pensionato anzi un poeta, che salutava sempre chi incontrava per strada, Robert Fico è invece stato rappresentato come un personaggio divisivo, un populista rossobruno simbolo della quinta colonna putianiana. Inutile fare presente che Fico è stato democraticamente eletto dal proprio popolo, perché la differenza fra democrazia e autocrazia è decisa discrezionalmente dall’Occidente.

È preoccupante notare come dallo squadrismo televisivo si stia arrivando a tollerare, se non ha giustificare, la violenza di strada. Le parole vergognose scritte da ‘il foglio’ a proposito dell’aggressione a Chef Rubio ne sono la prova. Il linguaggio che quotidianamente viene usato da tanti politici, giornalisti e opinionisti è un linguaggio che chiama la violenza, proviamo però a pensare cosa sarebbe successo se ad essere ferito fosse stato un politico filo-ucraino e se l’attentatore fosse stato un ammiratore di Putin, oppure se ad essere aggredito per strada fosse stato un militante filo-israeliano.

Se guardiamo alla scenario internazionale non ci sono dubbi su quello che sta succedendo. L’Ucraina avanza veloce verso la sconfitta, il problema non è la mancanza di armi ma di soldati ecco perché la tattica sta piegando verso il terrorismo. Le dichiarazioni di Orban, secondo il quale l’Europa si starebbe preparando ad entrare in guerra con la Russia, non inducono all’ottimismo, sembra inoltre che dopo la recente visita a Kiev Blinken avrebbe esortato Biden a revocare il divieto imposto all’Ucraina di utilizzare armi americane per colpire il territorio russo. Il prossimo G7 discuterà dell’utilizzo degli asset russi che sono stati congelati dall’Occidente, per non spaventare altri investitori non verranno girati a Kiev tutti i capitali russi ma solo gli asset, nonostante gli artifici economico-giuridici questa mossa cozza contro ogni idea di diritto internazionale, non solo, come scritto su ‘il sole 24 ore’ del 24 maggio: ‘Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che permette la confisca di proprietà statunitensi in Russia per il pagamento di risarcimenti a beneficio di soggetti russi che hanno subito espropri negli Usa’. La Russia prenderà la sue contromisure e l’Italia ne ha già fatto le spese; è inutile indignarsi per le ritorsioni alle nostre scelte banditesche.

A Gaza la situazione è drammatica, quello che sta succedendo non è guerra ma genocidio. Come ha affermato Elena Basile esistono tutte le circostanze giuridiche per parlare di genocidio, siamo in presenza di una situazione che nel XXI secolo non si era mai vista, ai massacri dell’esercito si aggiungono i civili che bloccano gli aiuti umanitari che dovrebbero arrivare a Gaza, prima che con le bombe questo popolo sta morendo per fame e sete. Dire questo non è antisemitismo (per l’ennesima volta ricordiamo che i palestinesi sono una popolazione semita) ma un racconto reale di quello che succede. Chi oggi non si batte contro questo massacro è colpevole quanto chi lo sta attuando. Proprio per questo ripetiamo la nostra solidarietà verso gli studenti che stanno protestando e condanniamo fermamente i provocatori che li hanno aggrediti.

In questo momento ci sentiamo di trovare un segnale positivo nell’incontro da Putin e Xi Jinping, un mondo multipolare sarebbe un mondo più democratico che allontanerebbe i rischi di guerra. L’asse russo cinese è sempre più solido, anche l’asservita politica italiana ed europea dovrebbe iniziare a alzare lo sguardo oltre l’orizzonte statunitense.

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