Nel giorno in cui si condannava a morte in contumacia l’ex vicepresidente al-Hashemi, in Iraq si è scatenata una vera e propria ondata di violenza che ha causato 92 morti e oltre 330 feriti. Diverse autobombe sono state fatte esplodere nel Paese, un a di fronte al consolato francese a Nassiriya.
Chi pensava che ormai l’Iraq fosse un paese pacificato avrà subito un brusco risveglio dopo aver sentito il bollettino di guerra proveniente dall’Iraq per la giornata di ieri: un bilancio di 92 morti e oltre 300 feriti, edifici sbrecciati, distruzione e feriti per strada. L’ondata di attentati coincide con la condanna a morte dell’ex vicepresidente sunnita Tariq al-Hashemi, fuggito in Turchia dopo che il governo sciita di al-Maliki lo ha accusato di avere un ruolo in oltre 150 attentati dal 2005 al 2011. Secondo molti gli attacchi di ieri sarebbero stati eseguiti dalla sua guardia di sicurezza che avrebbero così preso di mira ufficiali di governo e pellegrini sciiti.
Tre autobombe sono esplose nei distretti sciiti di Baghdad, uccidendo 42 persone e ferendone 120. Ad Amara, nel sud, due autobombe in un mercato vicino alla moschea sciita dell’Imam Ali al-Sharqi, hanno ucciso 16 persone e ferite altre 60. Una bomba è esplosa anche a Kirkuk, nel nord dell’Iraq, dove un ordigno esplosivo posizionato all’interno di una macchina è esploso davanti alla sede della compagnia petrolifera North Oil causando 7 morti e 17 feriti. Le vittime cercavano un impiego come guardie per la sorveglianza degli impianti petroliferi. Vittime sono state registrate in altre nove città del Paese. Ci sono stati attentati anche a sud, a Nassiriya per la precisione, dove un’altra autobomba è esplosa davanti al consolato francese uccidendo un poliziotto di guardia e ferendone altri quattro. La deflagrazione è avvenuta prima dell’arrivo del console onorario, un cittadino iracheno, e ha danneggiato l’edificio. Parigi ha condannato “con la massima fermezza gli attentati compiuti in Iraq“, in particolare quello “davanti al consolato onorario di Francia” a Nassiriya, ha detto il ministero. In molti temono che possa riaccendersi anche in Iraq una nuova forma di guerra civile, magari che in qualche modo si leghi al cruento conflitto ancora in corso in Siria, paese confinante con l’Iraq. A distanza di oltre dieci anni dall’invasione americana, Baghdad è ancora una polveriera.