di Marco Pondrelli
Chi ha voluto approfondire la vere cause del conflitto russo-ucraino senza fermarsi alle verità dei media mainstream ha potuto attingere a molte fonti, ignorate da chi continua a vivere nella convinzione che l’unica responsabilità di questa guerra è attribuibile a Putin. È inutile suggerire a questi personaggi di leggere la biografia di Angela Merkel, dalla quale emergono tutte le responsabilità statunitense. Per la Merkel la decisione presa a Bucarest nel 2008 di aprire le porte della Nato a Georgia e Ucraina è stata una dichiarazione di guerra alla Russia. Non dubitiamo che presto anche la Merkel finirà nella lista dei putiniani, d’altronde ‘non c’è peggior sordo di chi non vuol,e sentire’.
Per quanto riguarda il fronte bellico, l’ulteriore escalation impressa da Biden non sembra avere portato ad una svolta decisiva. I missili ATACMS al momento non hanno dato grande prova di sé e sono stati abbattuti dalle difese russe, in ogni caso i danni che queste armi possono infliggere alla Russia non hanno la possibilità di modificare strategicamente il conflitto. Le basi russe che hanno un ruolo rilevante nella direzione dell’operazione speciale sono fuori dal raggio di questi missili, la mossa sembra più pensata per rallentare l’avanzata russa (ricorrendo anche all’uso delle mine) più che a cambiare l’inerzia del conflitto.
Il dato politico in questo caso è più importante di quello militare. Il personale che permette l’utilizzo di queste armi è statunitense e britannico. Come sempre l’Occidente vive delle sue doppie verità, se la Repubblica Popolare Democratica di Corea interviene a fianco di Mosca sta allargando il conflitto, se è l’Occidente a intervenire va tutto bene. Il missile di nuovo tipo lanciato dall’esercito russo, di cui gli Stati Uniti ignoravano l’esistenza, è un messaggio, politico, che la Russia sta mandando all’Occidente. Putin è arrivato a dire che in futuro il nemico sarà avvertito dell’utilizzo di questi missili per potere mettere in salvo i civili, questo perché il missile è considerato non intercettabile. Questo atto della Russia è un chiaro monito all’Occidente, chi decide di entrare in guerra diventa un legittimo bersaglio.
In questo contesto di avanzata russa e di grande debolezza ucraina il cui fronte interno è sempre più debole, Zelensky ha dichiarato che il ritorno della Crimea potrebbe essere ottenuto per via diplomatica. Senza entrare nel merito di una dichiarazione senza senso, l’impressione che si ricava è che il Presidente ucraino capisca che la guerra è persa e che gli ucraini non hanno più voglia di morire.
Difficilmente Trump riuscirà a mantenere la sua promessa di chiudere il conflitto prima di insediarsi a gennaio. La strategia statunitense nei prossimi anni vedrà una ricollocazione strategica nell’area dell’Indo-Pacifico, come scritto nei documenti ufficiali statunitensi il pericolo strategico per Washington è la Cina, perché e Pechino che sta insidiando il primato economico e politico degli USA. Questo probabilmente, ma sarà solo la realtà a convalidare o smentire questa ipotesi, porterà il nuovo Presidente statunitense a tentare di ‘appaltare’ il conflitto agli Stati europei. Nel suo report Mario Draghi parla della necessità di considerare alternative energetiche a quelle russe, perché nel lungo periodo vede uno scontro prolungato con Mosca. Uno scontro prolungato, non necessariamente ad alta intensità, permetterebbe agli USA di consolidare l’obiettivo strategico di questa guerra, staccare la Russia dall’Europa.
Se queste considerazioni sono giuste dobbiamo aspettarci un periodo di guerra permanente, che sarà pagata dalla classe lavoratrice. Chi, anche dall’opposizione, blatera di sanità pubblica, di scuola ed altre amenità del genere deve capire che non si può pagare per combattere una guerra e allo stesso tempo rilanciare lo stato sociale. Lotta di classe e lotta contro l’imperialismo statunitense devono essere la battaglia che in questo momento i comunisti e la sinistra devono combattere.
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