di Manlio Dinucci | da il manifesto, 13 maggio 2014
Qualche volta, per un incidente, si scopre una «guerra coperta». Come è avvenuto nello Yemen, dove a Sanaa un membro delle Forze speciali Usa e un agente della Cia hanno sparato contro due uomini uccidendoli. Secondo la versione ufficiale, si trattava di due terroristi di Al Qaeda che li volevano rapire. Il fatto, tutt’altro che chiaro, ha suscitato un’ondata di proteste contro il governo, già sotto accusa poiché permette ai droni killer della Cia di operare nello Yemen partendo da una base saudita.
Il Pentagono – conferma il New York Times – ha intensificato le azioni delle sue forze speciali nello Yemen. Paese di grande importanza per sua posizione geostrategica sullo Stretto Bab El Mandeb tra Oceano Indiano e Mar Rosso, attraversato dalle principali rotte petrolifere e commerciali tra l’Asia e l’Europa. Di fronte allo Yemen, ad appena 30 km sulla sponda africana, c’è Gibuti dove è stazionata la Task force congiunta per il Corno d’Africa, formata da circa 4mila uomini delle forze speciali Usa. Con elicotteri e aerei speciali esse effettuano incursioni notturne, in particolare nella vicina Somalia e nello Yemen, affiancate da contractor tipo cecchini ed esperti di tecniche di assassinio.
Forze speciali, messe a disposizione del Comando Africa, operano in Nigeria e in molti altri paesi del continente. Esse fanno parte del Comando delle operazioni speciali (Ussocom) che, dopo essere stato usato dal repubblicano Bush soprattutto in Afghanistan e Iraq, ora, con il democratico Obama, ha assunto ulteriore importanza. L’amministrazione Obama – scrive il Washington Post – «preferisce l’azione coperta piuttosto che l’uso della forza convenzionale».
Il comandante dello Ussocom, l’ammiraglio William McRaven, ha dichiarato un mese fa a una commissione senatoriale che le forze Usa per le operazioni speciali operano in 78 paesi di tutto il mondo. Sia con azioni dirette, sia con l’addestramendo di unità locali. Non ha specificato l’ammiraglio in quali paesi, comunicando solo che in Afghanistan è stato stabilito un nuovo comando delle forze speciali, comprendente anche quelle Nato. La guerra Usa/Nato in Afghanistan dunque non cessa, ma diviene «coperta».
Altre fonti ufficiali confermano che forze speciali sono state dislocate in Giordania e Turchia, per addestrare e guidare gruppi armati per la «guerra coperta» in Siria (come già era stato fatto per la Libia). Sempre più impegnate sono le forze speciali nell’Europa orientale. In particolare per addestrare i neonazisti impiegati nel putsch di Kiev, come conferma una documentazione fotografica che mostra neonazisti ucraini di Uno-Unso addestrati già nel 2006 in Estonia.
Ma lo Ussocom guarda oltre: nella sua «Visione 2020» esso prevede «la costruzione di una rete globale di forze per le operazioni speciali», comprendente quelle di paesi alleati, tra cui l’Italia, poste sotto comando Usa. In tal modo la decisione di fare la guerra diventerà dominio ancora più esclusivo delle cupole del potere e i parlamenti perderanno i pochi poteri decisionali che ancora gli restano. E la guerra sparirà sempre più dagli occhi dell’opinione pubblica, già largamente abituata a credere che esista solo ciò che si vede, o meglio ciò che ci fanno vedere i grandi media distorcendo e falsificando la realtà.
Come la campagna condotta dalla Casa Bianca per la liberazione delle ragazze nigeriane rapite, mentre nello Yemen controllato dalle forze speciali Usa migliaia di bambine e ragazze provenienti dall’Africa vengono ridotte ogni anno a schiave del sesso per i ricchi yemeniti e sauditi alleati di Washington.