di Franco Tomassoni, segreteria nazionale FGCI e responsabile esteri
Il testo dell’intervento al convegno svoltosi a Torino il 16 maggio 2012
Cari compagni,
credo sia molto utile riflettere oggi sui temi internazionali e sul loro stretto legame con le scelte che si compiono all’interno del nostro paese. Ci sono in corso da anni alcuni processi che sono in uno stretto rapporto dialettico: la subalternità della politica estera italiana agli interessi degli USA, iscritta dentro la questione più articolata della restrizione della sovranità nazionale, e lo stralcio della costituzione.
Dunque i temi di cui stiamo discutendo questa sera sono importantissimi e dobbiamo sforzarci tutti assieme di investire di questi temi il dibattito complessivo della sinistra in Italia. Queste questioni sono oggi di forte attualità: la crisi economica (definita da molti come crisi atlantica) che colpisce principalmente Europa e USA sommata ad una dinamica di composizione di un quadro politico mondiale multipolare, inasprisce la contraddizione tra chi lotta contro l’imperialismo e le forze imperialiste che vedono messo in discussione il proprio ruolo. Da questa dinamica scaturiscono le guerre: abbiamo visto la brutalità e la ferocia dell’attacco alla Libia e oggi vediamo concretizzarsi la possibilità di un intervento in Siria, domani forse sarà l’Iran e dopodomani…chi lo sa? Forse la Cina…
Tutte queste guerre sono promosse con la manipolazione dell’informazione che serve ad evitare che movimenti di massa pacifisti ed antimperialisti crescano all’interno delle potenze che hanno il ruolo di aggressione. Se confrontiamo il movimento contro la guerra in Iraq all’orientamento complessivo dell’opinione pubblica sulla questione libica vediamo come l’informazione, al servizio del partito della guerra, abbia lavorato bene, e come certa sinistra che ha messo ai margini la categoria di imperialismo, sia stata sommersa dall’ondata di ideologia dominante che i media, con disinformazione sistematica e vere e proprie menzogne, hanno prodotto.
Ma l’attualità di queste questioni non è data esclusivamente dal fatto che siamo di fronte alla possibilità di nuove guerre e di una escalation di violenze, ma anche dal fatto che una politica militarista e subalterna agli interessi USA produce una elevata spesa militare. In un quadro di crisi economica i fondi per la spesa sociale vengono tagliati ma quelli per la spesa militare sembrano crescere.
Andiamo con ordine
1. L’articolo 11 della costituzione dice a chiare lettere che l’Italia preferisce e persegue l’utilizzo della diplomazia, a quello delle forze armate, per la risoluzione di ogni controversia a livello internazionale. La demolizione di questo caposaldo della nostra costituzione, che se rispettato porterebbe l’Italia ad avere una politica estera autonoma e volta alla cooperazione, viene da lontano. Nel 1991 l’Italia partecipa alla prima guerra del Golfo promossa dagli USA e contestualmente a quella guerra, sotto l’occhio vigile del Pentagono, viene cambiato il modello di difesa e l’esercito italiano non viene più visto come uno strumento di protezione del paese, ma come lo strumento di tutela degli interessi nazionali. Nello stesso anno a Roma viene approvata la nuova concezione strategica della Nato che impone alle forze che fanno parte del patto atlantico di mobilitarsi anche per crisi e guerre che non riguardano i paesi membri. Nel 1993 l’Italia partecipa alla guerra in Somalia e, si dichiara che è necessario “garantire il benessere nazionale mantenendo la disponibilità delle fonti e vie di rifornimento dei prodotti energetici e strategici” (Stato maggiore della difesa, aggiornamento del modello di difesa, 1993); Nei successivi governi Dini e Prodi si impone l’esercito come strumento cardine della politica estera e come strumento per l’affermazione dell’Italia nel contesto internazionale; nel 1999 dopo la guerra alla Jugoslavia l’esercito italiano passa da un esercito di leva ad un esercito di professionisti per garantire una dinamicità ed una tempestività maggiore delle forze armate, è proprio di questa tempestività che nel 2005 l’attuale ministro della difesa Di Paola, allora capo di stato maggiore, dichiara che per fare fronte alla «minaccia globale del terrorismo, occorre sviluppare capacità di intervento efficace e tempestivo anche a grande distanza dalla madrepatria rendendo così tempestiva ed efficace la proiezione e l’utilizzo delle nostre forze armate in teatri di guerra tanto distanti quanto strategici come il corno d’Africa, Africa settentrionale, Golfo Persico, etc.
2. Nell’attuale contesto italiano, con un governo imposto dall’esterno, la politica estera italiana subisce maggiormente la sua dimensione di subalternità, tanto da far avanzare l’ipotesi, abbastanza certa, che il ministro della difesa Di Paola ed il ministro degli esteri Terzi, siano stati “imposti” dagli USA (Gianandrea Gaiani, il sole 24 ore, 17 novembre 2011). A ben guardare, le prime loro dichiarazioni corrispondono pienamente all’ipotesi avanzata dal quotidiano degli industriali. Basta vedere la posizione espressa sulla situazione siriana.
3. L’Italia è al 10° posto nella classifica mondiale per le spese militari, questo è il risultato dello studio fatto dall’istituto per la pace di Stoccolma (SIPRI). Pensate quanta occupazione, quanta ricerca, quanta sanità e quanti servizi alla popolazione potrebbero essere finanziati con l’1,5 miliardi che vengono spesi per mantenere il nostro esercito all’estero, oppure al ruolo benefico che potrebbe avere un piano di rimessa a nuovo dei fatiscenti edifici scolastici finanziato con i soldi pubblici che il nostro stato spenderà per acquistare gli f-35, che da 131 passano a 90 ma il cui costo unitario aumenterà. Questi sono argomenti fortissimi per portare avanti una battaglia coerente contro ogni guerra perché parlano direttamente alla pancia delle persone.
Dunque oggi è importante rinvigorire un forte punto di vista antimperialista che deve concretizzarsi in battaglie serie che abbiano l’ambizione di essere di massa. Come organizzazione giovanile comunista che in questa parte del mondo e in questa difficile epoca storica abbiamo tra i nostri compiti, quello di rendere egemone nelle forze di sinistra e nella società tutta una coerente e forte visione antimperialista. L’affermazione della sovranità nazionale, il rispetto della costituzione e la costruzione di una politica di pace passano per una battaglia di posizione che va portata avanti dentro la società. Inoltre il legame tra rispetto della costituzione, affermazione della sovranità e lotta contro l’imperialismo è centrale ed è il punto da cui partire per dare slancio ad un nuovo movimento per la pace.